Nel Caos del governo gialloverde, che sembra rimandare alle calende greche ogni decisione importante per il Nostro Paese (su tutte Tav, autonomia regionale, grandi opere, semplificazione amministrativa) non è stato risolto anche il problema della governance dell’INPS dopo la fine del mandato di Boeri.
Anche su queste nomine, veti incrociati e silenziose battaglie notturne.
Nel frattempo nei cedolini dei pensionati INPS non c’è ancora traccia dei tagli “forzosi” previsti dalla legge di bilancio 2019.
Agli smemorati e a tutti coloro che (grillini e leghisti in testa) sostengono che la mancata/parziale rivalutazione delle pensioni non produrrà tagli importanti, Noi ci permettiamo di ricordare che pensioni medie attorno ai 2.000 euro/lordi/mese subiranno un furto/anno di 81,12 euro mentre i soggetti nella fascia da 2.500 a 3.000 euro/lordi/mese ne avranno uno di 191,62. Ovviamente le fasce superiori saranno “taglieggiate” in maggior misura. Esempio: 3-4.000= 245,31; 4-4.500= 339,17; 4,5-5.500 800,80 euro/anno.
Per chi sostenesse ancora che si tratta di cifre marginali, ci permettiamo di ricordare che queste ulteriori “rapine” 2019 si aggiungono a quelle complessive di un ventennio (anni dal 2000 al 2019) decisamente consistenti perché legati ad una percentuale totale di mancata rivalutazione pari al 3,24% per ciascuno dei 20 anni presi in considerazione.
In definitiva, in 20 anni, i tagli sulla rivalutazione sono arrivati al 68,14%.
Scusate se è poco.
Infine, ricordiamo che il reddito di cittadinanza/povertà/disoccupazione.… viene pagato per oltre 1/3 del totale (=35,48%) dai denari sottratti dalle tasche dei pensionati. Costoro, da 20 anni, funzionano come un “bancomat” per l’assistenza pubblica. Può continuare così? Ci sarà pure un Giudice che ci darà ragione, o a Roma o a Berlino!