RIFLESSIONI AMARE sulla PANDEMIA e su QUESTA ITALIA

di Stefano Biasioli – martedì 28 aprile 2020

Il lungo discorso di Conte, domenica sera (ore 20.25-21.08, a televisione unificata) mi ha generato una rabbia che non provavo da anni. Un’incazzatura (il termine è ormai sdoganato, anche nelle buie sacrestie di questi mesi!) rincarata dalla successiva trasmissione televisiva di Giletti, tutta imperniata sull’invio a  domicilio di circa 40 mafiosi, per tutelarli dalla possibile infezione in ambito carcerario. Come se questo Stato non avesse strutture carcerarie moderne, con possibilità di isolare e curare i detenuti normali e non solo i mafiosi con il “15 bis”.

Ho passato una notte insonne e, alle 4 del mattino, ho scritto d’impulso quattro pagine pesanti, sì, ma piene di constatazioni veritiere. Pesanti, tanto pesanti che – prima di diffonderle- le ho girate a una mia amica, nota penalista romana, che – pur complimentandosi con me per le considerazioni fatte- mi ha consigliato di evitare “sicure querele”.

Per questo, ho messo il tutto in una pennetta, che contiene quanto da me scritto negli ultimi 12 anni, da quando sono andato in pensione. Parzialmente in pensione. E adesso, a mente raffreddata, riprendo i miei pensieri.

         PREMESSA DOVEROSA

         Per coloro che non mi conoscono, ricordo che – sul piano nazionale – ho avuto un ruolo abbastanza significativo, essendo stato al vertice di un sindacato nazionale medico (la CIMO) dal 1999 al 2009 e di una confederazione della dirigenza pubblica (CONFEDIR) dal 2008 al 2016. Non solo, ma dal 2010 a oggi faccio parte – con orgoglio- di quel CNEL, rivalutato pochi giorni fa dalla Meloni…. ma vituperato ingiustamente dal 99% della stampa e dal 60% dei cittadini, che non ne conoscono le funzioni e le azioni.

         Ho frequentato quindi gli ambienti politici romanie conosco i meandri della pubblica amministrazione centrale. Tanto da aver curato la pubblicazione di un volume dedicato alla “Dirigenza nella pubblica amministrazione”, un testo unico nel suo genere, adesso integrato dal volume scritto da Renzo Alessi sui “CCNL della P.A.“. Le riflessioni di oggi sono frutto di questa storia personale “pubblica”, costellata da  rari “successi” e molti insuccessi. Legati al fatto di essere: rappresentante dei medici ospedalieri, in un sindacato libero da condizionamenti politici, autonomo di nome e di fatto, coerente nella difesa della professionalità della categoria. Insomma, ho una “piccola storia” come sindacalista. Non certo come quella di Ruggeri, Ceo di un ramo della Fiat. Ma comunque una storia.

Ho fatto questa lunga premessa arrivare a dire che posso ora permettermi, a mente fredda, di esternare queste riflessioni, da uomo maturo e da cittadino consapevole.

CI MERITIAMO, noi cittadini normali, QUESTA ITALIA, così mal ridotta?

Questa domanda nasce da una constatazione. L’ennesima. La virosi attuale è stata affrontata, politicamente e normativamente, dal governo in carica con PROVVEDIMENTI INCOSTITUZIONALI e PASTICCIATI.

Che siano incostituzionali non lo dico io (medico nefrologo) ma eminenti costituzionalisti e magistrati. INCOSTITUZIONALI, perché? Ma perché la RECLUSIONE OBBLIGATORIA dei CITTADINI INNOCENTI è stata fatta non con leggi ordinarie (con la verifica e l’assenso parlamentare) ma con una caterva di D.P.C.M. (almeno 11), 2 decreti legge, 2 ordinanze del ministero della salute, 1 ordinanza del MISE, alcune delibere del Consiglio dei Ministri.

Ad altri, tra un po’ di tempo, fare la cronistoria di questa sequenza normativa.

RESTA UN FATTO, una CERTEZZA. Per tutelare noi italiani contro questa maledetta virosi, il governo Conte-bis non ha utilizzato il parlamento, come avrebbe dovuto e non ha fatto ricorso a leggi ordinarie (votate) ma a provvedimenti d’imperio del Presidente del Consiglio dei Ministri. Provvedimenti da Lui giustificati, di volta in volta, come frutto di: emergenza, consigli dell’OMS e di una non meglio specificata “TASK FORCE”, da lui nominata, con criteri personali e sconosciuti ai più! Per non citare i 475 tecnici…

Sia chiaro, da medici scafati quali siamo. Noi  siamo i primi a dire che questa virosi è stata maledetta:per la comparsa strana, per la violenza inconsueta, per la rapidità di diffusione, per i danni – molteplici e pesanti nel 30% dei ricoverati- causati da fenomeni di coagulazione diffusi in molti organi.

Virosi importante, che andava prevenuta nei limiti del possibile, mentre il Ministero della Salute ha colpevolmente perso il mese di gennaio senza assumere direttive idonee e senza coinvolgere i Presidenti delle Regioni, cui compete la gestione della salute.

Ci sarebbe stato tutto il tempo, allora, per varare una legge specifica sulla virosi, con norme attuative chiare e con la predisposizione di tutto l’armamentario necessario. Così non è stato, e ne prendiamo atto…

         NORME e LIBERTÀ

Si sono usati strumenti legislativi impropri (DPCM, circolari) per TOGLIERE LA LIBERTÀ ai CITTADINI, violando la prima parte della Costituzione. Obiettivo? La salute dei cittadini, bene primario. Ma la libertà individuale è altrettanto tutelata dalla Costituzione, pure come bene primario. Certo, in piena pandemia, le regole per la tutela della salute debbono essere varate, a livello nazionale. Ma con il supporto fondamentale del parlamento (legge) e non con violando le prerogative costituzionali e parlamentari, con l’uso e l’abuso di DPCM e circolari, che hanno avuto come unico supporto il parere (orale o scritto?) di quella sconosciuta TASK-FORCE, dalle competenze non chiare.

Non chiare perchése l’isolamento domiciliare poteva essere giustificato, per 70 giorni, anche dalle esperienze altrui (in altri Stati, nel mondo) oggi, l’ennesimo DPCM– quello del 26 aprile – è del tutto ingiustificato, dato l’andamento della pandemia in Italia e

in Europa. Nei fatti, il governo ha prolungato la fase uno, liberalizzando poco e mettendo pesantemente a rischio il futuro prossimo della nostra economia.

Sallusti l’ha, giustamente, definita “fase uno e mezzo”.

Certo, fino al 27 aprile ci sono stati: 200.000 infetti, 27.000 morti, 67.000 guariti.

È sparito un paese come Legnago (Verona) e l’infezione ha colpito gli abitanti di una media città. Tutto vero. Ho un grande rispetto della vita delle persone, per questo ho fatto il medico. Ma, ad oggi, l’infezione ha colpito (fortunatamente) lo 0,33% della popolazione e la mortalità media è del 13,5%. Con estrema variabilità di infezioni e di morti da Regione a Regione. Eppure, anche QUESTO ULTIMO DPCM norma tutto, come se non ci fossero differenze regionali della pandemia, legate al caso e alla differente strategia regionale di difesa.Ma, di questo, parleremo un’altra volta.

IL FATTO È che il DPCM del 26 Aprile congela tutta Italia fino all’inizio di Giugno. Rovinando l’economia italiana, perché il turismo, il piccolo commercio, le attività professionali, le piccole imprese familiari non riprenderanno. Già ora sono saltati migliaia di posti di lavoro (bar, ristoranti…), già ora ci sono stati alcuni suicidi, e la rabbia – privata e pubblica- sta diffondendosi.

         NORME e BUROCRAZIA

         C’è un problema di sostanza (democrazia, libertà, salute) ed un problema di forma.

Si, di forma, perché per avere idea di quanto questa REPUBBLICA ITALIANA FUNZIONI MALE basta prendersi la briga di leggere il testo di questo maledetto DPCM del 26 Aprile.

È l’ennesimo, clamoroso, esempio di come si scrivano le normative, in Italia. È l’esempio di una burocrazia romana, ingessata e immutabile, che non modifica la sua “mentis legiferandi”.Nel caso specifico, invece di scrivere semplicemente 2 righe di anamnesi (quello che è successo) si scrivono tre paginoni citando 21 normative precedenti. Invece di dare CRITERI GENERALI CHIARI ma VALIDI per TUTTI, si aggiungono 18 facciate di norme analitiche che fanno sorgere decine di dubbi interpretativi, rimandano spesso a ulteriori normative specifiche.

PREMESSA, FINALITÀ, DISPOSIZIONI, TEMPISTICA:  così va impostata una NORMA.

Qui, invece e come sempre: verbosità, regole analitiche e non a valenza generale, deroghe possibili, presupposti non chiari, incertezze interpretative.

Ma, soprattutto, INCAPACITÀ di INTERPRETARE IL REALE ANDAMENTO DELLA VIROSI, A LIVELLO REGIONALE.

Incapacità di capire che, nel Triveneto, la pandemia è attualmente ben diversa da quella lombarda e piemontese; che al Centro -sud la pandemia ha (fortunatamente) colpito meno rispetto al nord industriale, con grossi movimenti di persone e di cose. Incapacità di DARE REGOLE GENERALI e di LASCIARE ai GOVERNATORI l’EMANAZIONE di ORDINANZE con REGOLE REGIONALI SPECIFICHE.

No, non lo si è voluto fare, nell’errata presunzioneche l’attuale capo del governo sia un “CHURCHILL”, in grado di gestire la seconda guerra mondiale.

         E, allora, ben fatto e ben fa Zaia.Prendendo atto della grande risposta dei veneti alle regole sanitarie, ha deciso di intrufolarsi tra le norme nazionali, usando gli spazi lasciati dal “non scritto” e consentendo ai veneti un po’ più di libertà, di movimento e di lavoro. Norme scritte per favorire la ripresa dell’economia, senza abbandonare la vincente strategia veneta contro il COVID-19.

TRA CARICA, CARISMA e GESTIONE

C’è una bella differenza, tra questi termini.

Non è sufficiente avere una carica, per interpretarla in modo adeguato e corretto. Senza tema di querela, dico e scrivo che c’è una bella differenza tra il percorso politico e gestionale di Conte e quello di uno come Zaia.

         Conte è arrivato dov’è, per “grazia ricevuta”(la scelta grillina, poi rinnegata), senza mai essere stato votato dal popolo. Ha fatto il front-man di 2 governi contrapposti, senza un minimo di autocritica. Si definisce un genio della politica (CHURCHILL) e “la bandiera dell’Italia in Europa”(26/4/20, in TV), non ammette sbagli. Non ringrazia gli italiani per le sofferenze che patiscono, non ringrazia i sanitari per lo sforzo terapeutico, non celebra i morti, si tratti sia dei cittadini comuni che dei sanitari. Anzi, impedisce funerali normali, chiude le Chiese, togliendo ai cattolici (il 16% degli italiani) il DIRITTO AI SACRAMENTI. Una cosa inaudita: in questi mesi la Chiesa è tornata al tempo delle catacombe. Con il benestare del Papa, fino a oggi.

Potremmo continuare, ma che l’uomo Conte sia inadeguato al ruolo, è evidente.Non ci si improvvisa capi di governo senza aver fatto prima politica, a livello comunale, regionale e nazionale. La logica grillina è senza senso e Noi purtroppo ne paghiamo le conseguenze.

ZAIA, invece.Sia chiaro che, in passato Zaia ha fatto – secondo chi scrive -parecchi errori, personali e assieme a Galan. Errori politici, senza mai approfittare del ruolo per fini personali.

Ma da Gennaio ho rivalutato ZAIA, perché ha dimostrato di essere un politico di razza. Ha gestito benissimo questa crisi, mettendoci quotidianamente la faccia, assumendo decisioni coraggiose, basate sul parere di pochi esperti, in primis il Prof. CRISANTI. Un medico serio e responsabile. Zaia ha deciso, ha tutelato la salute dei veneti ma ha anche capito che, se l’economia veneta crolla, essere vivi conterà poco, per molti veneti.  Ed era arrabbiato di brutto, il Governatore veneto, lunedì 27 aprile, mentre commentava le decisioni di Conte.

SPILUCCANDO TRA LE RIGHE del DPCM 26/04/20

Pochi l’hanno notato. Art.1, punto r) del decreto. Testuale “….SONO SOSPESI I CONGEDI ORDINARI del PERSONALE SANITARIO e TECNICO; nonché del personale 

le cui attività siano necessarie a gestire le attività richieste dalle unità di crisi costituite a livello regionale”.

         SOSPESI i CONGEDI ORDINARI?

         Questi si stanno facendo un “mazzo” da 70 giorni e Tu, Conte, gli blocchi i CONGEDI ORDINARI? Si sono massacrati in turni infernali, si sono infettati, hanno rinunciato ad una vita familiare… e TU gli blocchi i congedi ordinari.

“Conte, ma dove vivi? A Palazzo Chigi tra lustri e lustrini, tra comodità e servizi, e TU blocchi i congedi ordinari dei sanitari e di tutti gli altri, attivi sul campo?”

Non continuo, per evitare querele. Ma concludo chiedendo a CONTE.

“Perché in tutti questi mesi non hai varato una LEGGE (LEGGE) che COPRA I SANITARI DALLE AZIONI LEGALI CONTRO IL LORO OPERATO, cause già in atto e che saranno moltissime in futuro, una volta che si sia smesso di considerarli eroi?”

Siamo in Italia. E, per finire, un’altra domanda: “per i sanitari colpiti, le MORTI e le INFEZIONI causate dal COVID saranno considerate INFEZIONI e MORTI DA LAVORO o NO ?”

Ah, saperlo e normarlo !
Ad majora,

Stefano Biasioli
Medico in pensione

Potete scaricare tutto l’articolo in PDF direttamente da qui