di Stefano Biasioli – martedì 19 maggio 2020
“Pia, Nino, Ada, Gino….andavano in giardino….Quanti erano e come si chiamavano ?”
Ricordate la filastrocca, che cantavamo da piccolini? Secondo me si adatta bene alla situazione attuale.
SANITÀ ITALIANA
Regole generali e finanziamento centrale, vincolato da decenni dal problema deficit/PIL, con ovvii tagli ai finanziamenti.
Gestione regionale, con estreme differenze in tema di organizzazione e di organici. Differenze non solo tra Nord e Sud, con i migranti sanitari dal basso all’alto del paese. Ma anche tra le regioni confinanti del Nord. Un esempio su tutti. L’andamento del COVID-19, ben diverso tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli V.G.
Strutture centrali: CONSIP, ISS, AGENAS, Ministero Salute….tutti largamente inadeguati all’emergenza. Tutti bypassati da una “ Task force” scelta da Conte e Speranza. Domanda: e il Consiglio Superiore di Sanità, che fine ha fatto?
Gestione regionale: ha funzionato dove la filiera gestionale dell’emergenza è stata molto corta. In Veneto: Zaia, 2 assessori (sanità e protezione civile), 2 tecnici: Dottoressa Russo e Prof. Crisanti. Filiera corta, con il Governatore che si è fidato dei suoi tecnici. Noterella. La Dottoressa Russo aveva già scritto il piano emergenziale all’inizio di Gennaio 2020.
MORALE:
chi potrà, domani o dopodomani, dire che è doveroso tornare alla gestione centralizzata del SSN?