Pensioni alla prova del nuovo Parlamento. Ecco cosa potrebbe cambiare

Questi i temi  in materia previdenziale  che  saranno riproposti nella imminente XVIII Legislatura, che si aprirà dal 23 marzo con la elezione dei rispettivi  Presidenti della Camera dei Deputati  e del  Senato della Repubblica.

Da sito web www.pensionioggi.it  – scritto da Valerio Damiani, 22.03.2018

Tra i primi passi della prossima legislatura quasi certamente ci sarà la stabilizzazione dell’Ape sociale per le categorie deboli oltre il 2018. 

Il tema delle pensioni continuerà ad essere al centro dell’agenda del prossimo Parlamento. Non c’è alcun dubbio. Il problema è comprendere che tipo di intervento si potrà realizzare. Se cioè si proseguirà nel solco già tracciato con la legislatura uscente con una serie di strumenti che solo in parte hanno temperato le rigidità della Legge Fornero (generando però un’ampia disparità tra lavoratori) o se ci sarà la possibilità di un intervento di più ampio respiro, una controriforma come annunciata in campagna elettorale da M5S e Lega. 

Questa seconda ipotesi in realtà non ha molte probabilità di vedere la luce a meno che i Pentastellati e la Lega riescano a formare una maggioranza assieme. Difficile che tale disegno possa riuscire. Così come pure l’ipotesi di tornare nuovamente alle urne. E’ molto più verosimile che nella formazione del nuovo governo M5S da un lato e Lega dall’altro convergano, a seconda di come si formerà la maggioranza, verso le posizioni più moderate ed accettino di proseguire il cammino di revisione “temperata” della Riforma del 2011, trovando quel minimo comune denominatore con le forze del PD che dovranno, in qualche modo, appoggiare o un Governo a motrice Centrodestra o Cinquestelle. Se si accetta questa premessa è ragionevole ipotizzare che si continuerà ad operare nel solco tracciato con i sindacati nel verbale del settembre 2016, rimasto ancora in parte non realizzato. 

I temi della prossima legislatura 

La nuova legislatura potrebbe così precedere alla stabilizzazione dell’Ape sociale oltre il 2018 magari con un ampliamento ulteriore delle categorie beneficiarie (si parla soprattutto degli autonomi disoccupati, i grandi esclusi dall’attuale perimetro di tutela) e dell’anticipo pensionistico volontario oltre il 2019; la revisione dei lavori gravosi e dei lavori usuranti (categorie più volte oggetto di un intervento da parte del legislatore in questi ultimi due anni). M5S e Lega potrebbero anche spingere per l’approvazione di una nona salvaguardia pensionistica con riferimento alle ultime migliaia di lavoratori rimasti esclusi dai precedenti provvedimenti (briciole rispetto alle risorse avanzate e poi distratte per altri fini); ad una proroga dell’opzione donna oltre il 2015, altro tema più volte discusso in campagna elettorale assieme a quello di estendere il pensionamento con 41 anni di contributi. 

Quest’ultima ipotesi è molto costosa anche se potrebbe essere declinata in due modi a seconda se venisse riconosciuta solo a coloro che possono vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età (quindi solo per i lavoratori precoci ma senza i tanti vincoli aggiuntivi previsti oggi) oppure a prescindere da tale ultimo requisito. Su questo punto si sono registrate alcune convergenze con la sinistra dem durante la campagna elettorale. In cambio Lega e M5S dovrebbero accantonare la reintroduzione della pensione di anzianita’ (cioè la quota 100) ed il blocco generalizzato degli adeguamenti alla speranza di vita. 

Una maggioranza potrebbe raggiungersi anche sull’introduzione dei bonus contributivi per i lavori di cura, sulla pensione di garanzia per i giovani, sulla rivalutazione dei trattamenti pensionistici, sulla separazione tra assistenza e previdenza temi indicati chiaramente nel verbale del settembre 2016 e rimasti ancora inattuati. C’è poi la questione dei vitalizi degli ex parlamentari, che sicuramente sarà rilanciata con vigore dal M5S. Come si era già anticipato su PensioniOggi lo scorso anno la strada del DDL Richetti non era costituzionalmente praticabile; meglio sarebbe un provvedimento degli Uffici di Presidenza di Camera e Senato. 

In ogni caso la riforma dei vitalizi è più simbolica che di sostanza. Il nuovo governo farebbe meglio a vigilare con forza sul rispetto delle leggi già approvate nell’ultimo anno e in parte disattese. C’è la questione del cumulo del contributi con le Casse Professionali, ancora in stallo; l’irrisolta questione dell’Enasarco; il ritardo da parte dei fondi di previdenza complementare nell’adeguarsi alla Rita, la rendita integrativa temporanea anticipata; gli enormi ritardi nell’evasione delle domande di ape sociale e precoci da parte dell’Inps nonchè dell’Ape volontario. Temi che interessano centinaia di migliaia di persone e che, per essere risolti, non serve trovare una maggioranza.