DENTRO ai NUMERI del COVID-19 in VENETO

Da settimane il buon Luca Zaia, Governatore del Veneto, tiene una conferenza quotidiana sull’andamento della pandemia, in regione Veneto.
Lo abbiamo ammirato per la costanza e l’impegno quotidiano posto in questa vicenda. È l’emblema della tenacia veneta, nelle avversità.
Luca Zaia, alle ore 12,30 di ogni giorno, sforna i dati e alcune tabelle sull’andamento della virosi, a beneficio dei giornalisti.

Noi dell’APS-LEONIDA, come formichine, abbiamo incasellati tanti numerini e abbiamo elaborato grafici quotidiani, mettendoli a disposizione dei nostri pensionati iscritti.

Con rammarico, però, dobbiamo dire che alcune informazioni importanti non sono state date alla stampa, che nemmeno le ha richieste.
Cercheremo di darle noi.

Ad oggi, il CONTAGIO VENETOper MILIONE di ABITANTIè stato pari ad un valore medio di 2.667 infettatiogni milione di abitanti, con valori massimi a Verona (3.335) e Padova (3.272) e minimi a Rovigo (1.064).
Perché queste differenze? In attesa che gli “scienziati” rispondano, una qualche idea, forse non peregrina, ce la siamo fatta.
Ancora.

In ospedale sono entrati(finora) circa 2.200 persone infettate, con sintomi gravi. Talmente gravi che, nei giorni iniziali, il 30% di esse(circa) finiva in rianimazione. Il top dei ricoveri si è avuto il 31 marzo (2.084 pazienti), ma – in quel giorno- “solo” il 16,8% di essi era in terapia intensiva (352).
Da allora
, il numero dei ricoverati si è progressivamente ridotto, fino al valore odiernodi 1.778. Ma il dato significativoè rappresentato dal valore attualedeiricoverati in terapia intensiva, 257, pari al 14,45% del totale. Da ben 17 giorni questa percentuale è in netta riduzione.

Considerazione banale. Dopo la “botta iniziale”, i sanitari veneti sono stati in grado di ripartire in modo ottimale i pazienti, in base alla gravità del quadro clinico. Bravi!

Come ottimale è stato il percorso sanitario venetoarticolato in: follow-up domiciliare(18.567 isolati),screening separato(all’entrata dell’ospedale), aree- percorsi Covide non Covid, ospedali Covid, assistenza adeguata.
Per non parlare dell’uso massiccio dei TAMPONI(180.700 ad oggi) e della decisione rapida di blindare VO’ Euganeo, all’origine del fattaccio.
Molti i morti
, purtroppo: il 5,99% degli infettati, includendo le persone decedute nelle case di riposo.
MOLTE RISPOSTE DOVRANNO ESSERE DATE.E, con calma, le richiederemo.

Quale è stata la mortalità delle persone in terapia intensiva? Quante comorbidità avevano?

Quali sono state le scelte terapeutiche “ottimali”, pur in assenza di protocolli scientifici autorizzati e validati?

Quanti ricoverati in terapia intensiva hanno effettuato terapia sostitutiva extracorporea, per un quadro di insufficienza multiorgano?

Tutti i guariti saranno monitorati nei mesi a venire e come? Con tamponi o con test anticorpali?

Quando i veneti “apparentemente sani” potranno verificare con test personali (anche a pagamento) se sono o non sono immuni contro questo maledetto virus cinese?

Sono domande cruciali.

Ma dalle risposte relative dovrà nascere un nuovo piano sanitario veneto, in grado di affrontare non solo le code di questa pandemia, ma anche le prossime pandemie, che ci saranno ancora, se non cambieranno le condizioni igieniche dei mercati cinesi.

Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione

Pubblicato su StartMagazine il 20.4.20

L’EUROPA L’UTOPIA E I SUOI NEMICI

di Vincenzo Olita – testo su societalibera.org

Tanta e opportuna l’aspettativa per un’affascinante realizzazione che abbiamo accarezzato fino al primo quinquennio del nuovo secolo: l’Unità europea. Iniziò a svanire con l’introduzione dell’euro per poi evaporare del tutto con la crisi finanziaria 2007-2009. Quasi un ventennio, dapprima di delusioni e scoramento, poi man mano di forte ripensamento, infine la presa d’atto del tramonto di un progetto. Non ripeteremo la storia della crisi dell’Unione, dei suoi pochi nemici e dei suoi tanti amici, non faremo una stanca e ripetitiva elencazione di appuntamenti mancati, di inesistenti strategie, di fantasiose visioni, di ennesime occasioni da cogliere, che non sono state e non saranno colte.

Da qualche anno e del tutto fuori tempo, ma coscienti che non hanno ancora raggiunto il giusto grado di maturazione, abbiamo segnalato la crisi irreversibile delle tre grandi istituzioni-apparati che hanno caratterizzato il dopoguerra: l’ONU, la Nato e l’Unione europea. Il conformismo dei replicanti del politichese individua come portatore di pericolo il sovranismo del profeta Salvini e dei suoi seguaci, buono come propaganda per la lotta politica interna, del tutto irrilevante e modesta come analisi dello scenario geopolitico. Il sovranismo italiano non è in grado di condizionare nulla e nessuno, allo stesso tempo, ci piacerebbe vedere i fideisti europei realizzare che, specie in tempi grossi di tempesta, il sovranismo si espande e attiene ad ogni nazione con la virulenza e la velocità di un virus. Così non sarà, del resto il fideismo si coniuga compiutamente con congetture e certezze incrollabili.

Questo è il tempo in cui si ripete il mantra, nella versione Bergogliana, nessuno si salva da solo, da un Papa forse sarebbe più significativo, almeno per i credenti, ascoltare “nessuno si salva senza affidarsi al Signore”, ma non sarebbe politicamente corretto come: è una battaglia comune, una sfida da vincere insieme, nessuno vince da solo; slogan usati, apparentemente, in fraternità e disinteressata amicizia, di fatto utilizzati con due interessate finalità. Lo usano tutti contro tutti, Stato contro regioni, regioni verso comuni, protezione civile verso comuni e regioni, per affermare l’insostituibile ruolo svolto da ognuno. Eppoi quale migliore occasione per diffondere fede a pieni mani verso l’Unione europea, offuscando ad arte la sua sterile complessità.

Le vergini della confraternita europeista, da un lato, ancora una volta mostrano ipocriti stupori e sconcerto, degni della miglior satira di Giovenale sul comportamento di un’adultera, dall’altro, con il nessuno vince da solo recuperano l’immagine di un’indispensabile centralità della costruzione europea. Sono al marketing politico, ma noi ci chiediamo: Città-Stato come Singapore e Monaco, Paesi come Regno Unito, Norvegia, Svizzera e centinaia d’altri, fondamentalmente soli, come faranno a salvarsi? Si salveranno, certo si salveranno. Ad indicarcelo è la storia dell’umanità che, dopo aver subito decine e decine di pestilenze, ricordiamo solo quella del 1347-1353  che causò 20 milioni di morti, circa un terzo della popolazione europea, ha trovato sempre come riprendere con maggiore spinta il suo cammino.

Questo europeismo invece è avviato alla consunzione per propria inconsistenza, va esaurendosi in estenuanti e perpetue liti da condominio su interessi essenzialmente finanziari; su queste basi, almeno la Storia non lo ricorda, non fioriscono né sogni, né utopie capaci di scaldare cuori e ragione dei popoli. Così non è stata la storia di questo continente il cui divenire ha seguito sì interessi legati allo sviluppo economico e commerciale, affascinando e coinvolgendo però uomini e donne in concrete aspettative, raggiungibili mete ed elevate aspirazioni, che nel corso dei secoli hanno rappresentato il cordone culturale che ancor oggi riconosciamo come l’essenza, ma vissuta dalla politica come obsoleta, dell’Europa.

Già l’Europa delle grandi cattedrali, dalle francesi Chartres e Reims, alle inglesi Canterbury e York, alla spagnola Burgos, alla tedesca Colonia, all’italiana S. Pietro, all’austriaca Stephansdom, all’ungherese Chiesa di Mattia. L’Europa dei liberi pensatori, Platone e Cicerone, Ildelgarda di Bingen e Bernardo di Chiaravalle, Erasmo da Rotterdam e Macchiavelli, Locke e Kant, Stuart Mill e Marx, Nietzsche, Gramsci e Popper per non citarne altri.

Già l’Europa con il Cammino di Santiago e le sue decine di diramazioni e la Via Francigena,  internazionali autostrade medievali percorse dalle popolazioni europee senza passaporti né confini. A pensarci, forse sentimenti ed emozioni per un’idea di Europa come Patria non sono mai stati così lontani come oggi.

Tra coronabond e Mes, l’Italia si prepara a una sconfitta

Articolo di Giuseppe Pennisi

Domani si terrà l’Eurogruppo che dovrebbe prendere una decisione sui coronabond. Il Governo italiano rischia una figuraccia sul fronte interno.

Domani si terrà l’Eurogruppo a cui, due settimane fa, è stato demandato dal Consiglio europeo (composto dai Capi di Stato e di Governi dei 27 dell’Unione europea) di definire una proposta sulle misure finanziarie per affrontare la crisi sanitaria ed economica che sta travolgendo l’Ue. Dalla riunione usciranno vincitori e vinti anche perché in alcuni Stati dell’Ue, invece di negoziare riservatamente presentando proposte concrete e ben articolate, si è preferito alzare la voce a fini interni e proporre soluzioni o poco praticabili nel breve periodo (l’emergenza è adesso e richiede misure che possano essere attuate subito) o già più volte respinte da numerosi altri Stati al tavolo negoziale…. continua a leggere QUI

DOMENICA delle PALME e dintorni

La pandemia COVID-19 ha stravolto le nostre abitudini. Il lungo isolamento porta a alcune riflessioni, più o meno banali.
ECCOLE…

La  PROCESSIONE NEGATA

A molti non interesserà, ma al 16% di cattolici italiani interessa e come.
Papa Francesco è riuscito a fare un miracolo al contrario: la mancata celebrazione della Domenica delle Palme, come inizio della Settimana Santa.
Un rito ufficiale che dura da oltre duemila anni e che si interrompe oggi, per la prima volta. Un fatto traumatico, per chi è credente. Un fatto insignificante, per tutti gli atei.Ho detto e scritto, tutto ciò è responsabilità di Papa Francesco e non della virosi in atto.
Perché chiudere le Chiese al culto pubblico (sia pur con l’adozione di precauzioni identiche come quelle in atto nei supermercati e nei mercati all’aperto) e non attivare una PROCESSIONE delle PALME, ridotta e con estrema cautela, è un evento che sarà registrato nei libri di storia, di certo in quelli relativi alla storia della CHIESA CATTOLICA, APOSTOLICA, ROMANA.
Di quella che onora la Trinità, la Madonna, i Santi……e non un distorto senso del naturalismo.
La “messa virtuale” e le “processioni virtuali” sono poca cosa….Manca la vera celebrazione dei “misteri” e, soprattutto, manca la Comunione, fondamentale per la vita cristiana.
Una cosa non mi manca, il
“dateVI un segno di pace…”, seguìto dall’incrocio di mani, più o meno sudaticce. Questo gesto (che è nato solo dopo il Concilio voluto da Papa Giovanni XXIII ) probabilmente sarà abolito per sempre….

IL CONSUMISMO

Se guardate nei vostri armadi, vi accorgerete che siete pieni di vestiario. Vesti e indumenti per ogni stagione, sportivi o “classici”; di scarpe e di calzature per lo sport (compreso quello che fate una volta all’anno). Siete pieni di televisori, quasi in ogni stanza della vostra casa, eccetto quella del bagno…
Avete 1 o 2 telefonini a testa, per non parlare delle “tavolette”  e dei computer (fissi e portatili).
Una stampante, decine di pennette, decine – forse centinaia – di CD di musica che non sentirete mai, come non metterete mai ordine alle migliaia di foto scattate col telefonino.
Foto che non guarderete più o, forse, solo 2 o 3 volte nella vostra vita.
Avete decine di penne e matite, ma non scrivete da mesi o forse da anni.
Avete appena cambiato macchina e, da un mese, non la potete toccare o la usate solo per arrivare fin dal giornalaio.

IL GIORNALAIO

Un mestiere apparentemente declinante, che invece il COVID-19 ha rilanciato alla grande. Perché? Perché la carta stampata ha, in tempi di prigionia, un valore importantissimo, che la lettura dei tablet non ha. Ti fa sentire parte di una comunità: chi ama toccare i fogli e leggere le notizie cartacee è un gruppo consolidato di lettori. Sono quelli che scrivono “lettere al direttore”, sono quelli che amano essere gruppo e farsi sentire. “QUEL GIORNALE” vissuto come club, soprattutto in tempi di Covid-19.
Il vostro edicolante Vi confermerà che le vendite dei quotidiani sono aumentate, in questo mese.

L’OPEN SPACE

Da almeno 4 decenni ci hanno rotto le scatole con l’OPEN SPACE negli uffici.
Le “leggi” (!) della comunicazione hanno eliminato gli spazi chiusi – per i vari impiegati e dirigenti – a favore dell’unica stanza, per tutti o per molti addetti. Unica stanza, priva di protezioni individuali, anche modeste.
TU, LEI e il computer. Non pareti o paretine di cartongesso, non pannelli di plexiglas (trasparenti)  come protezione, ma spazio aperto. Dove tutti starnutiscono, emettono goccioline di vapore (più o meno infettanti), mangiucchiano, bevono, lavorano. Vivendo per ore in una atmosfera potenzialmente inquinante…
Finirà anche la “mistica” dell’open space, nel post-Covid?

LE SANIFICAZIONI

Forse la virosi ha insegnato agli italiani che le norme igieniche sono fondamentali, anche nel 2020.
Forse, la virosi ha insegnato agli italiani che, una volta liberati da questa clausura, dovremo riempire i nostri armadi anche di PRESÌDI SANITARI, di soluzioni disinfettanti, di mascherine, di vestizioni protettive, di gel igienizzanti, di Plaquenil o farmaci analoghi.
Perché? Perché una infezione virale, Corona o Non-Corona, ritornerà, a cadenza periodica.
Frutto perverso dell’universalismo, che a tanti piace. Frutto perverso dei mancati controlli sanitari su chi si muove, soprattutto in aereo o in treno.
Sarebbe una riduzione della libertà individuale? Perché, questa di questi mesi, non lo è già stata?

LA PRIVACY

Chi scrive ha sempre sostenuto che, in questa era, la privacy è solo un sogno, irrealizzabile.
NON ESISTE, alla faccia di quello che ci hanno raccontato.
Questa virosi l’ha dimostrato. Lo dimostra la dispersione dei dati sanitari dei malati, quello che è successo all’INPS pochi giorni fa, il ruolo anti-privacy del telefonino e del telepass. Per non parlare di chi è in grado di violare i nostri conti-correnti o i segreti del Pentagono.
E non mi soffermo sulle lesioni alla nostra democrazia, fatte da chi ha pensato e pensa di gestire il Paese con una serie di DPCM, violando le prerogative del Parlamento e le regole costituzionali.

UNA IDEA PER LA RIPRESA

Passata questa maledetta virosi, crescerà la richiesta di sanificazione degli ambienti, pubblici e privati.
Ecco, un nuovo obiettivo per la nostra industria, a partire dalla RIELLO & C. di Legnago, Verona
Sistemi di disinfezione, almeno giornaliera, per mezzi pubblici e privati. Aerei, treni, autobus, filovie.
Autovetture dei tassisti e degli NCC. Autovetture private. Non più inutili “gadgets” per auto, ma apparecchietti per la sanificazione delle stesse, da attivare alla fine della serata, con la chiave della macchina.
E, inoltre, l’immenso campo della sanificazione della propria casa. Che si tratti di ozonizzazione, di produzione di perossidi di idrogeno o- addirittura – del “MAGNEGAS (=H8) per l’energia necessaria, nulla quaestio.

Dopo questa strage, qualcosa di buono può nascere.

Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione

Zaia oggi: “No all’EQUA SUDDIVISIONE del MALESSERE”

Zaia non è mai stato così chiaro e netto, come in queste settimane “virali”.

Nella odierna conferenza sull’andamento dell’infezione in Veneto, il Governatore è stato molto esplicito:

a)    ha varato una nuova ordinanza che regola i movimenti dei veneti, fino al 13 Aprile.

In sostanza sono stati chiariti molti aspetti, relativi alle attività commerciali ed ai singoli cittadini. Supermercati chiusi la domenica; mercati cittadini perimetrati e controllati in entrata e in uscita, con obbligo di guanti e mascherine per esercenti e clienti.

Vietate le “attività di gruppo”, mobilità individuale (con protezioni personali) fino a 200 metri dal domicilio; obbligo per gli esercizi commerciali in funzione di obbligare i clienti all’uso di guanti e mascherine…

Motivazioni per questa ulteriore stretta? Anche se il numero dei guariti sta superando quello dei nuovi malati, la virosi non è ancora stata vinta, anzi fa ancora paura, per esempio a Verona.

Per non parlare della “bomba” potenziale e reale costituita dalle Case di Riposo…

b)    Il Veneto, finora, ha fatto quasi tutto da solo: ha speso 90 milioni per combattere questo virus, di cui 20 legati a donazioni fatte dai cittadini allo specifico conto-corrente regionale.

A ciò si aggiungano (NdR) altri 10 milioni di donazioni fatte dai veneti, provincia per provincia, ai propri ospedali di riferimento….

c)    Ad una specifica domanda dell’ANSA sulle dichiarazioni di ieri del Ministro Orlando (favorevole al ritorno ad una gestione centralizzata della Sanita!), Zaia ha risposto testualmente ….” da Noi la Sanità funziona; quella di Orlando è una uscita improvvida…Non accetteremo lesioni al modello sanitario veneto…NO all’EQUA SUDDIVISIONE del MALESSERE…!…Sia chiara una cosa: usciti da questa tragedia del COVID-19, NOI RIPRENDEREMO la BATTAGLIA per l’AUTONOMIA….Ce lo impone l’esito del REFERENDUM del 22/10/17… Se fosse necessario, faremo un NUOVO REFERENDUM a TUTELA della SANITA’ VENETA….”.

Anche chi non è leghista deve riconoscere che Zaia ha dimostrato con i fatti di essere un pragmatico.

I provvedimenti (sanitari e di comportamento civico) assunti in queste tormentate settimane stanno avendo dei frutti importanti.

Noi ringraziamo per questo il Governatore, il suo team e, soprattutto, tutti i medici e i sanitari che stanno combattendo in prima linea, anche rischiando la loro vita.

Non ringraziamo invece quei veneti “insulsi” che non hanno ancora capito che con questo virus non si scherza. In Veneto, ad oggi, 534 morti, 20.239 persone positive isolate a domicilio, circa 2.000 ricoverati per COVID-19, di cui 335 sui letti di rianimazione…

Possono bastare, questi numeri, per convincere gli “insulsi”, che non hanno rispetto per sé e soprattutto per gli altri?

Ebbene questi “insulsi” sono dei potenziali “monatti”, perché – 1 su 10 – di loro- è un possibile portatore di COVID-19, asintomatico.

Meditate, gente, meditate! Soprattutto se siete over 70, avete 1-2-3 patologie croniche e siete maschi.

Infatti il Covid-19 è un virus “di genere”: colpisce i maschi circa 3 volte più delle femmine…

Alla faccia di chi (adesso sono scomparsi!) nega che la differenza cromosomica (XY versus XX) sia inesistente o trascurabile!

Ad maiora…

Stefano Biasioli
“Lenin”
Primario Nefrologo in pensione

FUTURO PROSSIMO VENTURO… idee per Luca Zaia

Le curve di sopravvivenza – sia quelle diffuse da fonti ufficiali che quelle prodotte dall’APS-Leonida – ci inducono a pensare che si sia percorsa oltre la metà del TUNNEL COVID-19 e che si incominci a vedere la luce dell’uscita dal tunnel stesso.

L’andamento della pandemia, in Veneto, è stato molto più “leggero” (pur nella gravità delle infezioni e del numero dei morti) rispetto a quello di Regioni viciniori (Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte), soprattutto se rapportato ai milioni di abitanti.

Nessuno, un giorno, potrà negare che ciò sia dovuto alle scelte di Luca Zaia e del suo team, nonché alla intuizione del Governatore di chiudere al 100% il primo focolaio di Vo’ Euganeo, di partire a tappeto con i tamponi e di separare i percorsi ospedalieri dei pazienti Covid da quelli non Covid. Bloccando l’attività ordinaria non urgente e creando spazi – addirittura ospedali – specifici per gli infettati.

Intuizioni brillanti, ma decisioni “dure” da parte di un politico che, in tutte queste settimane, ci ha sempre messo la faccia , anche nelle scelte più impopolari.

ADESSO SI PONE IL PROBLEMA DI COME USCIRE dal blocco economico, riattivando la vita normale e tutte le attività lavorative.

Pensiamo che l’uscita dalla segregazione domiciliare possa essere a scaglioni, privilegiando prima chi lavora e quindi le fasce di età dai 18 ai 65 anni, con le dovute cautele.

I “vecchietti” (ex quibus, ego) dovranno rassegnarsi a aspettare ancora qualche tempo. Anche in questo caso vanno privilegiati coloro che, pur pensionati, svolgono ancora una attività professionale, dimostrata dalla loro partita IVA.

Ma come rilanciare l’economia veneta ? Qualche idea…

1 – Chiedendo ai veneti di acquistare e consumare prodotti veneti (in primo luogo) e poi prodotti italici: non solo per quanto riguarda l’alimentazione, ma anche per quanto riguarda i comuni beni di consumo.

2 – Utilizzare l’esperienza sanitaria di queste settimane per avviare un processo che consenta alla sanità veneta di essere largamente “fornita” da produzioni sanitarie venete, sempre e non solo in caso di – presumibili – nuove epidemie.

Quindi la Regione Veneto dovrà incentivare produzioni sanitarie “autoctone”, nel senso più ampio possibile.

Si porrà poi il problema di mantenere la dotazione ampia di posti di rianimazione e di terapia infettiva sui livelli attuali, per evitare – in caso di bisogno- di dover riprogrammare urgentemente le dotazioni attuali.

3 – Gli Ospedali COVID (vecchio ospedali rimessi in funzione a Marzo) dovranno essere mantenuti con cura (pulizia, servizi…) per evitare un precoce, nuovo, invecchiamento. Questo compito potrebbe essere svolto dai Volontari della Protezione Civile, che tanto ruolo hanno avuto…

4 – Va modificata l’organizzazione ospedaliera, potenziando il ruolo degli OSPEDALI HUB (ex ospedali regionali) e finalizzando chiaramente compiti e funzioni dei restanti ospedali, eliminando le sovrapposizioni e i dubbi gestionali emersi recentemente. Ciò va chiarito finalmente ai Sindaci ed ai Cittadini, molto legati alle realtà locali.

In un mondo ideale, andrebbe ripristinata la vecchia articolazione tra Ospedale regionale, provinciale e zonale. In ogni caso, andrà rivista la suddivisione delle ASL perché le zone di criticità sono anche dipese dalla eccessiva ampiezza di alcune ASL (nel veronese e nel veneziano), con conseguente debolezza gestionale.

5 – Dati i ritardi dimostrati dal Governo centrale, va costruita a livello regionale una PROTEZIONE CIVILE SANITARIA, dedicata alle emergenze sanitarie e, con una BREVE e CHIARA LINEA di COMANDO.

6 – SE l’azienda ZERO dovesse restare, essa dovrebbe farsi carico di mettere in piedi e di mantenere un MAGAZZINO SANITARIO IN GRADO di GARANTIRE l’AUTONOMIA DEL MATERIALE SANITARIO per ALMENO TRE MESI.

Chi scrive ricorda bene i problemi di fornitura del materiale per la dialisi, in tempi di crisi petrolifera… Ciò che è successo con le mascherine, con i letti, con i ventilatori e con i tests diagnostici, non dovrà più ripetersi….

7 – Passata la festa, gabbato lo santo. Adesso tutti inneggiano agli atti eroici dei medici e del personale sanitario tutto. Ma… ma già sono partite le prime denunce contro i medici… E allora? Allora la REGIONE DOVRÀ ATTIVARE UNA POLIZZA ASSICURATIVA GLOBALE (aspetti legali e fisici) a tutela dei suoi dipendenti sanitari. Cosa che oggi non è. Le leggi sanitarie (da Gelli in poi) hanno dimostrato di essere inadeguate a garantire la tutela di chi lavora in sanità…. Occorre provvedere, una buona volta.

8 – Infine (per ora) UNA IDEA ESSENZIALE.

CREARE UN FONDO REGIONALE PER IL PERSONALE MEDICO e NON-MEDICO, basato su una raccolta volontaria di denaro e su un IBAN specifico, per MIGLIORARE LE RETRIBUZIONI dei MEDICI OSPEDALIERI e del PERSONALE SANITARIO OSPEDALIERO TUTTO, i grandi protagonisti, gli eroi nascosti, di questa triste vicenda COVID.

Nulla, in questo senso, arriverà da Roma, da quella Roma incapace di stipulare i contratti della  sanità alla loro scadenza fisiologica ed incapace di valorizzare economicamente queste professionalità.

Insomma, la proposta riguarda una INDENNITÀ VENETA, analoga a quella trentina o bolzanina. Una indennità finanziata specificamente dai cittadini veneti, per chi lavora a tutela della loro salute.

Sollecitati, i Veneti risponderanno e contribuiranno a questo fondo da 100 milioni di euro: basterebbero 10 euro/veneto, per iniziare.

9 – Sistemato a dovere il COVID-19, Zaia dovrà affrontare il problema dei PFOA-PFAS.

Come? Con un controllo a tappeto dei valori ematici di queste sostanze in tutti gli abitanti delle zone a rischio. E consentendo a chi lo desideri, di fare gli stessi esami, a pagamento.

E poi? E poi andrà fatto un serio programma di DEPURAZIONE di queste sostanze, partendo dai soggetti più giovani e quindi più a rischio di epatopatie, encefalopatie, tireopatie, nefropatie causate da questi tossici.

Anche qui, va fatto un piano industriale, per le azioni sanitarie e per quelle relative alle opere civili (nuovi acquedotti, disinfestazioni….).

Avremmo altre proposte ma, per ora, chiudiamo qui.

Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione

COMUNICATO CONFEDIR

Care colleghe e cari colleghi,
dopo una ponderata riflessione ho ritenuto opportuno, in merito al DL CURA ITALIA, predisporre solo un comunicato.
Il Governo, con il provvedimento, stanzia risorse insufficienti e persiste
nella prassi di convocare solo la triplice.
Ciò non significa che dobbiamo o possiamo rinunciare a far sentire la nostra opinione e ad avanzare proposte.
Ringrazio Francesco e Cinzia per le loro osservazioni.
Vi ripropongo di preparare un documento confederale, ognuno di voi potrebbe curare il settore di competenza.
Saluti cari
Michele Poerio
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Segretario Generale CONFEDIR

ZAIA NON FA POLEMICHE MA LE CANTA CHIARE…

Sia chiara una cosa. Non siamo fan di Zaia e non abbiamo mai fatto parte della coorte dei “laudatores” della Giunta  regionale veneta, da Lui governata.

Ma, da quando è scoppiato il bubbone COVID-19 in Lombardia e poi subito dopo, in Veneto, abbiamo maturato e continuiamo a maturare  un profondo rispetto per quanto il Governatore ( con il suo gruppo) sta facendo nel tentativo , assai temerario, di contenere la virosi con atti e con decisioni dure, antipopolari ma necessarie.

Prima decisione, dura ma indispensabile: dichiarare zona off-limits Vo’ Euganeo, con i suoi 3.000 abitanti.

Seconda decisione: ampliare immediatamente gli spazi delle rianimazioni e dei reparti di malattie infettive.

Terza decisione: allestire tende di screening all’esterno degli ospedali, per separare i percorsi dei potenziali infettati da quelli dei malati ordinari.

Quarta decisione: tamponare a tappeto.  VO’ Euganeo, i ricoverati, i nuovi malati, i sanitari impegnati sul fronte. Tamponare tutti i possibili soggetti, pur con i limiti legati alla carenza di tamponi.

Quinta decisione: metterci la faccia, con una conferenza stampa quotidiana per raccontare i numeri del contagio, i progetti e le difficolta quotidiane. Per ribadire 100 -mille volte – la necessità di stare in casa, di uscire solo per necessità assolute, bardati a tutto punto.

Sesta decisione: la creazione di ospedali COVID, attrezzati a tutto punto, e la riapertura di ospedali dismessi (almenon 7)  ove far affluire i pazienti guariti in quarantena e i pazienti piu’ lievi.

Settima decisione: comperare direttamente i presidi sanitari mancanti (mascherine, letti per rianimazione, ossigenatori, tamponi, kits per la diagnostica rapida, analizzatori automatizzati etc)  senza aspettare lo arrivo dei fondi governativi o della protezione civile nazionale.

Risultati parziali?

1) Un contenimento, in Veneto , dell’infezione, anche se la battaglia è ancora lunga;

2) 100.000 tamponi effettuati, nonostante le difficoltà logistiche;

3) 20.064 veneti in isolamento e seguiti a domicilio, evitando (nei limiti del possibile) l’accesso all’ospedale;

4) Produzione di milioni di mascherine “venete”, ad opera di industriali veneti, per tamponare la carenza di un fondamentale presidio difensivo individuale;

5) Un lavoro magnifico da parte di medici, infermieri, volontari, alpini, protezione civile …guidati da Zaia, Lanzarin, Bottacin, sulla base delle indicazioni di uno staff scientifico.

QUESTI I FATTI VENETI

Spiace allora dover registrare le parole “offensive” del ministro Boccia che ha affermato – ieri – che “..le regioni da sole sarebbero crollate…senza lo stato non ci sarebbe stato nulla…”

Oggi, pacatamente (Conferenza stampa delle 12,30) ad una domanda su questo, ZAIA ha pacatamente risposto, piu’ o meno cosi’ :

« …Non siamo accattoni…abbiamo una chiara idea di quanto il Veneto ha speso per questa battaglia e di quanto il Veneto abbia ricevuto da Roma…Non siamo stati riempiti di mascherine, da Roma…ma la polemica la faremo a guerra finita…I 700.000 tests rapidi li abbiamo comperati Noi, non il Governo…Abbiamo bisogno di 200.000 mascherine PF3 al giorno, il Governo ce ne ha mandate 3.210 in tutto… Abbiamo bisogno di 550.000 mascherine chirurgiche al giorno ma il governo ce ne ha date 682 in tutto…..Debbo ringraziare i veneti che ci stanno dando tanti soldi, perché le spese sono tante….

…Debbo ringraziare gli industriali veneti, che ci hanno regalato mascherine e attrezzature…

NO, NON ENTRO IN POLEMICA con BOCCIA, ma ha fatto un grosso scivolone…»

QUESTO, Luca ZAIA.

Un uomo che ha fatto errori, come tutti noi, ma che si sta rivelando un UOMO di POLSO, un uomo con i “controc…”, come diciamo noi Veneti.

Un uomo ben diverso dai ministri di questo governo. Gente che se ne sta in panciolle a sentenziare, senza aver passato un giorno al fronte.

TERQUE QUATERQUE TESTICULIS TACTIS

Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione
Presidente FEDERSPeV Provincia di Vicenza.

Articolo pubblicato su StartMagazine il 30.3.20