Decisione politica?

L’Aifa ha deciso che ci vuole la terza dose di vaccino.
Lo ha deciso senza attendere il parere della EMA (Agenzia Europea) e senza valide basi scientifiche.
Pensavamo che con Palù l’Aifa potesse diventare una agenzia affidabile. PURTROPPO NON È  COSÌ.
Vogliono rivaccinarci tutti, senza valutare il livello dei nostri anticorpi IgG anti Covid.
Una decisione politica come il green pass.
Non una decisione scientifica.
La pensa così anche Montagnier,
Uno molto più  preparato di Speranza, ministeriali e consulenti vari del citato ministro.

Ma pensano che siamo tutti scemi?

Per l’ennesima volta lo ribadiamo. Ci siamo vaccinati (Pfizer, 2 dosi tra marzo e aprile) perché siamo anzianotti e perché ci consideriamo soggetti a rischio, sia per l’anamnesi (intervento 3 anni fa per patologia prostatica non benigna) e per l’attività medico-specialistica, proseguita dopo il pensionamento, anche nei mesi del COVID.

Ci siamo vaccinati, abbiamo il green pass. Ma abbiamo fatto di più: abbiamo controllato il livello degli anticorpi IgG anti Covid sia prima che durante e dopo la vaccinazione. I livelli anticorpali sono stati: 32 (prima della prima dose); 352 (3 settimane dopo la prima dose); 1356 (3 settimane dopo la seconda dose); 530 (dopo altre 3 settimane).

Abbiamo avuto il green-pass, che in teoria dovrebbe essere valido fino a fine anno, ma nessuno ci ha chiesto nulla sulle IgG specifiche. Quindi, si confermano tanti nostri dubbi.

  • Questo governo non ha voluto “sporcarsi le mani”, rendendo obbligatorio l’obbligo vaccinale. E, invece, ha usato e sta usando un mezzo surrettizio, il green pass. Perché?

Per paura di dover pagare centinaia di milioni di euro legati agli effetti collaterali dei vaccini? Perché ci hanno fatto sottoscrivere moduli di consenso che scaricano lo Stato dalla responsabilità legata agli effetti collaterali dei vaccini? E quanti italiani si sono resi conto di quello che erano indotti a firmare?

… continua ⇒ MaPensanoCheSiamoTuttiScemi_8.9.2021

Obbligo vacciale, “Draghi drammatizza l’emergenza Covid per tenere unito il Governo”

Articolo di M. Antonellis su ⇒ tpi.it (articolo completo)

Giorgia Meloni prende il largo. Fratelli d’Italia è il primo partito con il 20,8%, secondo le intenzioni di voto raccolte dal sondaggio Demos, 0,7 punti percentuali in più rispetto a luglio scorso. Per la formazione di destra il vantaggio aumenta rispetto alla Lega (19,6%, -0,9 rispetto a due mesi fa) e al Pd (19,3%, -0,4 rispetto a due mesi fa). Un dato non buono per Mario Draghi perché costringerà inevitabilmente Matteo Salvini a fare ancora di più “l’opposizione stando al governo” con buona pace dei pur numerosi maggiorenti leghisti che di questa tattica a doppio taglio non ne vogliono sentire parlare, a cominciare dal fido (di Mario Draghi…) Giancarlo Giorgetti. Ma costringerà anche Enrico Letta, il segretario del Pd ad alzare i toni se presto non vorrà ritrovarsi a ridosso del tanto vituperato 18%: quello del mai amato Matteo Renzi per intenderci.

I problemi però per Mario Draghi non finiscono qui: l’autunno si presenta a dir poco bollente. L’agenda economica nei prossimi mesi sarà piena di appuntamenti da far tremare i polsi: fisco, ammortizzatori sociali, concorrenza, misure anti-delocalizzazione, Quota 100, giustizia. “Troppe riforme da attuare in troppo poco tempo” commenta un big della maggioranza di governo. In più ci sarà da presentare entro metà ottobre la legge di bilancio. E tanto per non farci mancare nulla l’Europa ha già attivato i controlli sull’iter di approvazione delle riforme. Insomma, siamo di fronte ad un quadro che presenta oggettive difficoltà non di poco conto, forse troppo anche per un personaggio del calibro di super Mario.… ⌈CONTINUA

FINANZA & POLITICA – I silenzi sulla legge di bilancio nascondono una “rivoluzione”

Articolo di Giuseppe Pennisi su ilsussidiario.net – LEGGI QUI L’ARTICOLO COMPLETO

L’autunno inizia con dati economici incoraggianti sia per quanto attiene la crescita della produzione e il quadro occupazionale sia soprattutto per quanto attiene – come sottolineato questo fine settimana al consueto convegno della European House Ambrosetti a Cernobbio – gli indicatori di fiducia delle imprese. Sembra proprio che il Governo Draghi sia riuscito, o stia riuscendo, ad effettuare quella svolta nell’atteggiamento degli imprenditori rispetto alle potenzialità dell’economia italiana che mancava da oltre un quarto di secolo.

E’ ancora presto per dirlo. Se la svolta si rafforzasse, grazie all’attuazione delle riforme e degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), l’Italia potrebbe tornare, dopo 25 anni, sulla corsia di una crescita moderata (attorno al 2% l’anno) come si addice ad un Paese a demografia anziana e con un sistema produttivo maturo.

Si tratta ancora di indicazioni fragili e di prospettive che potrebbero non realizzarsi. Un banco di prova importante è la preparazione e attuazione della Legge di bilancio 2022. Le scadenze sono imminenti, anche se pare che non attirino l’attenzione della grande stampa quotidiana. Ricordiamone i punti salienti.

Da quando è in vigore il “semestre europeo” – uno strumento per coordinare le politiche di finanza pubblica degli Stati dell’Unione europea (Ue) per quanto riguarda la tempistica dei principali documenti di politica economica -, un regolamento (Ue) fissa un “calendario comune di bilancio”. Il calendario prevede la presentazione alla Commissione europea e all’Eurogruppo entro il 15 ottobre di un Progetto di documento programmatico di bilancio (Dpb) per l’anno successivo, riassuntivo dei contenuti della manovra predisposta per il triennio di riferimento con il disegno di legge di bilancio. Tale documento, che va anche trasmesso alle Camere nel medesimo termine del 15 ottobre, deve essere coerente con le raccomandazioni delle istituzioni europee.

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Pensionati attenti. Il governo prepara la stangata

Articolo di Giuseppe Pennisi su FORMICHE.NET

Si sta preparando una stangata prossima ventura sui redditi dei pensionati. Nessuno o quasi ne parla perché l’intenzione è di farla passare con un marchingegno di tecnica legislativa nel quadro della riforma tributaria. Ma potrebbe essere troppo tardi.

Oggi la partecipazione ai fondi pensione è incentivata in due modi: una parziale deducibilità dal reddito e un’aliquota sostitutiva agevolata.

Un pensionato, se paga un’aliquota del 39% o del 43% sul suo reddito e pensione di base, fruisce di un’aliquota tra il 9% e il 15% sulla pensione complementare o integrativa.

Nella proposta di riforma tributaria, l’aliquota sostitutiva sparisce e il reddito da pensione complementare verrebbe meramente sommato, con un aumento dell’aliquota marginale. L’erario ancora una volta progetta di mettere le mani nelle tasche dei pensionati, categoria che non può evadere o eludere se non vuole trasferirsi in «paradisi previdenziali» come Portogallo, Tunisia o Austria.

È un provvedimento miope perché oggi occorre incoraggiare, non scoraggiare, la previdenza integrativa o complementare se non si vuole essere costretti domani a intervenire. Il marchingegno è fortemente voluto dal Pd.

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Il virus può approfittare delle falle nei vaccini…

… di Luciano Bassani

La campagna vaccinale tra alti e bassi sta lentamente raggiungendo una larga quota di popolazione con la speranza che il virus possa essere arrestato e che grazie ad un numero sempre maggiore di vaccinati si possa raggiungere quella immunità di gregge tanto agognata.

Questo secondo millennio, tra le tante gravi situazioni emergenti, si trova di fronte un’emergenza mondiale rappresentata dalla resistenza di microbi e batteri agli antibiotici per il loro uso scorretto o abuso. E se lo stesso fenomeno di resistenza si stesse verificando anche per i virus?

… continua ⇒ Verità_29.8.21_pag_16

Phisikk du role – È l’ora del vaccino. Obbligatorio – Formiche.net

Di Pino PisicchioFormiche.net

La Costituzione lo consente, il buonsenso lo esige, l’interesse nazionale lo impone. Perché non si rende obbligatorio il vaccino? Tanto ci arriveremmo lo stesso, assai probabilmente, categoria dopo categoria. La rubrica di Pino Pisicchio

I numeri, innanzitutto: più di quattro milioni di italiani over 50 non hanno ricevuto alcuna dose di vaccino. Se poi andiamo per categorie “sensibili”, troviamo 35.691 sanitari (medici e infermieri) e 186.571 tra formatori e amministrativi del mondo scolastico privi di copertura vaccinale.

Dall’altra parte l’andamento della pandemia: ieri, 27 agosto 2021, si sono registrati 7.826 nuovi casi di contagio e 45 decessi, punta massima in un percorso sempre in escalation. Tanto per fare paragoni, lo stesso giorno dell’anno scorso si verificarono 1.411 nuovi casi e cinque decessi.

Era l’estate dell’incoscienza, del tana libera tutti, del “ce l’abbiamo fatta” dopo l’incubo del lockdown, dopo le tonnellate mielose di retorica ammannita dalla tv di Stato, dopo le giornate passate a consumare gli occhi davanti al monitor del pc e le inedite contese familiari per portare l’immondizia nel bidone giù in strada, così, per prendere un po’ d’aria quasi clandestina. Era anche l’estate senza una sola goccia di vaccino, perché non c’era. Non era stato ancora inventato e agiva ancora il papà dei bastardissimi e variati (e avariati) Covid-19, quello che nella casa dei virus ha oggi il posto d’onore con una fotografia in cornice sul caminetto del salotto.

Torniamo a oggi: gli esperti di epidemie raccontano che dobbiamo aspettarci cose “tinte” (camillerianamente) dalla variante Delta e Lambda e chissà da quante altre lettere greche fino alla fine dell’alfabeto. Sono aggressive, svelte, subdole e contagiano anche i vaccinati. Però, aggiungono gli esperti, i vaccinati non hanno da temere la morte: per loro il virus non sarebbe letale. L’argomento ha un suo che, avendo ancora riguardo ai numeri: se il 27 agosto dell’anno scorso avevamo raggiunto la dolorosissima cifra di 35.463 morti per il coronavirus, oggi la contabilità dei decessi ci fa sfiorare i 130.000 (129.002, per la precisione).

In mezzo, una campagna vaccinale partita a marzo e che ora ha dato copertura totale (con le due dosi) a circa il 60% della popolazione. Il Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute avverte che in questo contesto non si può parlare di tabù per il vaccino obbligatorio. Parole nette in questo senso vengono dai sindacati confederali. La politica, sempre più timida e incerta (perché non capisce dove sta il consenso e ha paura di perderlo), invece che indicare le strade sembra seguire l’onda dei social.

Ma qualche voce comincia a squarciare il velo di silenzio anche nei partiti. L’ultimo ostacolo formale l’ha rimosso l’Fda, l’agenzia del farmaco americana (segue a ruota l’Ema, la gemella europea), superando il limite della sperimentalità di Pfizer. Il che non rappresenta solo un problema di forma, ma implica parecchio altro anche dal punto di vista di possibili indennizzi per danni derivanti dal vaccino.

Siamo, dunque, alla vigilia di un autunno che potrebbe riproporre il quadro difficile dello scorso anno (scuole in presenza, trasporti urbani in piena attività, promiscuità inevitabile, città piene, diffusione esponenziale del virus) mentre appare ancora lontana l’immunità di gregge che, oltretutto, ogni giorni sembra portare la sua asticella più in alto.

Torniamo a porre la domanda che da queste colonne avevamo formulato nello scorso luglio (in perfetta solitudine): perché non si rende obbligatorio il vaccino? La Costituzione lo consente, e questo ormai lo sappiamo tutti (quelli che ancora non lo sanno vadano a rileggersi l’articolo 32 o il certificato vaccinale dell’ultimo arrivato nel nucleo familiare, scoprendo che avrà fatto almeno una decina di vaccini), il buonsenso lo esige, l’interesse nazionale lo impone. Ci arriveremmo lo stesso, assai probabilmente, categoria dopo categoria. Magari se lo facciamo subito salviamo qualche vita. Ne varrebbe la pena.