articolo di Giuseppe Pennisi da ilsussidiario.net
I sindacati mugugnano per la metodica ed i contenuti del disegno di legge di bilancio, il cui testo (al momento in cui viene redatta questa nota) è ancora in fase di limatura. Non si sa ancora se verrà proclamato il minacciato sciopero generale anche perché con piccole concessioni in materia di richieste sulle pensioni e sugli ammortizzatori sociali, il Governo li ha spiazzati. Uno sciopero generale sarebbe difficilmente comprensibile all’opinione pubblica ed ai loro stessi iscritti. Avevano lanciato la proposta di “un patto per il lavoro”, ribadita anche nella manifestazione del 23 ottobre a Piazza San Giovanni a Roma. Non contavano su un rilancio della “programmazione concertata” simile al “patto di San Tommaso” concluso nel 1993, ai tempi del Governo Ciampi, nonostante lo stesso Segretario del Partito Democratico (uno degli azionisti di rilievo del Governo) Enrico Letta vi avesse fatto più volte riferimento. Sanno che, a tempi dell’integrazione economica internazionale e dell’economia dell’incertezza, l’unica programmazione pluriennale fattibile è quella del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) già negoziato con l’Unione europea. Speravano, però, in qualcosa di più di un incontro con il Presidente del Consiglio che ascoltate le loro proposte, le ha in gran misura archiviate.
A mio avviso, hanno sbagliato il cavallo su cui hanno puntato per avere più voce in capitolo di quanto ne abbiano effettivamente avuta. Si sono inseriti nel dibattito sulle pensioni, sulla transizione da “Quota 100” per proporre non un percorso per tornare al sistema contributo quale definito nel 1995 (se del caso con qualche modifica) ma una riforma complessiva del sistema previdenziale (42 ani e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e dieci mesi per le donne) senza neanche quantizzarne i costi e specificare quali gruppi ne avrebbero tratto vantaggio e quali sarebbero stati penalizzati. Per bocca del Segretario della Cgil, Maurizio Landini, hanno anche chiesto il superamento del sistema contributivo che, a suo parere, sarebbe in vigore solo in Cina. È stato facile argomentare che tale proposta (se non meglio articolata) avrebbe avvantaggiato soprattutto i lavoratori di genere maschile del Nord a scapito della collettività in generale e soprattutto delle future generazioni. Il Presidente del Consiglio ha avuto buon e facile gioco nel dire che l’obiettivo era “il ritorno alla normalità” (ossia al sistema contributivo quale definito dal Governo Dini e aggiornato dal Governo Monti) per effettuare successivamente modifiche…
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…Nostro commento all’articolo di Pennisi
Condividiamo al 90% questo scritto dall”amico Giuseppe… su pensioni acquisite e spesa assistenziale continuiamo a essere più critici di Lui!
Le tabelle governative contrastano con le promesse governative di questi giorni.
Girano bugie… con i giornalisti adoranti Draghi…