Lavoro e politiche sociali nel Bilancio 2022

Settembre, andiamo è tempo di migrare, scriveva Gabriele D’Annunzio nella raccolta di poesie Alcyone del lontano 1903. Settembre, andiamo è tempo di Bilancio dicono in questi giorni dirigenti statali di tutti gli ordini e gradi perché si avvicinano i momenti in cui devono essere messi a punto i documenti programmatici di politica economica e la legge triennale di bilancio.

Quest’anno si respira un’aria euforica a ragione degli ultimi dati sulla crescita del Pil (e della produzione industriale), non certo di quelli su mercato del lavoro ed occupazione, diffusi dall’Istat e delle indicazioni sul clima di fiducia delle imprese che ha tenuto banco al simposio della European House della Ambrosetti a Cernobbio. Pochi hanno ragionato sul fatto che la “recovery” o il rimbalzo degli ultimi mesi, avviene dopo la più profonda contrazione in Europa e dopo un quarto di secolo di stagnazione o quasi e di crescita zero della produttività. Nei corridoi dei dicasteri il motto è “ci sono i soldi, spendiamoli con la prossima legge di bilancio che dobbiamo scrivere in queste settimane”.

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