Il paradosso di Boeri: importare pensionati dal nord Europa 29.10.2017

C’è il paradosso di Zenone (“Achille e la tartaruga”), il paradosso di Epimenide di Creta (o “del mentitore”) il paradosso di Russel (o “del barbiere”) ed ora – ma non sarà ricordato nei libri di storia e tantomeno in quelli di matematica o di logica – quello di Boeri.

In cosa consiste?

L’idea del presidente dell’INPS Tito Boeri è quella di attirare in Italia pensionati dall’estero: un piano da attuare l’anno prossimo per invogliare i pensionati stranieri, specie quelli dei Paesi nordici, a stabilirsi nel nostro solatio Paese.

La notizia è stata diffusa da alcuni organi di informazione in questi giorni (Corriere della sera del 22.10; Investireoggi.it del 23.10, ed altri).

Boeri avrebbe detto: “Penso a qualcosa da costruire con i nostri Comuni delle zone interne. Creare delle senior house con una buona copertura di servizi medici per accogliere i nuovi arrivati”.

Alla domanda se questa proposta non presupponga degli incentivi fiscali, Boeri avrebbe risposto “Si può vedere, magari validi solo per tre anni. Se ci organizziamo possiamo essere competitivi”.

L’idea di “importare” pensionati, in realtà, non è nuova.

L’ex sottosegretario del MEF Enrico Zanetti l’aveva già avanzata (senza esito) in un emendamento alla manovra finanziaria di primavera, approvata con la legge 21.6.2017, n. 96, di conversione del D.L. 24.4.2017, n. 50.

L’emendamento del leader di Scelta Civica prevedeva una tassazione fissa del 10%, per 15 anni, a favore dei pensionati di Stati esteri che trasferissero la residenza in Italia.

In pratica, si voleva far diventare il nostro Paese un paradiso fiscale per i pensionati esteri.

Così, nelle intenzioni, si sarebbe aumentata la domanda interna di beni e servizi, nonché le entrate fiscali, con giovamento per l’economia italiana.

Si tratterebbe di imitare altri Paesi che già lo stanno facendo, come il Portogallo, dove chi trasferisce la residenza viene esentato da qualunque imposta sulla pensione per 10 anni.

Si approfitterebbe, in sostanza, di quanto prevedono al riguardo le convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni, in vigore tra lo Stato italiano e gli altri Stati.

Queste convenzioni seguono lo schema-tipo dell’OCSE che, all’art. 18, prevede che la tassazione sulla pensione avvenga da parte dello Stato di residenza (dove il pensionato ha o trasferisce la residenza).

Il presidente dell’INPS non propone solo l’accoglienza, agevolata fiscalmente, dei pensionati esteri, come nella proposta Zanetti, ma si spinge a visionarie e stravaganti idee urbanistiche di accoglienza in Comuni delle zone interne (per ripopolare borghi e paesi in declino demografico?), di realizzazione di “senior house” (ma chi pagherà queste strutture?) ), con una buona copertura di servizi medici (dove sta allora la convenienza economica del progetto?).

Viene da chiedersi: che c’azzecca Boeri a fare queste proposte?

Essendo presidente dell’INPS, non dovrebbe invece occuparsi dei pensionati italiani, anziché di quelli stranieri?

Di questi ultimi si occuperà, se del caso, lo Stato che eroga la loro pensione.

Che c’entra l’INPS?

Che titolo ha Boeri ad occuparsi della defiscalizzazione dei pensionati stranieri e della loro accoglienza agevolata nel nostro Paese?

Non dovrebbe, invece – qui sta il paradosso – pensare ai NOSTRI pensionati che emigrano, spinti dal disagio economico di basse pensioni e di elevata tassazione, e fare proposte intese a frenare questo esodo ed a far tornare quelli che già sono fuggiti all’estero?

Lorenzo Stevanato, ex magistrato amministrativo