DENTRO ai NUMERI del COVID-19 in VENETO

Da settimane il buon Luca Zaia, Governatore del Veneto, tiene una conferenza quotidiana sull’andamento della pandemia, in regione Veneto.
Lo abbiamo ammirato per la costanza e l’impegno quotidiano posto in questa vicenda. È l’emblema della tenacia veneta, nelle avversità.
Luca Zaia, alle ore 12,30 di ogni giorno, sforna i dati e alcune tabelle sull’andamento della virosi, a beneficio dei giornalisti.

Noi dell’APS-LEONIDA, come formichine, abbiamo incasellati tanti numerini e abbiamo elaborato grafici quotidiani, mettendoli a disposizione dei nostri pensionati iscritti.

Con rammarico, però, dobbiamo dire che alcune informazioni importanti non sono state date alla stampa, che nemmeno le ha richieste.
Cercheremo di darle noi.

Ad oggi, il CONTAGIO VENETOper MILIONE di ABITANTIè stato pari ad un valore medio di 2.667 infettatiogni milione di abitanti, con valori massimi a Verona (3.335) e Padova (3.272) e minimi a Rovigo (1.064).
Perché queste differenze? In attesa che gli “scienziati” rispondano, una qualche idea, forse non peregrina, ce la siamo fatta.
Ancora.

In ospedale sono entrati(finora) circa 2.200 persone infettate, con sintomi gravi. Talmente gravi che, nei giorni iniziali, il 30% di esse(circa) finiva in rianimazione. Il top dei ricoveri si è avuto il 31 marzo (2.084 pazienti), ma – in quel giorno- “solo” il 16,8% di essi era in terapia intensiva (352).
Da allora
, il numero dei ricoverati si è progressivamente ridotto, fino al valore odiernodi 1.778. Ma il dato significativoè rappresentato dal valore attualedeiricoverati in terapia intensiva, 257, pari al 14,45% del totale. Da ben 17 giorni questa percentuale è in netta riduzione.

Considerazione banale. Dopo la “botta iniziale”, i sanitari veneti sono stati in grado di ripartire in modo ottimale i pazienti, in base alla gravità del quadro clinico. Bravi!

Come ottimale è stato il percorso sanitario venetoarticolato in: follow-up domiciliare(18.567 isolati),screening separato(all’entrata dell’ospedale), aree- percorsi Covide non Covid, ospedali Covid, assistenza adeguata.
Per non parlare dell’uso massiccio dei TAMPONI(180.700 ad oggi) e della decisione rapida di blindare VO’ Euganeo, all’origine del fattaccio.
Molti i morti
, purtroppo: il 5,99% degli infettati, includendo le persone decedute nelle case di riposo.
MOLTE RISPOSTE DOVRANNO ESSERE DATE.E, con calma, le richiederemo.

Quale è stata la mortalità delle persone in terapia intensiva? Quante comorbidità avevano?

Quali sono state le scelte terapeutiche “ottimali”, pur in assenza di protocolli scientifici autorizzati e validati?

Quanti ricoverati in terapia intensiva hanno effettuato terapia sostitutiva extracorporea, per un quadro di insufficienza multiorgano?

Tutti i guariti saranno monitorati nei mesi a venire e come? Con tamponi o con test anticorpali?

Quando i veneti “apparentemente sani” potranno verificare con test personali (anche a pagamento) se sono o non sono immuni contro questo maledetto virus cinese?

Sono domande cruciali.

Ma dalle risposte relative dovrà nascere un nuovo piano sanitario veneto, in grado di affrontare non solo le code di questa pandemia, ma anche le prossime pandemie, che ci saranno ancora, se non cambieranno le condizioni igieniche dei mercati cinesi.

Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione

Pubblicato su StartMagazine il 20.4.20