Come continua l’accanimento contro le pensioni medio-alte

di Michele Poerio e Carlo Sizia

L’intervento di Michele Poerio (Presidente nazionale FEDER.S.P.eV.) e Carlo Sizia (Comitato direttivo nazionale FEDER.S.P.eV.) sui progetti del governo in materia di pensioni

In pieno agosto (6/08) è stato presentato il disegno di legge R. Molinari (Lega) e F. D’Uva (M5S), Atto 1071 della Camera, con l’obiettivo dichiarato di contribuire all’incremento delle pensioni minime e sociali dai 450 ai 780 €/mese mediante il “taglio” delle pensioni di importo lordo oltre gli 80.000 €/anno………. continua a leggere

PENSIONI PIU’ o MENO DORATE

Fateci caso. Da circa 15 giorni il dibattito sui tagli alle “pensioni d’oro” o presunte tali è diventato virale.

Televisioni e giornali riferiscono di un forte scontro tra 5S e Lega sul DDL  di “riforma”, peraltro sottoscritto da entrambi i partiti, su carta intestata “5S”.

Anche oggi al tema “tagli alle pensioni ricche” sono dedicati almeno 8 articoli giornalistici: Il Fatto (pag.1); Gazzetta del Mezzogiorno (pag.1 e 19); Il Giornale (pag.4); Libero (pag.8); Il Foglio (pag.3); Il Gazzettino (pag.14); Il Manifesto (pag.1); La Verità (pag.1 e 8).

Tutti fanno riferimento, con diverso taglio e diverse prese di posizione, alla pervicacia con cui Di Maio e C. vogliono tagliare le pensioni sopra i 4.000 euro netti/mese, per recuperare denari per aiutare le pensioni socio-assistenziali.

Salvini sta zitto, ma per Lui hanno parlato Borghi e Brambilla. Soprattutto Brambilla che, con il suo studio di 37 facciate, ha dimostrato – numeri alla mano – che i suddetti tagli ai “ricchi pensionati” non porterebbero che ad un tesoretto di 330 milioni, mentre la manovra dei 5S (pensioni minime portate a 780 euro) costerebbe dai 5 ai 6 miliardi. Oltre ad essere largamente ILLEGITTIMA….

VOI SAPETE COME NOI LA PENSIAMO. Le nostre pensioni sono frutto di un lavoro ultraquarantennale, di impegno quotidiano nella dirigenza pubblica (in svariati settori), di carriere professionali eccellenti, di tasse e contributi pagati fino all’ultima lira, di tagli pensionistici che ci hanno perseguitato sia durante la vita lavorativa (riforme varie; tagli dei coefficienti, contratti di lavoro non rinnovati) che durante la pensione (mancata o parzialissima rivalutazione, contributo di solidarietà, tasse superiori a quelle della media UE).

SIAMO STATI e SIAMO MASSACRATI.

Ma, lo sapete, NON ACCETTEREMO CHE QUALCUNO CI CHIAMI IMPUNEMENTE “PARASSITI” NE’ CHE  ANCHE QUESTO GOVERNO (come quelli precedenti degli anni 2012-2018) CI TAGLI LE NOSTRE PENSIONI ” ALLA MEMBRO DI SEGUGIO”, con tagli basati su CRITERI RAFFAZZONATI, INVENTATI, SENZA LOGICA e RETROATTIVI. Oltre a tutto, tagli permanenti ,ora ed in futuro (pensioni di reversibilità).

No, non staremo inerti! Nè NOI di LEONIDA ne’ gli 800.000 pensionati del FORUM PENSIONATI.

Siamo elettori….con moglie e figli….siamo in grado di difenderci sia con il voto che con tutte le armi legali e civili possibili.

Non è una promessa campata in aria. E’ una certezza.

Stefano Biasioli

PARADOSSI – ESIBIZIONISMO – LEGALITA’ di Carlo Nordio

Il pensiero di Carlo Nordio sulla vicenda giudiziaria che coinvolge il ministro Salvini

Può sembrare paradossale che una nave militare italiana venga tenuta sotto controllo dai carabinieri per evitare sbarchi indesiderabili. In realtà è un paradosso solo apparente, perché le ragioni di igiene, o di ordine pubblico, valgono anche per le forze armate. È appena il caso di ricordare che le decisioni, secondo i vari momenti e i vari allarmi, spettano ai ministri competenti e in particolare a quello dell’Interno.

Se però dai paradossi apparenti passiamo a quelli reali, c’è soltanto l’imbarazzo della scelta. Possiamo, per brevità, elencare i principali. Prima di tutto i rapporti con la magistratura. Il Procuratore della Repubblica di Agrigento, munito di mascherina e galosce protettive, è salito a bordo della “Diciotti” tra gli obiettivi delle televisioni.

A noi, magistrati di vecchio conio, il gesto ricorda quello di un pm di Milano che quarant’anni fa, durante un’operazione antirapina, esibì una pistola alla cintola, suscitando il panico tra gli addetti ai lavori visto che per l’ingresso in magistratura non è previsto l’esame di tiro a segno e spesso, tra gli inesperti, l’arma spara da sola. Ora, l’iniziativa del Pm di Agrigento è certamente lodevole, tuttavia ci permettiamo di ricordargli, sempre in virtù della nostra anzianità, che i confini tra la solerte diligenza e l’esibizionismo imprudente sono sottili e incerti.

Anche perché il magistrato non si è limitato a questa operazione che, secondo il codice, avrebbe potuto benissimo delegare alla Polizia giudiziaria, ma ha anche ipotizzato un’indagine per arresto illegale e addirittura per sequestro di persona. Una tesi ardita per entrambi i reati: il primo, infatti, scatta quando c’ è un arresto, e qui non risulta sia stato arrestato nessuno; il secondo si verifica quando la privazione della libertà personale è illegittima, altrimenti finirebbero sotto inchiesta anche i giudici che privano della libertà gli imputati mandandoli in galera. E in questo caso è ben difficile definire illegittima una decisione squisitamente politica, di competenza discrezionale del ministro.

A tacer del fatto che, proprio per questa ragione, se reato vi fosse, le indagini sarebbero di competenza del relativo tribunale a sensi dell’articolo 96 della Costituzione. Da ultimo, può suscitar perplessità che, a fronte di gravi e reiterate violazioni delle leggi vigenti sulla immigrazione, invece di individuare e processare scafisti e trafficanti, si ipotizzi l’incriminazione di un ministro per un atteggiamento, criticabile fin che si vuole, ma che fa parte di un accordo approvato dal Parlamento sovrano.

Ancora una volta, siamo di fronte al postino che morde il cane. Poi c’è stato l’intervento del presidente della Camera. Un intervento squisitamente politico, che si sovrappone in modo improprio alle prerogative del ministro, il quale se ne assume, appunto, la responsabilità politica. Fico si è giustificato invocando la libertà di parola e i principi umanitari. Sarà.

Ma di questo passo, se ognuno dice la sua, non si sgretola solo la maggioranza: si sgretolano il Paese e le sue istituzioni. In questa confusione c’è, infine, un convitato di pietra, che, come il marmoreo Commendatore del Don Giovanni può trascinare nell’abisso ministri, governo e anche la legislatura. Il Presidente Mattarella ha già contribuito a risolvere un caso analogo poco tempo fa. Un po’ per deferenza, un po’ per buona volontà, un po’ per quieto vivere, l’intervento è passato senza grosse polemiche, suscitando anzi un sollievo compiaciuto.

Ora però il caso è diverso. Il ministro Salvini, che certo non avrà dimenticato il precedente, ha già detto che stavolta non cederà. Il che significa che nea. nche la più serrata “moral suasion” potrebbe fargli cambiare idea. Naturalmente, poiché la politica è l’arte del possibile, può darsi che Salvini la cambi “in limine vitae”, per evitare cioè la morte del governo, e forse della legislatura. Ma potrebbe anche tener duro e, nel caso estremo, dimettersi.

Un’ipotesi che potrebbe esser favorita dalla tentazione di monetizzare l’enorme consenso di cui, almeno per ora, il ministro pare godere. Sono valutazioni complesse, di cui pensiamo, e speriamo, tengano conto tutti. Persino i magistrati.
Carlo Nordio

Spread e pensioni. La versione di Pennisi (da leggere)

L’ipotesi di un progetto di contributo triennale di solidarietà è ammissibile solo in caso di grave crisi finanziaria. E per questo la differenza di rendimento tra titoli di stato sale. L’analisi dell’economista Giuseppe Pennisi

La mattina del 18 agosto, la prima notizia finanziaria che gli italiani hanno letto è parsa avere il sapore di un paradosso: debito pubblico in calo, ma investitori stranieri in fuga dai nostri titoli di Stato e spread in aumento. L’apparente paradosso è in parte spiegato dalla tragedia del Ponte Morandi a Genova e dalle reazioni di molte parti in causa, non sempre ispirate alla dovuta compostezza nella gravità del momento. C’è, però, una determinante che innervosiva cittadini, operatori ed investitori, e muoveva lo spread al rialzo, prima della tragedia di Genova: il modo caotico, per utilizzare un vocabolo gentile, con cui l’esecutivo sta gestendo il tema delle pensioni. – ...continua a leggere l’articolo

Pensioni, il governo fermi questa giostra e apra il confronto con le parti sociali

Il commento di Giorgio Ambrogioni, Presidente CIDA, la Confederazione italiana dirigenti e alte professionalità. Formiche.net – 14.08.2018
La polemica sulle pensioni non sembra affievolirsi, ma oltre a rivendicare le proprie ragioni, forse è giunto il momento di fare un primo bilancio e chiedere una pausa di riflessione. E partendo dall’unica cosa certa: il progetto di legge di revisione dell’attuale meccanismo di calcolo degli importi pensionistici, redatto e depositato il 6 agosto dal governo. Occorre però una premessa: il documento in questione è il risultato concreto di un’incessante campagna mediatica – partita già in periodo pre-elettorale e rafforzatasi in vista della pausa estiva del Parlamento – indirizzata al cosiddetto ‘superamento’ della legge Fornero e al ripristino di una presunta iniquità del sistema previdenziale vigente.  – …continua a leggere l’articolo…

Il Taglio dei vitalizi

…lettera aperta…

In questi giorni il Consiglio di Stato, con apprezzata tempestività, ha fornito alla Presidente del Senato Elisabetta Casellati il richiesto parere circa la riforma dei cosiddetti vitalizi spettanti ai parlamentari cessati dal mandato.

E’ da constatare, innanzitutto, la coraggiosa coerenza della Presidenza del Senato che,  di fronte alla richiesta di applicare una “giustizia sommaria” contro gli ex-parlamentari, ha saputo e voluto affrontare l’argomento nel rispetto delle leggi in vigore (siamo cioè arrivati al punto che bisogna avere  coraggio per dire la verità e agire  rispettando le regole). Oggi, infatti, si è orgogliosi di essere ignoranti, perchè non solo non si sa (normale e logico per i nuovi arrivati), ma si desidera non sapere (l’arroganza ha sostituito la ricerca del sapere, la voglia di conoscere, l’umiltà dei capaci) per timore di legarsi al passato e soprattutto poter risolvere (?) i problemi con assoluta discrezionalità e senza vincoli.

Il Consiglio di Stato ha chiarito, risolvendo alcuni dubbi interpretativi, che i “vitalizi” si possono, nel rispetto di alcune regole e principi, tagliare e ridurre e che gli Organi interni di Camera e Senato possono decidere sull’argomento (non è indispensabile, cioè, una legge).

Il Consiglio di Stato, però, ha detto anche molte altre cose. In particolare che: -le decisioni degli Organi interni del Parlamento sono equiparabili a leggi ordinarie e quindi sottoposte al giudizio di legittimità della Corte Costituzionale (ultimo baluardo ad ogni tipo di abuso o arbitrio); -i tagli devono essere temporanei, collegabili a situazioni dimostrabili di contingenza e eccezionalità, basati su criteri di ragionevolezza e proporzionalità, non arbitrari o variamente discrezionali ( non, cioè, “punitivi” per un servizio svolto). I “vitalizi” (quelli vecchi, perché dal 2012 sono stati aboliti) si possono, perciò, ridurre bilanciando sia il rispetto delle regole in vigore al momento della loro maturazione sia ogni altro rilevante principio costituzionale (solidarietà, equità, ecc.). Il Consiglio di Stato, quindi, da una parte ha dato il “via libera” ai tagli, fissando principi e paletti da rispettare, dall’altra ha reso evidente l’arbitrarietà della decisione già presa dalla Camera.

Ma questo non è tutto, perché se passasse il principio (finora mai applicato) che si possono ricalcolare col sistema contributivo (sulla base, cioè,  dei contributi effettivamente versati) le pensioni  già in  erogazione  (calcolate come percentuale degli ultimi stipendi percepiti) nessuno degli attuali pensionati  potrebbe essere tranquillo. Dopo le prime ore di grande allegria per i tagli dei “vitalizi” dei parlamentari, infatti,  tutte le pensioni in erogazione sarebbero modificabili, perché sono tutte “vitalizi”(calcolate, cioè, sulla base degli ultimi stipendi percepiti). I dipendenti pubblici (infermieri e insegnanti in particolare) andati in pensione dopo 19 anni di contributi e percependo subito la pensione, gli artigiani, i commercianti, i coltivatori diretti, i dipendenti privati non godono certamente della pensione sulla base dei contributi versati. Risulta che per pareggiare entrate e uscite (contributi e pensioni) servirebbe come aliquota contributiva: il 36% per i dipendenti privati, il 60% per i pubblici, il 33% per gli artigiani, il 21% per i commercianti, l’80% per gli agricoltori, il 10% per i professionisti. Rischiamo, perciò,  per prendersi una bella soddisfazione (fare, cioè, un dispetto agli ex parlamentari), farsi molto male. Senza contare, infine, che in futuro il parlamentare lo potrà fare o il disoccupato (non ha niente da perdere, ma tutto da guadagnare) o chi se lo potrà permettere per propri e rilevanti redditi o patrimoni (un’altra categoria sarà quella che in vari modi dovrà arrangiarsi, pensando anche al proprio futuro). Proprio come prevedeva lo Statuto Albertino del 1848 che fissava gratuito il mandato parlamentare , a completamento del fatto che votava solo chi aveva un certo reddito (il 2% della popolazione). Se è questo che si desidera, saremo accontentati, ritornando a prima del 1911. Quell’anno, infatti, permettendo a tutti di votare ed essere eletti furono previste le indennità anche differite (i “famigerati” vitalizi).

Vogliamo o no, finalmente, accorgersi che è in corso un feroce attacco alla politica, anche a quella Buona, che tutela i più deboli, la qualità dei servizi pubblici, contro abusi e soprusi. Quando saremo consapevoli, sarà, però, forse troppo tardi.

Luciano Falcier ex parlamentare

La leggenda delle Pensioni d’oro

di STEFANO LORENZETTO/L’Arena 15.07.18

L’ARENA/Controcronaca – Come è nata la leggenda delle pensioni d’oro. Da un titolo, comparso nel 1974 su un giornale del pomeriggio per censurare uno scandalo, si è arrivati alla caccia alle streghe di oggi. Brutta faccenda quando lo Stato si rimangia i patti stipulati con i cittadini.

(Il testo integrale lo trovate nella Sezione “Documenti” con data 15.07.18)

 

Articolo “pesante” di Vittorio Feltri

Il ministro del Lavoro è solo un magliaro

VITTORIO FELTRI
Di Maio ce l’ha a morte coi pensionati e li vuole punire, tagliando loro gli assegni mensili. Coloro che incassano più di 4000 euro saranno massacrati.

Non importa se essi abbiano pagato contributi cospicui per anni. Vanno strangolati, punto e basta. L’odio sociale suggerisce al menestrello del lavoro (le fatiche del quale egli ignora non avendo mai avuto un impiego) di azionare la livella e di piallare il reddito di chi è andato a riposo dopo anni di sacrifici e di versamenti.

La logica del provvedimento, che castiga in modo inverecondo coloro che in vita hanno sborsato fior di quattrini per garantirsi una vecchiaia serena, sfugge a chiunque dotato di buon senso, ma tant’è. Di Maio è un guappo di cartone e intende recuperare denaro dalle persone oneste che nella loro carriera professionale si sono comportate onestamente per dare il reddito di cittadinanza ai suoi compari fannulloni, gente che detesta impegnarsi in fabbrica o in ufficio e pretende di campare a sbafo grattandosi il basso ventre.

Mi dispiace che Salvini annuisca davanti all’ipotesi di penalizzare individui perbene a vantaggio dei lazzaroni incapaci di svolgere qualsiasi attività nel mondo della produzione. Non parlo per me: sono in grado di tirare avanti egregiamente benché mi si riduca la quantità di grano spettantemi per contratto. Grazie al cielo, e a me stesso, sgobbo oggi, che ne ho 75, come quando ne avevo 40, per cui non morirò di fame, il che mi consente di spennacchiare il bulletto terrone, tuttavia sono addolorato al pensiero che tanti colleghi meno fortunati di me si trovino, causa il pistolino addirittura promosso vicepremier, in gravi difficoltà economiche.

Segare le pensioni è una operazione da vigliacchi degna dei napoletani esperti nel gioco delle tre carte, nel quale vince sempre il farabutto di turno iscritto al Movimento cinque stelle con la vocazione del magliaro. Non auguriamo a Giggino di sparire dalla scena politica. Ci rimanga pure e seguiti a riscuotere l’indennità prevista per i deputati, ma a tempo perso vada tranquillamente a fare in culo, esercizio per il quale mi sembra particolarmente predisposto.
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Continuano le FAKE NEWS di BOERI

Tito Boeri (TB)  instancabile, continua a “dare i suoi numeri”. L’ha fatto anche stamattina, alla Radio del SOLE24ore (ore 8.15 circa).

C’è chi continua a dargli spazio (ex quibus, anche Giannino) e credito. Non certamente NOI LEONIDA, che crediamo ai numeri di Brambilla e non a quelli del bocconinano che, da anni, ripete sempre la stessa cantilena.

Una cantilena “politica”, mentre TB dovrebbe svolgere il suo ruolo, quello tecnico di Presidente dell’INPS, fino al 31/12/2019. E, da tecnico, dovrebbe SPIEGARCI IL PERCHÈ dei DEFICIT INPS 2015-2016-2017 e dovrebbe SPIEGARCI QUALI MISURE “TECNICO-GESTIONALI” abbia messo in atto, in questi anni, per ridurre i costi del pachiderma INPS.

No, TB si rifiuta di farlo e parla “da politico”. Ma, se voleva far politica, avrebbe dovuto candidarsi, con il PD o con i  5S, viste le affinità di pensiero….. !!!!!!

(Lenin)