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l’articolo originale – su formiche.net – QUI
L’obiettivo che le Outright monetary transactions si pongono è quello di salvaguardare il canale di trasmissione della politica monetaria nell’area dell’euro, ovvero di impedire che forti tensioni sui mercati dei titoli di Stato possano portare a innalzamenti eccessivi dei tassi d’interesse, che andrebbero a influenzare banche e imprese.
Nei giorni che ci separano dal Consiglio Europeo del 23 aprile, occorre porsi due domande strettamente correlate: a) perché l’impulso fiscale espansivo che il governo sta dando all’economia ed al contrasto delle implicazioni economiche del coronavirus è così limitato (pari a molto meno dell’1% del Pil, mentre quello della Germania, ad esempio, supera il 4% e quelli di Danimarca ed Olanda il 2%); b) perché non facciamo ricorso alle Outright monetary transactions (Omt), la vera arma creata dalla Banca centrale europea (Bce) nel 2012 e che, anche se sinora non è mai stata utilizzata, la sola illustrazione della sua potenza di fuoco allora calmò i mercati e fece scendere gli spread?
La risposta consueta al primo interrogativo è che il peso del nostro debito pubblico (136% del Pil) non ci consente manovre come quelle di Germania, Danimarca ed Olanda i cui debiti pubblici sono pari al 59%, 33% e 49% dei rispettivi Pil. Non sono i “vincoli” dei trattati e degli accordi intergovernativi ad impedirlo (sono stati – come è noto – “sospesi” a ragione della pandemia) ma il timore delle reazioni dei mercati (collochiamo un terzo del debito pubblico all’estero) che potrebbero chiedere rendimenti molto elevati oppure forzarci ad una ristrutturazione del debito. Non siamo in una situazione come quella del Giappone il cui debito pubblico è collocato tutto all’interno. Ove uscissimo dall’eurozona non solo tutti gli italiani subirebbero, come nel settembre 1992, una perdita del 30% dei loro redditi e del loro capitale, ma il collocamento dei titoli diventerebbe arduo.
Le Omt, di cui non parlano né governo né opposizione, potrebbero servire a darci una maggiore capacità per rispondere alla profonda recessione che si prepara e, soprattutto, per delineare un futuro migliore per i nostri figli e nipoti. L’obiettivo che le Omt si pongono è infatti quello di salvaguardare il canale di trasmissione della politica monetaria nell’area dell’euro, ovvero di impedire che forti tensioni sui mercati dei titoli di Stato (ossia i mercati del debito sovrano) possano portare a innalzamenti eccessivi dei tassi d’interesse, che a loro volta impedirebbero alle banche ed alle imprese di finanziarsi a condizioni finanziariamente sostenibili e accelererebbero la spirale recessiva del Paese interessato, fino all’eventuale default. Politicamente, poi, le recessioni sono tradizionalmente associate a svolte autoritarie che possono minare il tessuto dell’Unione europea (Ue).
Le Omt consistono nell’acquisto diretto da parte della Bce di titoli di Stato a breve termine emessi da Paesi in difficoltà macroeconomica. La situazione di difficoltà è identificata dal fatto che il Paese abbia avviato un programma di aiuto finanziario o un programma precauzionale con il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). La data di avvio, la durata e la fine delle Omt sono decise dal Consiglio direttivo Bce in totale autonomia e in accordo con il suo mandato istituzionale. Le Omt pongono l’accento sui tassi a breve termine e in particolare sui titoli sovrani con scadenza compresa tra uno e tre anni. Non ci sono limiti ex ante all’ammontare complessivo delle Omt.
La principale peculiarità di queste operazioni è che con esse l’unione monetaria si è impegnato a ricevere lo stesso trattamento di un qualsiasi creditore privato, ottenendo uguale remunerazione e non potendo vantare alcuna priorità in caso di ristrutturazione del debito. La liquidità immessa nel mercato a ragione dell’acquisto dei titoli di Stato sarà pienamente sterilizzata, cioè riassorbita (ad esempio vendendo altri titoli) per evitare che queste operazioni interferiscano con la politica monetaria che mira a controllare il tasso di inflazione. La Bce si impegna a pubblicare mensilmente l’ammontare delle Omt effettuate, disaggregate per Paese e il valore di mercato delle attività acquisite.
Si potrà dire dato che per usufruire delle Omt occorre “passare” per il Mes si rischia uno stigma ed una perdita di sovranità in materia di politica economica. Si potrebbe, però, varare un programma di risposta alla recessione simile a quello tedesco, effettuando in parallelo un riassetto strutturale. Occorre pensare che il riassetto dell’economia italiana è doveroso non solo per gli impegni assunti quando entrammo nell’eurozona e da allora ribaditi in più occasione ma essenziale per dare un futuro alle nuove generazioni. La politica dovrebbe percepire la rabbia dei giovani per la crescente consapevolezza del fardello del debito che i baby boomers (ormai anziani) hanno posto sulle spalle dei millennials e di coloro nati un paio di decenni prima.
Ricordiamoci il caso delle linee di credito del Fondo monetario internazionale (Fmi), di norma varate per evitare crisi di breve termine e con condizionalità tarate a questi obiettivi. Interessante il prestito stand by all’Italia del 1974, fortemente voluto nel nostro Paese dal ministero del Tesoro
(allora guidato da Emilio Colombo) e dalla Banca d’Italia (allora governata da Guido Carli) perché le condizioni relative alla finanza pubblica avrebbero impedito quella che sarebbe stata una crisi della bilancia dei pagamenti e del tasso di cambio della lira. Una svalutazione, al pari di tutte le svalutazioni, avrebbe causato perdite (di reddito e di capitale) soprattutto alle fasce più deboli.
Anche la Banca mondiale ha esteso linee di credito all’Italia (in effetti alla Cassa del Mezzogiorno principalmente per l’acquisto dall’estero di macchine utensili e componenti per la produzione industriale) sino al 1964; ciascuna linea di credito era accompagnata da condizioni relative non solo alle modalità per gli appalti, ma anche all’utilizzazione del finanziamento e ad impedire infiltrazioni non desiderate e non desiderabili. La Banca esercitava un’attenta vigilanza. Grazie a questa condizionalità, “la Casmez – sostiene Amedeo Lepore nel libro “La Cassa per il Mezzogiorno la Banca mondiale. Un modello per lo sviluppo economico italiano” Rubettino, 2013 – è stata molto di più di una intuizione felice. Un modello per lo sviluppo realizzato grazie a un impianto studiato nei minimi particolari, concordato e promosso anche dalla Banca mondiale”. Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso gareggiava per efficienza ed efficacia con la banca di sviluppo tedesca Kreditanstalt für Wiederaufbau, oggi in prima linea per incanalare i 550 miliardi di euro di finanziamenti e garanzie messe a disposizione dal Governo tedesco per sostenere imprese grandi e piccole nella crisi del coronavirus.
Certo per chiedere gli Omt ci vuole coraggio. Non mi sembra, però, che Don Abbondio sia ricordato come un condottiero di vittoriose battaglie e guerre.
di Vincenzo Olita – testo su societalibera.org
Tanta e opportuna l’aspettativa per un’affascinante realizzazione che abbiamo accarezzato fino al primo quinquennio del nuovo secolo: l’Unità europea. Iniziò a svanire con l’introduzione dell’euro per poi evaporare del tutto con la crisi finanziaria 2007-2009. Quasi un ventennio, dapprima di delusioni e scoramento, poi man mano di forte ripensamento, infine la presa d’atto del tramonto di un progetto. Non ripeteremo la storia della crisi dell’Unione, dei suoi pochi nemici e dei suoi tanti amici, non faremo una stanca e ripetitiva elencazione di appuntamenti mancati, di inesistenti strategie, di fantasiose visioni, di ennesime occasioni da cogliere, che non sono state e non saranno colte.
Da qualche anno e del tutto fuori tempo, ma coscienti che non hanno ancora raggiunto il giusto grado di maturazione, abbiamo segnalato la crisi irreversibile delle tre grandi istituzioni-apparati che hanno caratterizzato il dopoguerra: l’ONU, la Nato e l’Unione europea. Il conformismo dei replicanti del politichese individua come portatore di pericolo il sovranismo del profeta Salvini e dei suoi seguaci, buono come propaganda per la lotta politica interna, del tutto irrilevante e modesta come analisi dello scenario geopolitico. Il sovranismo italiano non è in grado di condizionare nulla e nessuno, allo stesso tempo, ci piacerebbe vedere i fideisti europei realizzare che, specie in tempi grossi di tempesta, il sovranismo si espande e attiene ad ogni nazione con la virulenza e la velocità di un virus. Così non sarà, del resto il fideismo si coniuga compiutamente con congetture e certezze incrollabili.
Questo è il tempo in cui si ripete il mantra, nella versione Bergogliana, nessuno si salva da solo, da un Papa forse sarebbe più significativo, almeno per i credenti, ascoltare “nessuno si salva senza affidarsi al Signore”, ma non sarebbe politicamente corretto come: è una battaglia comune, una sfida da vincere insieme, nessuno vince da solo; slogan usati, apparentemente, in fraternità e disinteressata amicizia, di fatto utilizzati con due interessate finalità. Lo usano tutti contro tutti, Stato contro regioni, regioni verso comuni, protezione civile verso comuni e regioni, per affermare l’insostituibile ruolo svolto da ognuno. Eppoi quale migliore occasione per diffondere fede a pieni mani verso l’Unione europea, offuscando ad arte la sua sterile complessità.
Le vergini della confraternita europeista, da un lato, ancora una volta mostrano ipocriti stupori e sconcerto, degni della miglior satira di Giovenale sul comportamento di un’adultera, dall’altro, con il nessuno vince da solo recuperano l’immagine di un’indispensabile centralità della costruzione europea. Sono al marketing politico, ma noi ci chiediamo: Città-Stato come Singapore e Monaco, Paesi come Regno Unito, Norvegia, Svizzera e centinaia d’altri, fondamentalmente soli, come faranno a salvarsi? Si salveranno, certo si salveranno. Ad indicarcelo è la storia dell’umanità che, dopo aver subito decine e decine di pestilenze, ricordiamo solo quella del 1347-1353 che causò 20 milioni di morti, circa un terzo della popolazione europea, ha trovato sempre come riprendere con maggiore spinta il suo cammino.
Questo europeismo invece è avviato alla consunzione per propria inconsistenza, va esaurendosi in estenuanti e perpetue liti da condominio su interessi essenzialmente finanziari; su queste basi, almeno la Storia non lo ricorda, non fioriscono né sogni, né utopie capaci di scaldare cuori e ragione dei popoli. Così non è stata la storia di questo continente il cui divenire ha seguito sì interessi legati allo sviluppo economico e commerciale, affascinando e coinvolgendo però uomini e donne in concrete aspettative, raggiungibili mete ed elevate aspirazioni, che nel corso dei secoli hanno rappresentato il cordone culturale che ancor oggi riconosciamo come l’essenza, ma vissuta dalla politica come obsoleta, dell’Europa.
Già l’Europa delle grandi cattedrali, dalle francesi Chartres e Reims, alle inglesi Canterbury e York, alla spagnola Burgos, alla tedesca Colonia, all’italiana S. Pietro, all’austriaca Stephansdom, all’ungherese Chiesa di Mattia. L’Europa dei liberi pensatori, Platone e Cicerone, Ildelgarda di Bingen e Bernardo di Chiaravalle, Erasmo da Rotterdam e Macchiavelli, Locke e Kant, Stuart Mill e Marx, Nietzsche, Gramsci e Popper per non citarne altri.
Già l’Europa con il Cammino di Santiago e le sue decine di diramazioni e la Via Francigena, internazionali autostrade medievali percorse dalle popolazioni europee senza passaporti né confini. A pensarci, forse sentimenti ed emozioni per un’idea di Europa come Patria non sono mai stati così lontani come oggi.
Articolo di Giuseppe Pennisi
Domani si terrà l’Eurogruppo che dovrebbe prendere una decisione sui coronabond. Il Governo italiano rischia una figuraccia sul fronte interno.
Domani si terrà l’Eurogruppo a cui, due settimane fa, è stato demandato dal Consiglio europeo (composto dai Capi di Stato e di Governi dei 27 dell’Unione europea) di definire una proposta sulle misure finanziarie per affrontare la crisi sanitaria ed economica che sta travolgendo l’Ue. Dalla riunione usciranno vincitori e vinti anche perché in alcuni Stati dell’Ue, invece di negoziare riservatamente presentando proposte concrete e ben articolate, si è preferito alzare la voce a fini interni e proporre soluzioni o poco praticabili nel breve periodo (l’emergenza è adesso e richiede misure che possano essere attuate subito) o già più volte respinte da numerosi altri Stati al tavolo negoziale…. continua a leggere QUI
La pandemia COVID-19 ha stravolto le nostre abitudini. Il lungo isolamento porta a alcune riflessioni, più o meno banali.
ECCOLE…
La PROCESSIONE NEGATA
A molti non interesserà, ma al 16% di cattolici italiani interessa e come.
Papa Francesco è riuscito a fare un miracolo al contrario: la mancata celebrazione della Domenica delle Palme, come inizio della Settimana Santa.
Un rito ufficiale che dura da oltre duemila anni e che si interrompe oggi, per la prima volta. Un fatto traumatico, per chi è credente. Un fatto insignificante, per tutti gli atei.Ho detto e scritto, tutto ciò è responsabilità di Papa Francesco e non della virosi in atto.
Perché chiudere le Chiese al culto pubblico (sia pur con l’adozione di precauzioni identiche come quelle in atto nei supermercati e nei mercati all’aperto) e non attivare una PROCESSIONE delle PALME, ridotta e con estrema cautela, è un evento che sarà registrato nei libri di storia, di certo in quelli relativi alla storia della CHIESA CATTOLICA, APOSTOLICA, ROMANA.
Di quella che onora la Trinità, la Madonna, i Santi……e non un distorto senso del naturalismo.
La “messa virtuale” e le “processioni virtuali” sono poca cosa….Manca la vera celebrazione dei “misteri” e, soprattutto, manca la Comunione, fondamentale per la vita cristiana.
Una cosa non mi manca, il “dateVI un segno di pace…”, seguìto dall’incrocio di mani, più o meno sudaticce. Questo gesto (che è nato solo dopo il Concilio voluto da Papa Giovanni XXIII ) probabilmente sarà abolito per sempre….
IL CONSUMISMO
Se guardate nei vostri armadi, vi accorgerete che siete pieni di vestiario. Vesti e indumenti per ogni stagione, sportivi o “classici”; di scarpe e di calzature per lo sport (compreso quello che fate una volta all’anno). Siete pieni di televisori, quasi in ogni stanza della vostra casa, eccetto quella del bagno…
Avete 1 o 2 telefonini a testa, per non parlare delle “tavolette” e dei computer (fissi e portatili).
Una stampante, decine di pennette, decine – forse centinaia – di CD di musica che non sentirete mai, come non metterete mai ordine alle migliaia di foto scattate col telefonino.
Foto che non guarderete più o, forse, solo 2 o 3 volte nella vostra vita.
Avete decine di penne e matite, ma non scrivete da mesi o forse da anni.
Avete appena cambiato macchina e, da un mese, non la potete toccare o la usate solo per arrivare fin dal giornalaio.
IL GIORNALAIO
Un mestiere apparentemente declinante, che invece il COVID-19 ha rilanciato alla grande. Perché? Perché la carta stampata ha, in tempi di prigionia, un valore importantissimo, che la lettura dei tablet non ha. Ti fa sentire parte di una comunità: chi ama toccare i fogli e leggere le notizie cartacee è un gruppo consolidato di lettori. Sono quelli che scrivono “lettere al direttore”, sono quelli che amano essere gruppo e farsi sentire. “QUEL GIORNALE” vissuto come club, soprattutto in tempi di Covid-19.
Il vostro edicolante Vi confermerà che le vendite dei quotidiani sono aumentate, in questo mese.
L’OPEN SPACE
Da almeno 4 decenni ci hanno rotto le scatole con l’OPEN SPACE negli uffici.
Le “leggi” (!) della comunicazione hanno eliminato gli spazi chiusi – per i vari impiegati e dirigenti – a favore dell’unica stanza, per tutti o per molti addetti. Unica stanza, priva di protezioni individuali, anche modeste.
TU, LEI e il computer. Non pareti o paretine di cartongesso, non pannelli di plexiglas (trasparenti) come protezione, ma spazio aperto. Dove tutti starnutiscono, emettono goccioline di vapore (più o meno infettanti), mangiucchiano, bevono, lavorano. Vivendo per ore in una atmosfera potenzialmente inquinante…
Finirà anche la “mistica” dell’open space, nel post-Covid?
LE SANIFICAZIONI
Forse la virosi ha insegnato agli italiani che le norme igieniche sono fondamentali, anche nel 2020.
Forse, la virosi ha insegnato agli italiani che, una volta liberati da questa clausura, dovremo riempire i nostri armadi anche di PRESÌDI SANITARI, di soluzioni disinfettanti, di mascherine, di vestizioni protettive, di gel igienizzanti, di Plaquenil o farmaci analoghi.
Perché? Perché una infezione virale, Corona o Non-Corona, ritornerà, a cadenza periodica.
Frutto perverso dell’universalismo, che a tanti piace. Frutto perverso dei mancati controlli sanitari su chi si muove, soprattutto in aereo o in treno.
Sarebbe una riduzione della libertà individuale? Perché, questa di questi mesi, non lo è già stata?
LA PRIVACY
Chi scrive ha sempre sostenuto che, in questa era, la privacy è solo un sogno, irrealizzabile.
NON ESISTE, alla faccia di quello che ci hanno raccontato.
Questa virosi l’ha dimostrato. Lo dimostra la dispersione dei dati sanitari dei malati, quello che è successo all’INPS pochi giorni fa, il ruolo anti-privacy del telefonino e del telepass. Per non parlare di chi è in grado di violare i nostri conti-correnti o i segreti del Pentagono.
E non mi soffermo sulle lesioni alla nostra democrazia, fatte da chi ha pensato e pensa di gestire il Paese con una serie di DPCM, violando le prerogative del Parlamento e le regole costituzionali.
UNA IDEA PER LA RIPRESA
Passata questa maledetta virosi, crescerà la richiesta di sanificazione degli ambienti, pubblici e privati.
Ecco, un nuovo obiettivo per la nostra industria, a partire dalla RIELLO & C. di Legnago, Verona
Sistemi di disinfezione, almeno giornaliera, per mezzi pubblici e privati. Aerei, treni, autobus, filovie.
Autovetture dei tassisti e degli NCC. Autovetture private. Non più inutili “gadgets” per auto, ma apparecchietti per la sanificazione delle stesse, da attivare alla fine della serata, con la chiave della macchina.
E, inoltre, l’immenso campo della sanificazione della propria casa. Che si tratti di ozonizzazione, di produzione di perossidi di idrogeno o- addirittura – del “MAGNEGAS (=H8) per l’energia necessaria, nulla quaestio.
Dopo questa strage, qualcosa di buono può nascere.
Stefano Biasioli
Primario Nefrologo in pensione
Zaia non è mai stato così chiaro e netto, come in queste settimane “virali”.
Nella odierna conferenza sull’andamento dell’infezione in Veneto, il Governatore è stato molto esplicito:
a) ha varato una nuova ordinanza che regola i movimenti dei veneti, fino al 13 Aprile.
In sostanza sono stati chiariti molti aspetti, relativi alle attività commerciali ed ai singoli cittadini. Supermercati chiusi la domenica; mercati cittadini perimetrati e controllati in entrata e in uscita, con obbligo di guanti e mascherine per esercenti e clienti.
Vietate le “attività di gruppo”, mobilità individuale (con protezioni personali) fino a 200 metri dal domicilio; obbligo per gli esercizi commerciali in funzione di obbligare i clienti all’uso di guanti e mascherine…
Motivazioni per questa ulteriore stretta? Anche se il numero dei guariti sta superando quello dei nuovi malati, la virosi non è ancora stata vinta, anzi fa ancora paura, per esempio a Verona.
Per non parlare della “bomba” potenziale e reale costituita dalle Case di Riposo…
b) Il Veneto, finora, ha fatto quasi tutto da solo: ha speso 90 milioni per combattere questo virus, di cui 20 legati a donazioni fatte dai cittadini allo specifico conto-corrente regionale.
A ciò si aggiungano (NdR) altri 10 milioni di donazioni fatte dai veneti, provincia per provincia, ai propri ospedali di riferimento….
c) Ad una specifica domanda dell’ANSA sulle dichiarazioni di ieri del Ministro Orlando (favorevole al ritorno ad una gestione centralizzata della Sanita!), Zaia ha risposto testualmente ….” da Noi la Sanità funziona; quella di Orlando è una uscita improvvida…Non accetteremo lesioni al modello sanitario veneto…NO all’EQUA SUDDIVISIONE del MALESSERE…!…Sia chiara una cosa: usciti da questa tragedia del COVID-19, NOI RIPRENDEREMO la BATTAGLIA per l’AUTONOMIA….Ce lo impone l’esito del REFERENDUM del 22/10/17… Se fosse necessario, faremo un NUOVO REFERENDUM a TUTELA della SANITA’ VENETA….”.
Anche chi non è leghista deve riconoscere che Zaia ha dimostrato con i fatti di essere un pragmatico.
I provvedimenti (sanitari e di comportamento civico) assunti in queste tormentate settimane stanno avendo dei frutti importanti.
Noi ringraziamo per questo il Governatore, il suo team e, soprattutto, tutti i medici e i sanitari che stanno combattendo in prima linea, anche rischiando la loro vita.
Non ringraziamo invece quei veneti “insulsi” che non hanno ancora capito che con questo virus non si scherza. In Veneto, ad oggi, 534 morti, 20.239 persone positive isolate a domicilio, circa 2.000 ricoverati per COVID-19, di cui 335 sui letti di rianimazione…
Possono bastare, questi numeri, per convincere gli “insulsi”, che non hanno rispetto per sé e soprattutto per gli altri?
Ebbene questi “insulsi” sono dei potenziali “monatti”, perché – 1 su 10 – di loro- è un possibile portatore di COVID-19, asintomatico.
Meditate, gente, meditate! Soprattutto se siete over 70, avete 1-2-3 patologie croniche e siete maschi.
Infatti il Covid-19 è un virus “di genere”: colpisce i maschi circa 3 volte più delle femmine…
Alla faccia di chi (adesso sono scomparsi!) nega che la differenza cromosomica (XY versus XX) sia inesistente o trascurabile!
Ad maiora…
Stefano Biasioli
“Lenin”
Primario Nefrologo in pensione
…Tabelle e grafici aggiornati al 3 aprile 2020 ore 20:00
Care colleghe e cari colleghi,dopo una ponderata riflessione ho ritenuto opportuno, in merito al DL CURA ITALIA, predisporre solo un comunicato.Il Governo, con il provvedimento, stanzia risorse insufficienti e persistenella prassi di convocare solo la triplice.Ciò non significa che dobbiamo o possiamo rinunciare a far sentire la nostra opinione e ad avanzare proposte.Ringrazio Francesco e Cinzia per le loro osservazioni.Vi ripropongo di preparare un documento confederale, ognuno di voi potrebbe curare il settore di competenza.Saluti cariMichele Poerio****************************************
… della situazione mondiale (basta selezionare lo Stato e Vi comparirà la situazione odierna, aggiornata di giorno in giorno) CLICCA QUI
… tabelle aggiornate al 28 marzo comprensive dei grafici
Hanno provocato non poche polemiche le parole del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, sulla liquidità dell’istituto per il pagamento delle pensioni. Per qualche ora 20 milioni di pensionati hanno dovuto fare i conti con la prospettiva di non ricevere più un assegno, per colpa di un’affermazione poco felice pronunciata in diretta nella trasmissione DiMartedì condotta da Giovanni Floris.
“Abbiamo i soldi per pagare le pensioni fino al momento in cui è stato sospeso il pagamento dei contributi” ha detto Tridico. “Quindi fino a maggio non c’è problema di liquidità anche perché possiamo accedere ad un tesoretto che è il Fondo di Tesoreria dello Stato”. E poi, si sono chiesti in molti?
“Dopo di che immagino che in aprile” ha aggiunto il presidente dell’Inps, “ci sarà un altro decreto che dovrà anche dire cosa succederà alla sospensione dei contributi” (prevista dal decreto di marzo).
L’idea che un istituto come l’Inps possa andare in crisi di liquidità ha spaventato i pensionati e scatenato le polemiche. I sindacati hanno criticato la frase di Tridico che “crea solo allarmismo e ansia. Per questo chiediamo di fare immediatamente chiarezza al fine di ristabilire la tranquillità senza creare disagi ulteriori ai danni dei nostri pensionati”, ha commentato il segretario generale della Cisl Pensionati Piero Ragazzini.
Da qui la precisazione dello stesso Tridico: “L’Inps ha tutta la liquidità necessaria per fare fronte ai bonus e alle indennità previste dal decreto Cura Italia. Questo non pregiudica il pagamento delle pensioni”.
Precisazione accolta con sollievo dal segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, che ha commentato che il presidente dell’ Inps “ha fatto bene a precisare che non ci sono problemi di liquidità per il pagamento delle pensioni, perché le sue precedenti dichiarazioni non erano per nulla tranquillizzanti. Questo deve indurre tutti a misurare le parole, soprattutto in una fase delicata come quella che stiamo attraversando e in cui in particolare gli anziani hanno bisogno di certezze e non di ulteriori ansie”.
In questo momento la solidità dell’Istituto dipende dai trasferimenti dello Stato, e le strutture dell’Inps sono messe alla prova dai nuovi bonus assegnati da decreti del governo per fare fronte all’emergenza coronavirus. “Dalla prossima settimana – ha annunciato Tridico – saranno disponibili le procedure semplificate per accedere ai 5 bonus partite Iva, autonomi, lavoratori agricoli, lavoratori del turismo e lavoratori dello spettacolo”.
Le domande per cassa integrazione e congedo “sono già attive”. A finanziare queste misure sarà lo stato, che trasferirà le risorse all’Inps.