Da Tpi.it – Il governo frena sull’obbligo vaccinale: Draghi non vuole rompere con Salvini per non perdere il Quirinale

di Marco Antonellis

L’estensione del Green Pass alla Pubblica amministrazione, ai lavoratori che sono a contatto con il pubblico ma anche alle imprese. La linea del premier Draghi è ormai decisa ed in queste ore il governo sta mettendo a punto la tempistica. La volontà è di fare tutto con un unico dl per evitare possibili ricorsi. La cabina di regia non è stata ancora convocata ma potrebbe tenersi giovedì, nello stesso giorno del Consiglio dei ministri. Tutto quindi lascia presagire che si arrivi almeno all’allargamento del passaporto sanitario alla pubblica amministrazione e in quei luoghi di lavoro come bar e ristoranti dove i clienti sono già obbligati a mostrarlo.

Sembra scomparso dai radar invece l’obbligo vaccinale. Ufficialmente, dall’entourage della Presidenza del Consiglio fanno sapere che la posizione del premier non è cambiata affatto rispetto all’ormai famoso “doppio si” su Green Pass e obbligo vaccinale. In realtà, se sul Green Pass si sta andando avanti spediti, per quanto riguarda l’obbligo vaccinale a Palazzo Chigi ci sarebbe stata una frenata.

Ovviamente l’idea non è stata riposta nel cassetto però il premier sta attuando in questa fase la strategia del “wait and see”: prima di dire una parola definitiva Mario Draghi attenderà di vedere come andrà con l’estensione del Green Pass.

La deadline di Palazzo Chigi è fissata ad ottobre: se entro questa data non verrà raggiunga l’immunità di gregge allora (e soltanto allora) potrebbe scattare l’obbligo vaccinale per tutti i cittadini italiani.

Per il momento, dunque, Mario Draghi preferisce agire con prudenza e c’è anche una ragione politica che lo spinge a farlo: Matteo Salvini. A palazzo Chigi vogliono evitare di metterlo con le spalle al muro in un momento in cui è già indebolito di suo.

Il motivo? Lo spiega un parlamentare di lungo corso, uno di quelli abituati a fare la spola sull’asse palazzo Chigi-Quirinale: “Non vuole rompere con Salvini perché altrimenti anziché un governo di unità nazionale ci troveremmo di fronte ad un Conte III e poi Salvini è l’unico che finora lo sta sostenendo convintamente per la corsa al Colle”. Piaccia o no i destini del Quirinale sono intimamente connessi con i destini del governo.

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SALUTE & RICERCA – Io, medico vaccinato e con green pass, dico: serve più chiarezza sui dati

Il post di Stefano Biasioli, endocrinologo e nefrologo, medico in pensione.

Mi sono vaccinato (Pfizer, 2 dosi tra marzo e aprile) perché sono anzianotto e perché soggetto a rischio, sia per l’anamnesi (intervento 3 anni fa per patologia prostatica non benigna) e per l’attività medico-specialistica, proseguita dopo il pensionamento, anche nei mesi del Covid.

Mi sono vaccinato e ho il Green pass. Ma ho fatto di più: ho controllato il livello degli anticorpi IgG anti Covid sia prima che durante e dopo la vaccinazione. I livelli anticorpali sono stati: 32 (prima della prima dose); 352 (3 settimane dopo la prima dose); 1356 (3 settimane dopo la seconda dose); 530 (dopo altre 3 settimane).

Ho il Green pass, che in teoria dovrebbe essere valido fino a fine anno, ma nessuno mi ha chiesto nulla sulle IgG specifiche. Quindi ho tanti dubbi.

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Lavoro e politiche sociali nel Bilancio 2022

Settembre, andiamo è tempo di migrare, scriveva Gabriele D’Annunzio nella raccolta di poesie Alcyone del lontano 1903. Settembre, andiamo è tempo di Bilancio dicono in questi giorni dirigenti statali di tutti gli ordini e gradi perché si avvicinano i momenti in cui devono essere messi a punto i documenti programmatici di politica economica e la legge triennale di bilancio.

Quest’anno si respira un’aria euforica a ragione degli ultimi dati sulla crescita del Pil (e della produzione industriale), non certo di quelli su mercato del lavoro ed occupazione, diffusi dall’Istat e delle indicazioni sul clima di fiducia delle imprese che ha tenuto banco al simposio della European House della Ambrosetti a Cernobbio. Pochi hanno ragionato sul fatto che la “recovery” o il rimbalzo degli ultimi mesi, avviene dopo la più profonda contrazione in Europa e dopo un quarto di secolo di stagnazione o quasi e di crescita zero della produttività. Nei corridoi dei dicasteri il motto è “ci sono i soldi, spendiamoli con la prossima legge di bilancio che dobbiamo scrivere in queste settimane”.

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Ma pensano che siamo tutti scemi?

Per l’ennesima volta lo ribadiamo. Ci siamo vaccinati (Pfizer, 2 dosi tra marzo e aprile) perché siamo anzianotti e perché ci consideriamo soggetti a rischio, sia per l’anamnesi (intervento 3 anni fa per patologia prostatica non benigna) e per l’attività medico-specialistica, proseguita dopo il pensionamento, anche nei mesi del COVID.

Ci siamo vaccinati, abbiamo il green pass. Ma abbiamo fatto di più: abbiamo controllato il livello degli anticorpi IgG anti Covid sia prima che durante e dopo la vaccinazione. I livelli anticorpali sono stati: 32 (prima della prima dose); 352 (3 settimane dopo la prima dose); 1356 (3 settimane dopo la seconda dose); 530 (dopo altre 3 settimane).

Abbiamo avuto il green-pass, che in teoria dovrebbe essere valido fino a fine anno, ma nessuno ci ha chiesto nulla sulle IgG specifiche. Quindi, si confermano tanti nostri dubbi.

  • Questo governo non ha voluto “sporcarsi le mani”, rendendo obbligatorio l’obbligo vaccinale. E, invece, ha usato e sta usando un mezzo surrettizio, il green pass. Perché?

Per paura di dover pagare centinaia di milioni di euro legati agli effetti collaterali dei vaccini? Perché ci hanno fatto sottoscrivere moduli di consenso che scaricano lo Stato dalla responsabilità legata agli effetti collaterali dei vaccini? E quanti italiani si sono resi conto di quello che erano indotti a firmare?

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Obbligo vacciale, “Draghi drammatizza l’emergenza Covid per tenere unito il Governo”

Articolo di M. Antonellis su ⇒ tpi.it (articolo completo)

Giorgia Meloni prende il largo. Fratelli d’Italia è il primo partito con il 20,8%, secondo le intenzioni di voto raccolte dal sondaggio Demos, 0,7 punti percentuali in più rispetto a luglio scorso. Per la formazione di destra il vantaggio aumenta rispetto alla Lega (19,6%, -0,9 rispetto a due mesi fa) e al Pd (19,3%, -0,4 rispetto a due mesi fa). Un dato non buono per Mario Draghi perché costringerà inevitabilmente Matteo Salvini a fare ancora di più “l’opposizione stando al governo” con buona pace dei pur numerosi maggiorenti leghisti che di questa tattica a doppio taglio non ne vogliono sentire parlare, a cominciare dal fido (di Mario Draghi…) Giancarlo Giorgetti. Ma costringerà anche Enrico Letta, il segretario del Pd ad alzare i toni se presto non vorrà ritrovarsi a ridosso del tanto vituperato 18%: quello del mai amato Matteo Renzi per intenderci.

I problemi però per Mario Draghi non finiscono qui: l’autunno si presenta a dir poco bollente. L’agenda economica nei prossimi mesi sarà piena di appuntamenti da far tremare i polsi: fisco, ammortizzatori sociali, concorrenza, misure anti-delocalizzazione, Quota 100, giustizia. “Troppe riforme da attuare in troppo poco tempo” commenta un big della maggioranza di governo. In più ci sarà da presentare entro metà ottobre la legge di bilancio. E tanto per non farci mancare nulla l’Europa ha già attivato i controlli sull’iter di approvazione delle riforme. Insomma, siamo di fronte ad un quadro che presenta oggettive difficoltà non di poco conto, forse troppo anche per un personaggio del calibro di super Mario.… ⌈CONTINUA

FINANZA & POLITICA – I silenzi sulla legge di bilancio nascondono una “rivoluzione”

Articolo di Giuseppe Pennisi su ilsussidiario.net – LEGGI QUI L’ARTICOLO COMPLETO

L’autunno inizia con dati economici incoraggianti sia per quanto attiene la crescita della produzione e il quadro occupazionale sia soprattutto per quanto attiene – come sottolineato questo fine settimana al consueto convegno della European House Ambrosetti a Cernobbio – gli indicatori di fiducia delle imprese. Sembra proprio che il Governo Draghi sia riuscito, o stia riuscendo, ad effettuare quella svolta nell’atteggiamento degli imprenditori rispetto alle potenzialità dell’economia italiana che mancava da oltre un quarto di secolo.

E’ ancora presto per dirlo. Se la svolta si rafforzasse, grazie all’attuazione delle riforme e degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), l’Italia potrebbe tornare, dopo 25 anni, sulla corsia di una crescita moderata (attorno al 2% l’anno) come si addice ad un Paese a demografia anziana e con un sistema produttivo maturo.

Si tratta ancora di indicazioni fragili e di prospettive che potrebbero non realizzarsi. Un banco di prova importante è la preparazione e attuazione della Legge di bilancio 2022. Le scadenze sono imminenti, anche se pare che non attirino l’attenzione della grande stampa quotidiana. Ricordiamone i punti salienti.

Da quando è in vigore il “semestre europeo” – uno strumento per coordinare le politiche di finanza pubblica degli Stati dell’Unione europea (Ue) per quanto riguarda la tempistica dei principali documenti di politica economica -, un regolamento (Ue) fissa un “calendario comune di bilancio”. Il calendario prevede la presentazione alla Commissione europea e all’Eurogruppo entro il 15 ottobre di un Progetto di documento programmatico di bilancio (Dpb) per l’anno successivo, riassuntivo dei contenuti della manovra predisposta per il triennio di riferimento con il disegno di legge di bilancio. Tale documento, che va anche trasmesso alle Camere nel medesimo termine del 15 ottobre, deve essere coerente con le raccomandazioni delle istituzioni europee.

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Pensionati attenti. Il governo prepara la stangata

Articolo di Giuseppe Pennisi su FORMICHE.NET

Si sta preparando una stangata prossima ventura sui redditi dei pensionati. Nessuno o quasi ne parla perché l’intenzione è di farla passare con un marchingegno di tecnica legislativa nel quadro della riforma tributaria. Ma potrebbe essere troppo tardi.

Oggi la partecipazione ai fondi pensione è incentivata in due modi: una parziale deducibilità dal reddito e un’aliquota sostitutiva agevolata.

Un pensionato, se paga un’aliquota del 39% o del 43% sul suo reddito e pensione di base, fruisce di un’aliquota tra il 9% e il 15% sulla pensione complementare o integrativa.

Nella proposta di riforma tributaria, l’aliquota sostitutiva sparisce e il reddito da pensione complementare verrebbe meramente sommato, con un aumento dell’aliquota marginale. L’erario ancora una volta progetta di mettere le mani nelle tasche dei pensionati, categoria che non può evadere o eludere se non vuole trasferirsi in «paradisi previdenziali» come Portogallo, Tunisia o Austria.

È un provvedimento miope perché oggi occorre incoraggiare, non scoraggiare, la previdenza integrativa o complementare se non si vuole essere costretti domani a intervenire. Il marchingegno è fortemente voluto dal Pd.

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