La “Norimberga per l’Ucraina” (e non solo) può e deve cominciare ora

di Giuseppe Pennisi, 4 marzo 2022 – formiche.net

Per accelerare la fine dell’attuale regime che comanda a Mosca e dintorni, si potrebbero estendere le “sanzioni” nei confronti degli oligarchi. Per ora riguardano il sequestro dei loro patrimoni all’estero; ma alcuni di loro hanno avuto il tempo di venderli o di convertirli in fondazioni con finalità umanitaria.

La professoressa Flavia Lattanzi ha analizzato, sulla base e della dottrina giuridica e della esperienza internazionale, le problematiche inerenti a portare a giudizio alla Corte Penale Internazionale (CPI), l’attuale Presidente della Federazione Russia Putin e il suo “cerchio magico” per i crimini di guerra e per i crimini contro l’umanità commessi in occasione dell’aggressione contro la Crimea (e di quelle contro la Georgia, la Cecenia e la Crimea).

La CPI è entrata in vigore nel 2002. Il suo statuto definisce l’invasione, l’occupazione militare e il bombardamento come crimini di aggressione e dice che “un attacco diffuso o sistematico diretto contro una popolazione civile” è un ”crimine contro l’umanità”. Alcuni casi di violenza che potrebbero soddisfare i criteri sono stati ripresi sui telefoni cellulari e visti sulle televisioni di tutto il mondo. Ci sono video di bombe a grappolo nel centro di Kharkiv e, orribilmente, un attacco a un asilo a Okhtyrka. La Russia rifiuta la giurisdizione della CPI, come ben documentato dalla prof.ssa Lattanzi. Ma non c’è serio dubbio che la Russia abbia infranto il diritto internazionale…

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I conti del sistema pensionistico tra gestioni in attivo e in passivo

Alberto Brambilla, 28.02.2022 su ilpuntopensionielavoro.it

La spesa pensionistica è ammontata nel 2020 a 234,736 miliardi, contro i 230,259 del 2019. Tenuto conto di un calo delle entrate contributive del 6,7%, in gran parte imputabile a COVID-19, il saldo negativo tra entrate e uscite si è attestato a circa 39,3 miliardi: un deficit su cui pesa soprattutto il disavanzo della gestione dei dipendenti pubblici…

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Un welfare generoso ma vulnerabile (non solo a Covid-19): perché separare previdenza e assistenza

a cura di Michaela Camilleri e Mara Guarino, da ilpuntopensionielavoro.it

Sempre più insostenibile il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale, che sale a 144,748 miliardi di euro: dal 2008 l’incremento strutturale è stato di oltre 41 miliardi, di 3 volte superiore all’incremento della spesa per pensioni. Dal Nono Rapporto Itinerari Previdenziali, ancora una volta, dati che certificano l’enorme peso dell’assistenza sul sistema di protezione sociale italiano.

Calano gli occupati (22.839.000 a fine 2020) e aumentano leggermente i pensionati (16.041.202), con ripercussioni sul rapporto attivi/pensionati, in peggioramento – da 1,4578 a 1,4238 – dopo il record positivo del 2019. Si riduce il numero delle prestazioni in pagamento, comunque in media 1,4162 per pensionato, mentre passa dai 18.765 del 2019 euro a 19.181 euro al 2020 l’importo medio effettivo del reddito pensionistico. Il tutto mentre l’andamento della spesa per prestazioni di natura previdenziale soffre la pandemia ma si conferma tutto sommato sotto controllo, per quanto in crescita: nel 2020, ha raggiunto i 234,7 miliardi di euro, pari al 14,20%, del PIL; l’aumento rispetto all’anno precedente è dell’1,95% e in gran parte imputabile alle conseguenze del nuovo coronavirus, che ha causato un crollo di quasi 9 punti percentuali (-8,9%) del Prodotto Interno Lordo italiano. 

È un quadro per forza di cose condizionato dalle minori entrate e delle maggiori spese imputabili a COVID-19, quello tracciato dal Nono Rapporto sul Bilancio del Sistema Previdenziale italiano Itinerari Previdenziali, presentato ieri su iniziativa del Senatore Sergio Puglia, Membro della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, in diretta streaming dalla Sala “Caduti di Nassirya” a Piazza Madama, Roma, nel corso di una conferenza stampa dedicata. Una sintesi degli andamenti di spesa pensionistica, entrate contributive e saldi nelle differenti gestioni pubbliche e privatizzate, cui si aggiunge un’importante opera di riclassificazione (con ripartizione tra previdenza e assistenza), utile sia a tracciare un bilancio del 2020 sia a effettuare previsioni sulla sostenibilità del welfare italiano, ancor di più alla luce della crisi sanitaria, economica e occupazionale provocata da SARS-CoV-2….

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Zaia farà i miracoli anti Covid?

L’intervento di Stefano Biasioli

Non siamo più cattivi del solito, ma questa volta non possiamo tacere.

Martedì scorso (nella solita conferenza stampa a Marghera) Luca Zaia ha dato, tutto trionfante, due annunci.

Il primo riguardava il netto calo della pandemia COVID-OMICRON in Veneto, attribuito da Zaia all’elevato numero dei vaccinati veneti (89% nella fascia adulta) e, non – per esempio- anche alle temperature elevate (rispetto alla media stagionale). Nessun commento sull’andamento della curva infettiva negli altri Paesi Europei, anche in quelli senza l’obbligo di green-pass…

Quisquilie.

Il secondo, molto più eclatante. L’ANNUNCIO che “IL VENETO RECUPERERÀ in BREVE TEMPO le 280.000 prestazioni ambulatoriali ospedaliere rimandate a causa della pandemia”  (!!!)

Giornalisti esultanti, ma ascoltatori TV perplessi. Tra costoro, anche NOI , che nella sanità lavoriamo da una vita e che ben conosciamo i danni che la pandemia ha fatto sui pazienti NON COVID negli ultimi 2 anni. Noi conosciamo le “irritazioni” (ma dovremmo usare un termine più crudo) dei pazienti, con visite e attività di day-hospital rinviate per mesi…

Poiché le affermazioni di Zaia sono state seguite da UN TESTO SCRITTO (Nota n° 55826/2020 , data 8/2/22), a firma del Dr. Luciano Flor (Direttore Area Sanità e Sociale della Regione Veneto) – su carta intestata della Giunta Regionale – che, in modo non chiarissimo, riafferma la riapertura dell’attività ambulatoriale e di day hospital (pur con limitazioni legate al non uso delle rianimazioni per le stesse) …

SIAMO COSTRETTI A PORRE ALCUNI QUESITI al Governatore e all’Assessore LANZARIN …

1)    Come si possono fare promesse di tal genere, quando sono di pochi giorni fa le PESANTI LAMENTELE dei PRINCIPALI SINDACATI dei MEDICI OSPEDALIERI (ANAAO e CIMO) che hanno -ancora una volta- rimarcato gli INSOSTENIBILI RITMI di LAVORO in OSPEDALE, dovuti sia al COVID che alla CRONICA CARENZA di MEDICI OSPEDALIERI VENETI ?

2)   Come si possono fare promesse di questo genere, a fronte delle recenti manifestazioni di protesta degli infermieri veneti , per le stesse ragioni?

3)   Come si possono fare promesse di questa fatta, quando i MEDICI OSPEDALIERI IN SERVIZIO sono stati costretti per 2 anni ad un PLUS-ORARIO (mai pagato in modo adeguato) e a PESANTI RITARDI nella fruizione delle FERIE ?

4)   IN DEFINITIVA, CHI ACCETTERÀ di AUMENTARE VOLONTARIAMENTE ULTERIORMENTE i PROPRI CARICHI di LAVORO, in assenza di regole scritte – CONCORDATE con le OOSS MEDICHE OSPEDALIERE – che prevedano garanzie assicurative (maggiori rischi generati dal plus-lavoro) e una chiara integrazione economica, con fondi regionali ?

Perché ZAIA, prima di fare promesse da marinaio, NON HA APERTO UN TAVOLO CON I SINDACATI dei MEDICI OSPEDALIERI per TROVARE una SOLUZIONE al CRONICO PROBLEMA delle LISTE di ATTESA, esploso in tempi di Covid?

No, caro Zaia, per ottenere un risultato in questo campo, non è sufficiente dire ai  “dirigenti regionali subordinati” di inviare una letterina a tutti i direttori generali delle ASL venete !!!

Il “dettaglio” del Pnrr che frena Draghi

Giuliano Cazzola, 08.02.2022

Ieri si sarebbe dovuto tenere un importante confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni. Ma l’esecutivo pare voler frenare sul tema.

RIFORMA PENSIONI. Ieri (7 febbraio) doveva essere il “gran giorno” in cui Governo e sindacati (nel loro ruolo politico) avevano concordato di riunirsi per fare il punto sui confronti effettuati sui tavoli tecnici. In verità, da quanto si è appreso, finora più che un dialogo si è svolto un monologo, nel senso che i dirigenti sindacali hanno illustrato sia in termini generali che specifici i singoli argomenti, mentre i rappresentanti dell’esecutivo, fossero ministri o solo sherpa di palazzo Chigi, si sono limitati ad ascoltare, chiedere chiarimenti e rinviare le risposte dopo ulteriori approfondimenti che – sarebbe questa la ragione del rinvio a data da destinarsi – non sono stati ancora compiuti in modo esaustivo…

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La durata delle pensioni e quei conti che non tornano mai

Di Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, 07.02.2022 

La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato e di 44 per il pubblico: prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni. Un monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni.

All’inizio del 2021 sono in pagamento 423.009 pensioni previdenziali per il settore privato e 53.270 per il settore pubblico con durata di ben 41 e più anni. In dettaglio, nel settore privato beneficiano di queste pensioni di durata ultra-quarantennale 343.064 donne (81,1%) e 79.945 uomini (18,9%), andati in pensione nel lontano 1980 o addirittura ancor prima. Lo scorso anno erano 502.327 con un decremento del 16% rispetto al 2020, pari a 79.318 prestazioni eliminate, molte delle quali purtroppo a causa di COVID-19; per i dipendenti pubblici delle 53.274 pensioni (erano 59.536 nel 2020), 36.372 sono appannaggio delle donne (68,3%) e 16.902 degli uomini (31,7%)…

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SALUTE, la rivoluzione verde a chi giova?

di Stefano Biasioli, da Redazione lavocedeimedici.it

Il Dottor Stefano Biasioli, endocrinologo e nefrologo, pone alcuni interrogativi legati alla cosiddetta “rivoluzione verde”, di cui tanto si sente parlare, ma della quale (ancora) poco si conosce.

Non siamo esperti del settore, perché – di professione – facciamo tutt’altro. Ma, vecchietti come siamo e per l’esperienza acquisita, nei decenni, in ambito romano, ci siamo sempre chiesti CHI FORAGGI QUESTO INCUBO MONDIALE: la cosiddetta rivoluzione verde.
In nome di questa fantomatica rivoluzione abbiamo visto ricoprirsi i campi e i tetti di pannelli solari: prodotti in Cina e dintorni, utilizzando il carbone.
Abbiamo visto fastidiose, insistenti e assurde campagne per imporre l’acquisto e la diffusione di auto elettriche, costose e con poca autonomia (per chi, come Noi, macina circa 4500 chilometri al mese). Propaganda a go-go, come se – tra una decina di anni- non ci fosse il gigantesco problema di come smaltire le batterie in questione.
Continuano a circolare vetusti bus e tram a gasolio, con Amministratori comunali incapaci di acquistare mezzi di trasporto a GPL, in attesa di quelli a idrogeno.
Abbiamo visto e vediamo l’Italia circondata da decine di centrali nucleari, vietate in Italia, per motivi sconosciuti. E, così, Noi importiamo elettricità dall’estero, generata con il nucleare, pagandola cara. Perché?

È di pochi giorni fa la notizia che un ecologista come Emmanuel Macron ha deciso di investire sul nucleare francese un miliardo di euro entro il 2030, utilizzando piccoli reattori nucleari (Piano Francia 2030; 30 miliardi di euro di cui 1 per il nuovo nucleare).
E in Italia? In Italia il PNRR con il progetto del MIT “dieci anni per trasformare l’Italia”, si ipotizzano interventi per piattaforme digitali, ricariche elettriche, edilizia pubblica e penitenziaria, porti e affini, ma ci si dimentica delle strade.
Dimenticanza voluta da Giovannini & C. Il Ministro ha detto, testualmente, che “finchè la transizione ecologica non sia avviata in modo consistente, investire sul trasporto aereo o su quello su gomma vuol dire danneggiare l’ambiente e andare in senso opposto all’obiettivo UE sulla riduzione delle emissioni”.
“Per questo motivo, sui 62 miliardi che il PNRR dedica alle infrastrutture, solo 300 milioni vanno alle strade e non ci sono fondi per gli aeroporti” (come riportato da Libero, 13/10/21, pag. 20).

Capito? Da un lato si buttano soldi per tenere in vita gli aerei nazionali, dall’altro lato non si sistemano le piste. Ancora, non butteremo denari per sistemare la rete stradale e autostradale antiquata (buche, asfalto non idro-assorbente e non riflettente…), come se – nei prossimi 20 anni – la gente smettesse di usare le auto e gli aerei…

In attesa del “mondo migliore”, useremo strade sconnesse e aeroporti da terzo mondo. Sempre che non ci siano crisi energetiche, da carenza di gas, benzina, energia atomica.
Nel 2035, auto, autobus, autoarticolati, treni dovranno essere senza combustione… Dicono e blaterano. Nel frattempo, aumenteranno gli incidenti stradali, a causa della mancata manutenzione di strade e ponti.
Decarbonizzare è l’obiettivo della UE. Ma, in Cina e dintorni, si adopera ancora tanto di quel carbone per produrre “dispositivi verdi”. O No?
Transizione ecologica. Obiettivo valido e ottenibile o bufala universale, a favore di pochi?
Già… Una volta producevamo tanta energia elettrica con le centrali idroelettriche… Si pensi a quella di Molveno, ancora in funzione dopo oltre 80 anni…
Già… In Italia parlare di nucleare e di centrali idroelettriche significa “bestemmiare” contro il vezzo sinistrorso che vede in una certa Greta una nuova Giovanna D’Arco.
Ma, Giovanna, è poi finita sul rogo….

Le pensioni, primo banco di prova di Draghi – Formiche.net

Di Giuseppe Pennisi, 01 febbraio 2022

Quello delle pensioni è un tema che consentirà di capire se il premier è ancora in grado di dare indirizzo al governo su un tema importante e che riguarda l’intera finanza pubblica o, invece, è costretto a mediazioni tra le forze politiche e sociali.

Il primo banco di prova per Mario Draghi è la riforma delle pensioni a cui ministero del Lavoro e sindacati stanno lavorando alacremente al fine di avere uno schema delineato e quantizzato in tempo utile per il Documento di Economia e Finanza 2022 (Def 2022) che deve essere completato entro aprile e fornisce la cornice per la prossima legge di bilancio.

È un banco di prova perché consentirà di toccare se Draghi, fallito il tentativo di trascolare al Quirinale, è ancora in grado di dare indirizzo al governo su un tema importante e che riguarda l’intera finanza pubblica o, invece, è costretto a mediazioni tra le forze politiche e sociali ed anche ad ingoiare soluzioni che da economista dovrebbe respingere… CONTINUA A LEGGERE ⇒ Formiche_1.2.22_Pensioni-primoBancodiProvadiDraghi