Sanità: la “cenerentola” nei programmi elettorali – Parte 1

Dato il livello medio della politica e dei politicanti attuali, non ci aspettavamo nulla di buono.

Non parliamo solo della violenza verbale adoperata dalla sinistra nei confronti del centro-destra. Non ci riferiamo solo al modo in cui sono state compilate (da parte del PD e dei suoi alleati e in parte dai 5S) le liste elettorali: candidati paracadutati in collegi elettorali distanti dalle loro residenze, parentopoli  della peggior specie (come usava una volta in ambito accademico, ai tempi dei “baroni”), coesistenza – nello stesso partito- di personaggi con idee opposte (esempio classico, Speranza e Crisanti ), sciacallaggi sul Covid, vendette personali consumate a freddo etc.  etc.

No, ci riferiamo invece alla marginalità con cui i temi sanitari vengono trattati all’interno dei programmi elettorali: poche idee, in parte trite e ritrite, nessun accenno ai costi dei progetti, nessuna attenzione “vera“ verso i protagonisti della sanità: medici, infermieri e tecnici.

Per questo, abbiamo deciso di esaminare analiticamente i temi sanitari elettorali. Perché? Perché la PANDEMIA ha messo in chiara luce lo stato disastroso della sanità pubblica attuale, sia ospedaliera che territoriale.

La sanità/salute, bene pubblico per eccellenza, è stata  oggetto di tagli massicci (superiori ai 35 miliardi in 11 anni), di pesanti blocchi nell’assunzione del personale, di contratti collettivi di lavoro varati in ritardo per ben quattro volte, di massicci pensionamenti, senza ricambi (nemmeno numerici) decenti.

A ciò si aggiunga il dato numerico relativo a ciò che avverrà nei prossimi cinque anni: nei prossimi cinque anni: ben 45.000 medici andranno in pensione, un’emorragia che riguarderà sia i medici di famiglia sia i medici ospedalieri. E le previsioni a 10 anni sono ancora peggiori: da oggi al 2028, infatti, andranno in pensione complessivamente 33.392 medici di base e 47.284 medici ospedalieri, per un totale di 80.676 MEDICI.

E i MEDICI, checché se ne dica, sono il cuore pulsante del sistema: senza medici il restante personale sanitario (pur preparato e importante) può svolgere solo un ruolo ancillare perché – questa è la realtà – solo i MEDICI fanno diagnosi e terapia. Gli altri “dottori” sono importanti, importantissimi (lo sappiamo da decenni!) ma hanno altre funzioni…

… continua ⇒ Sanità_Cenerentolanei ProgrammiElettorali_Biasioli-Gonella_18.8.22

Formiche SALUTE NEI PROGRAMMI ELETTORALI

 

Formiche.net – It’s the economy, stupid! Quello che manca ai programmi dei partiti

Di Giuseppe Pennisi, 15/08/2022

Il centrodestra pone l’accento sulla crescita economica che verrebbe ottenuta principalmente con una massiccia riduzione del carico fiscale. Il centrosinistra punta su misure come la “tassa sul morto” e la riduzione delle diseguaglianze. Nessuno dei due schieramenti specifica come otterrà le risorse per finanziare questi programmi

… continua a leggere ⇒ Formiche_QuellocheMancaaiProgrammideiPartiti_15.8.22

Programma elettorale: “SANITÀ CENERENTOLA”

Forse il centro-destra vincerà la lotteria elettorale del 25 settembre.

Forse, perché recenti (Renzi docet) e lontane (la gioiosa macchina da guerra di Occhetto) vicende insegnano ad essere prudenti nelle previsioni. In Italia “del doman non c’è certezza”.

Comunque sia, data per scontata la tematica sinistroide a favore di minoranze e di ideone non realizzabili, data la crisi mondiale e europea, ci si domanda perché nel programma del CENTRO-DESTRA, tra i quindici punti, non ce ne sia uno significativo dedicato alla SANITÀ.

La prolungata pandemia ha dimostrato in modo inequivocabile che QUESTO SISTEMA SANITARIO ITALIANO è VECCHIO e INADATTO ai BISOGNI SANITARI ATTUALI.

Quelli legati alle pandemie ricorrenti ma – soprattutto – ad una popolazione che INVECCHIA e che è fatta di milioni di italiani soli, malati o malaticci, con difficoltà di accesso alle cure per scarsa mobilità (personale e automobilistica) e per inadeguatezza informatica.

Anche i sassi sanno che OGGI mancano in Italia almeno 120.000 medici e 35.000 infermieri.

Se è così, nel PROGRAMMA del CENTRO DESTRA avrebbero dovuto inserire un PUNTO FONDAMENTALE: UNA RIFORMA UNIVERSITARIA in cui l’università fosse costretta ad adeguare i suoi programmi di accesso agli studi alle RICHIESTE del MERCATO.

Nello specifico, ELIMINAZIONE del NUMERO CHIUSO a MEDICINA, con blocchi successivi al 2° e al quarto anno di laurea.

Ancora, una PROGRAMMAZIONE delle SPECIALITÀ articolata sulle carenze reali di specialisti.

Ancora, una PROGRAMMAZIONE REGIONALE della MEDICINA GENERALE, con passaggio alla dipendenza dei nuovi medici territoriali.

Poche, ma chiare proposte. Per rompere il GUSCIO della CORTECCIA SANITARIA risalente al 1978.

 Stefano Biasioli  – 16 agosto 2022, ore 09:00

 

 

NB) “Certo, potreste dirmi che il punto 7 del programma del centro destra parla di sanità.
Si ma lo fa in modo generico – come quello dei 5S – ma senza toccare il punto cruciale: le regole universitarie per accedere a medicina e alle specialità…

Verso le elezioni – I calcoli da aggiungere al programma economico del centrodestra

Di Giuseppe Pennisi da il Sussidiario.net – 9 agosto 2022

Il centrodestra ha quasi definito il suo programma elettorale, anche sul piano economico. Resta da definire l’impatto sul debito pubblico.

Il primo programma elettorale presentato in vista delle prossime votazioni è quello del centrodestra. Il primo documento che è stato diffuso dalle agenzie la sera del 4 agosto è una bozza in 15 punti che copre gli elementi essenziali. L’idea è che fino al 15 agosto ci sarà una breve fase di discussione con gli elettori (iscritti ai partiti della coalizione, simpatizzanti, indecisi e – perché no? – cittadini usi a votare per le varie forme di centrosinistra e sinistra), Successivamente, i leader della coalizione (che sono stati, tuttavia, coinvolti sin dall’inizio) daranno un ultimo ritocco e il giorno della ricorrenza dell’Assunta presenteranno in pompa magna il documento….

… continua ⇒ Sussidiario_versoleElezioni_Pennisi_9.8.22

COMUNICATO STAMPA

Il Decreto Aiuti bis 2022, approvato oggi dal Consiglio dei Ministri, stabilisce la rivalutazione anticipata da ottobre 2022 nella misura del 2%, limitatamente alle pensioni di importo mensile pari a 2.692,00 euro lordi, corrispondenti all’importo annuo di 34.996,00 euro lordi.
Pertanto sono escluse per ora tutte le pensioni superiori ai suddetti importi.
Dall’1 gennaio 2023 saranno rivalutate le stesse suddette pensioni sulla base del tasso di inflazione che sarà stabilito dall’ISTAT (al momento vicino all’8% per cento) detratta, ovviamente, la suddetta percentuale anticipata del 2%.
Per le pensioni superiori agli importi di cui al primo capoverso non è dato conoscere l’orientamento del Governo (futuro). Saranno applicati i tre scaglioni  del 2022, cioè 100%-90%-75% o i sette scaglioni del 2019 e 2020?
Seguiremo l’evolversi della situazione, dandone comunicazione tempestiva agli iscritti.

Pietro Gonella
Centro Studi FEDER.S.P.eV.

P.S.
Nel 2022 le pensioni sono state rivalutate del tasso inflattivo dell’1,7% provvisorio. Essendo il tasso definitivo dell’1,9%, nei prossimi mesi verranno effettuati i conguagli per lo 0,2% con decorrenza dall’1 gennaio 2022 (con arretrati quindi), sempre applicando i tre scaglioni 100%-90%-75% a seconda degli importi dei trattamenti pensionistici in godimento.

COMUNICATO STAMPA Leonida_5.8.22

Governo: soldi a lavoratori e pensionati?

…. articolo di L. Sbarra e M. Bussoni da ⇒ Stampa_28.7.22_pag_1-2

Nostro commentino:

Vedremo a giorni il testo definitivo del Provvedimento Governativo.

Per l’ennesima volta dobbiamo però rimarcare che anche il Draghi 1, come tutti i governi dal 2011 in poi, ha ancora una volta interloquito solo con la triplice confederale, bypassando tutte le altre Confederazioni autonome, ancora una volta non considerate “degne” di essere convocate!

L’OPUS MACCARONICUM

di Vincenzo Olita da Società Libera online

È la seconda occasione in cui mi servo di un titolo plagiato che rende plastico il mio pensiero e immediatamente fruibile il nocciolo della narrazione.

Tra il XV il XVI secolo, vide la sua massima espressione il latino maccheronico come vero e proprio stile letterario, utilizzato dal potere dotto per rendere più garbata e accessibile la lingua ufficiale simbolo d’intellettualità. L’estensivo e gratificante uso popolare spinse, però, a conferirgli una connotazione burlesca che finì nel caratterizzarlo come linguaggio confuso, contraddittorio, dalle svariate interpretazioni che segnò una divaricazione, anche linguistica, tra strati sociali.

Il monaco benedettino Teofilo Folengo nel 1517 pubblicò l’Opus Maccaronicum, in latino maccheronico, appunto, un lavoro di grande successo contenente diversi poemi con molti effetti caricaturali tra cui la Moscheide che racconta il conflitto tra le mosche e le formiche.

Una ruffiana e falsamente amichevole cinquecentesca classe dirigente, nell’impapocchiare il popolo ne resta sostanzialmente impapocchiata, nel senso che sarà proprio il suo linguaggio a essere sopraffatto e pian piano sostituito dal volgare, dal latino vulgus proprio del popolo, anche se è corretto evidenziare che il declino del latino classico era iniziato già al tempo di Carlo Magno…

… continua ⇒ SocietaLiberaonline_OpusMaccaronicum_28.7.22

 

Lo scherzo è finito male ma forse è un bene…

di Alessandro Sallusti… 

Lo scherzo è finito male, Mario Draghi si è schiantato in Senato dimostrando ancora una volta di non essere un politico, il suo governo finisce qui e pure la legislatura.  Un po’ il premier se l’è cercata – c’è chi dice voluta e cinicamente costruita per vendetta alla sua mancata elezione al Colle – con il suo intervento “sono qui solo perché gli italiani me lo chiedono” stile Marchese del Grillo (“io sono io e voi…”)… ⇒ Libero_21.7.22_pag_1

«Graffio» di Lenin – DRAGHI CHI?

di Stefano Biasioli, 20/07/2022, ore 10:40

Siamo troppo vecchi e scafati da un’esperienza sindacale durata più di 40 anni, per non aver previsto le mosse di Draghi. In una settimana è passato dalle DIMISSIONI IRREVOCABILI a una chiara sceneggiata gesuitica. Semplifichiamo.
Ha plasticamente rammentato per 30 minuti quanto di buono ha fatto il Suo governo finché è stato coeso, prima di essere danneggiato dai problemi sollevati – negli ultimi mesi – da una serie infinita di “mal di pancia e di ostacoli”.
Non ha mai citato i 5S, non ha mai citato la Lega, non ha mai citato i “suoi” ministri e il comportamento distonico di molti di loro.
Ha elencato una serie di cose da fare (per rispettare tempi e modi del PNRR), una serie di leggi  (riforme dei processi, riforme tributarie, riforme del fisco) iniziate e da completare. Ha ribadito che l’Italia deve essere a pieno titolo nella UE, facendo chiaramente capire il ruolo del suo personale prestigio.
Ha parlato di agenda sociale, di legge di bilancio senza scostamenti, di ridurre il carico fiscale sui lavoratori, di rinnovare i CCNL, di rivedere il reddito di cittadinanza e il 110%, di riformare le pensioni, di sistemare la crisi energetica (anche contro il volere delle comunità locali…).
Insomma ha delineato un PROGRAMMA di GOVERNO non per i prossimi 8 mesi, ma per i PROSSIMI 10 ANNI.
Ha rivendicato gli appoggi recenti della comunità civile (Sindaci, Confindustria, Bambini, Sindacati) e ha – nei fatti – contrapposto la CONFUSIONE PARLAMENTARE a QUESTA VOLONTÀ POPOLARE.
I Senatori, che nulla hanno capito, lo hanno ripetutamente applaudito. Esattamente come, qualche mese fa, avevano applaudito il Mattarella bis.
Ma, LUI – gesuiticamente – ha posto loro una domanda carogna: “Senatori, Parlamentari… SIETE PRONTI A QUESTO NUOVO PATTO PER UN GOVERNO COESO e NON di FACCIATA? Le risposte non dovete darle a me, ma al PAESE !”.
Già, un TECNICO SENZA MACCHIA e SENZA VOTI ha bacchettato i quasi mille eletti dal Popolo! Come finirà? A TARALLUCCI e VINO.  Con un governicchio che sopravvivrà fino alle elezioni.

Questa politica è diventata un affare privato

di Vittorio Feltri… 

Nonostante la nostra Costituzione definisca il presidente del Consiglio primus inter pares, rendendo in tal modo la sua figura omogenea rispetto ai suoi ministri, dunque non gerarchicamente superiore, e stabilisca altresì che la fiducia delle Camere è votata al governo nel suo complesso, sulla base e in considerazione del suo programma, e non alla persona del premier, nella prassi si è imposta una applicazione, o visione, distorta di queste regole e procedure, evidentemente in queste ore più che mai. La gente scende in piazza per sostenere Draghi e non il governo… ⇒ Libero_20.7.22_pag_1-6