La spesa sanitaria pagata dei cittadini cresce del 20%

Da ilSole24Ore del 17.11.22 a pagina 10 di Mar.B.

Boom di spese sanitarie a carico dei cittadini che nel 2021 volano a 37,16 miliardi. La cosiddetta spesa out of pocket, quella cioè al di fuori del Servizio sanitario nazionale, secondo l’ultimo monitoraggio pubblicato ieri dalla Ragioneria generale dello Stato è cresciuta del 20,7% rispetto ai valori del 2020 quando era calata dell’11,6%. Un boom di spese sostenute direttamente dai cittadini cresciute soprattutto per farmaci non rimborsabili, visite mediche e diagnostica dopo la frenata legata allo scoppio della pandemia che nel 2020 aveva limitato la spesa sanitaria privata.

Tra l’altro la stessa Ragioneria segnala come «la distribuzione regionale della rivalutazione della spesa sanitaria per l’anno 2021 mostra che la crescita dei valori risulta sostanzialmente equidistribuita su tutto il territorio nazionale». Rispetto invece alla sua composizione le spese per visite specialistiche ed interventi continuano ad avere un peso prevalente (46,1%) sul totale della spesa a carico dei privati, confermando il trend degli anni precedenti. !Anche per questo anno, tra l’altro, la rilevazione della spesa sanitaria privata per visite specialistiche ed interventi chirurgici proviene prevalentemente da medici odontoiatri (31,1% del 2021 vs il 33% del 2020)». Complessivamente nel 2021 la spesa sanitaria è stata di 126,6 miliardi a cui si aggiungono appunto i 37 miliardi pagati direttamente dai cittadini.

Sole24Ore_15.11.22_pag_10

Annuncio

Annunciamo che nella sezione “Documenti” e sezione “Leggi e Decreti” di questo sito, potete trovare il Documento “NADEF 2022 Versione rivista e integrata alla data 04.11.2022″.

Inoltre troverete “Le Direttive-2022_2041_SALARIO MINIMO” e “Bozza Decreto Denominazioni e Competenze”

A Tutti i Nostri lettori:

a proposito del NADEF (Consiglio dei Ministri 04/11/2022) 

Ci siamo presi la briga di leggere con attenzione il NADEF del governo Meloni, che integra quello di Draghi del 28/09/22. Come sempre in Italia i numeri relativi alle entrate, alle uscite e all’indebitamento dello Stato possono essere considerati relativamente verosimili. Quello che comunque si evince è quanto segue:

  1. la spesa sociale (% sul PIL) si aggirerà negli anni 2023-2024-2025 sul 21,5%, in linea con la spesa 2022;
  2. la spesa pensionistica “vera” si aggirerà attorno al 16% del PIL(16,1-16,5%) nel prossimo triennio, pari a +0,9 rispetto alla percentuale 2022;
  3. la spesa sociale “assistenziale” passerà dal 5,87% del PIL (anno 2022) al 5,07% nell’anno 2025.

Questi numeri sono importanti perché testimoniano alla UE che la nostra pensionistica “vera” è in linea con quella media dei 27 Paesi della UE e che quindi questo governo (a differenza di quanto fatto dai 3 precedenti governi!) non dovrà andare in Europa con il cappello in mano né dovrà cedere a possibili richieste della UE relative al taglio della spesa sociale.

Per quanto riguarda la SANITÀ anche il NADEF del governo Meloni accetta che continui il cronico sottofinanziamento della Sanità Pubblica la cui spesa (in % sul PIL) calerà dal 7,04 (2022) al 6,61 (2023) al 6,20 (2024) e infine al 6,01 (2025).

Ogni commento a questo proposito è del tutto inutile.

È infatti evidente che se la spesa sanitaria totale calerà dai circa 134 miliardi del 2022 ai circa 129 miliardi degli anni 2024-2025, non saranno possibili significative variazioni dell’Organizzazione Sanitaria Pubblica, sia in tema di personale che in tema di strutture (!!!!!)

Commento a cura di S. Biasioli

…notizie dell’ultima ora

(Corsera 6.11.22)

…..

…Tutta la posta, sottolineano Meloni e Giorgetti, sarà utilizzata per fronteggiare la corsa del gas e dell’energia elettrica. La specifica della presidente del Consiglio è seguita da un’ulteriore precisazione di Giorgetti per chiarire che nella manovra 2023 «qualsiasi intervento di natura fiscale e di spesa previdenziale dovrà essere coperto all’interno dello stesso settore di intervento, altrimenti non rispetteremo l’obiettivo che abbiamo dichiarato di mettere tutte le risorse a disposizione» per le misure contro i rincari energetici.

In pratica, ha sottolineato il Corriere della Sera, “ogni altra misura non potrà avere come copertura il deficit ma dovrà prevedere tagli di spesa o maggiori entrate fiscali. Risorse arriveranno, anticipa Giorgetti, dalla spending review dei ministeri: 800 milioni nel 2023, 1,2 miliardi nel 2024 e 1,5 miliardi nel 2025…..

Agenzie di Rating: rieccole

Link della pubblicazione da:  Società Libera online

di Mario Lettieri* e Paolo Raimondi**

Eccole di nuovo. Le tre sorelle del rating ritornano a farsi sentire con le loro superficiali pagelle sull’economia e la politica italiana. La prima è l’agenzia Moody’s e a ruota le altre due, la Standard & Poor’s e la Fitch.

Che l’Italia abbia un debito pubblico elevato lo sappiamo tutti. Così come sappiamo degli altri problemi di carattere politico ed economico. Naturalmente conosciamo anche i lati positivi dell’Italia, tra cui la propensione al risparmio, la capacità imprenditoriale, le sue eccellenze nei campi della scienza, della tecnologia e della cultura in generale. Cose che sono ovviamente neglette dai critici.

Moody’s ripete le stesse, ritrite, litanie degli anni passati. Ad esempio, ci sarà un indebolimento delle prospettive di crescita se non si attuano le riforme, oggi anche quelle previste dal Pnrr. Poi, che le incertezze geopolitiche e la crisi energetica siano un aggravamento della situazione economica e sociale lo sanno tutti gli italiani che pagano le bollette della luce, del gas e l’aumentato costo della vita.

L’agenzia ci “regala” un rating Baa3 con outlook negativo. Ciò vuol dire che l’Italia è all’ultimo gradino dell’investiment grade (livello di affidabilità dell’investimento). In questo stadio le obbligazioni di lungo periodo sono soggette a un moderato rischio di credito, con caratteristiche speculative. Sotto questo gradino c’è il non investment grade, dove i rischi sono più alti, sempre più giù fino alla soglia di vero e proprio fallimento.

E’ intollerabile che le loro valutazioni nei confronti degli stati siano essenzialmente di carattere politico. Quando, però, si erano permesse di mettere in dubbio l’affidabilità dei Treasury bond americani, ricevettero dei sonori ceffoni da parte dell’allora amministrazione Obama e scelsero il silenzio. Non per l’Europa.

I loro rating hanno conseguenze importanti per le finanze e le economie nazionali. Per esempio, un titolo di stato con rating BBB non può essere acquistato e tenuto in bilancio da parte di molte istituzioni finanziarie private, come le assicurazioni e i fondi pensione. Ancora più grave, gli stati e i governi non potrebbero mettere detti titoli BBB in garanzia per ottenere dei crediti, ad esempio da parte della Banca centrale europea. Ciò è contenuto in una direttiva della stessa Bce.

Ancora una volta ci si chiede il “perché” di tanto masochismo da parte dell’Europa e dei suoi governi. Il presidente del consiglio dei ministri, Mario Draghi, conosce meglio di chiunque altro questo problema, essendo stato a lungo presidente della Bce. Aveva perfino sollevato dei dubbi sulla loro affidabilità, ma senza risultati.

D’altra parte non si capisce la ragione per cui si dà credibilità al giudizio di agenzie che nella grande crisi finanziaria del 2008 ebbero un ruolo attivamente negativo. Allora, la Commissione d’indagine del Senato americano aveva sentenziato che esse erano state corresponsabili della crisi, avendo distribuito a man bassa rating altissimi AAA a titoli e derivati finanziari che poco dopo sarebbero crollati.

Con i governi le agenzie non farebbero grandi profitti. Con le imprese private, invece, ne farebbero molti. Il fatto di poter giudicare il comportamento dei governi e degli stati, però, dà loro un enorme potere.

Il loro mercato è sempre florido. Moody’s ne controlla circa il 40%, segue con poco meno S&P e più distante Fitch. Non sorprende che nei loro consigli di amministrazione e comitati direttivi siedano dirigenti provenienti da tutte le grandi banche americane e internazionali.

Esse sono società americane private il cui capitale azionario è controllato da imprese e fondi privati. Per Moody’s, il 13,4 è nelle mani della finanziaria Berkshire Hathway del banchiere e speculatore Warren Buffet, poi vengono i fondi di investimento Vanguard e Blackrock. Questi due ultimi sono anche i maggiori azionisti, ciascuno con oltre l’8%, di S&P. Vanguard e Blackrock, con l’altro fondo SSGA, sono le massime potenze del cosiddetto settore non banking financial insitutions (nbfi), con asset stimati nel 2019 a 14.000 miliardi di dollari e con importanti partecipazioni azionarie nelle maggiori corporation americane.

Le agenzie di rating sono state sottoposte a tante indagini. Ma sembrano più “arzille” che mai. Che cosa manca alle autorità europee per porre dei freni alle loro scorribande? Non vorremmo che queste facessero la parte delle tre scimmiette che non vedono, non sentono e non parlano.

*già sottosegretario all’Economia    **economista

 

Graffio di Leonida, 13/10/2022

Leonida, 13 ottobre 2022

Se il buongiorno si vede dal mattino, quello che è  successo oggi in Parlamento non depone bene per i 3 partiti di centrodestra.

Mal di pancia dei Berluscones
e voto incrociato sulle nomine dei presidenti di camera e Senato.

Per fortuna la Meloni è  la più calma dei 3 capintesta
Speriamo che continui ad essere  tosta tosta tosta.
Per il bene di questa povera Italia.

Graffio di Leonida

Leonida, 10 ottobre 2022

È evidente che l’UE non è in grado di risolvere i problemi energetici europei. Nei fatti, ognuno fa per sé. E allora?

Allora, appena insediato, il GOVERNO MELONI DOVREBBE:

  1. Nominare immediatamente un COMMISSARIO ITALIANO per l’ENERGIA, con pieni poteri in grado di neutralizzare le evidenti resistenze di comuni, provincie, regioni, belle arti e similari in tema energetico. Se l’energia è una emergenza e una priorità, va affrontata immediatamente, anche contro i particolarismi locali (Piombino e similari);
  2. Ordinare la RIAPERTURA IMMEDIATA degli  IMPIANTI di ESTRAZIONE del GAS IN ADRIATICO;
  3. STERILIZZARE l’IVA sui CONSUMI ENERGETICI;
  4. CHIUDERE ECONOMICAMENTE  i CONTRATTI PUBBLICI siglati ma mai applicati;
  5. PAGARE i DEBITI dello STATO ai FORNITORI, di varie dimensioni;
  6. DIRE CHIARAMENTE a GERMANIA, FRANCIA, OLANDA, BELGIO e NORVEGIA che l’ARIA è CAMBIATA e che questo GOVERNO ANDRÀ in EUROPA a SCHIENA DRITTA e non a 90 gradi, come fatto da 11 anni a questa parte, dal PD e dai loro amici!