Legge di bilancio 2024: nuova patrimoniale sulle pensioni medio-alte

di Michele Poerio, 22/10/2023

Nell’elaborazione in corso della legge di bilancio 2024 si vocifera di una rimodulazione, per il 2024, del meccanismo di perequazione delle pensioni in atto all’inflazione oggi in vigore ( che si muove, secondo i dati ISTAT, in un range tra il 5,5 e 6% provvisorio nel 2023), che assicurerebbe la piena rivalutazione (100%) solo ai trattamenti fino a 4 volte il minimo INPS, con un incremento dall’85% al 90% per gli assegni da 4 a 5 volte il minimo, mentre la perequazione dei trattamenti oltre 10 volte il minimo sarebbe ulteriormente abbattuta (rispetto al 32% della legge 197/2022) sotto il 30% o addirittura azzerata.

Poiché al male non c’è mai limite ragionevole, occorre chiarire subito alcune verità… continua a leggere ⇒ StartMag_22.10.23_Legge di bilancio 2024- nuova patrimoniale sulle pensioni medio-alte

Da Corriere.it – PENSIONI, TAGLIO della RIVALUTAZIONE per quelle oltre 3.760 euro/mese

Articolo pubblicato su Corriere.it il 19/10/23, di Enrico Marro

Il percorso parlamentare del disegno di legge di Bilancio 2024, approvato dal Consiglio dei ministri lunedì, comincerà al Senato, insieme con il decreto legge «anticipi». Ma mentre di quest’ultimo c’è un testo bollinato, per la legge di Bilancio bisognerà attendere diversi giorni per la messa a punto di varie norme. È il caso, per esempio, del pacchetto di misure previdenziali dalle quali dovranno derivare risparmi per 2,7 miliardi di euro nel 2024. Di questi, 1,5 miliardi non sono in realtà un risparmio, ma l’anticipo a quest’anno del conguaglio sulla perequazione delle pensioni al costo della vita, pari a 0,8%, che verrà pagato a novembre 2023 anziché a gennaio 2024. Il resto, 1,2 miliardi, arriverà in parte da un taglio dell’indicizzazione delle pensioni più alte... continua a leggere ⇒ Corriere_19.10.23_Pensioni-taglio della rivalutazione per quelle oltre 3.760 euro al mese

…e articolo da ilmessaggero.it di Giacomo Andreoli

Le pensioni degli italiani stanno per aumentare, grazie alla rivalutazione all’inflazione. Ma non tutte aumenteranno allo stesso modo. Come lo scorso anno, infatti, il governo ha deciso di ridurre gli aumenti per gli assegni medi e alti, in modo da recuperare risorse pubbliche da utilizzare per coprire il bilancio statale. A dicembre, poi, arriverà il conguaglio della perequazione dei trattamenti pensionistici, che era atteso per gennaio 2024. Vediamo nel dettaglio di quanto saliranno gli assegni nei prossimi mesi…. ⇒ Messaggero_19.10.23_Pensioni-gli aumeti fascia per fascia nel 2024

QUALE RIVALUTAZIONE per le NOSTRE PENSIONI?

I giornali di oggi (17/07/23) sono pieni di notizie e di tabelline sui diversi aspetti della legge di bilancio 2023, presentata ieri dal governo.

A Noi, già pensionati, interessa soprattutto di conoscere l’entità della rivalutazione 2024 delle nostre pensioni in essere. Ebbene, su questa questioncella, gli articoli degli 8 giornali da Noi letti riportano notizie difformi tra loro.

Si va da una TABELLA ANALITICA di QN (Quotidiano Nazionale) a NOTIZIE GENERICHE e CONFUSE.

Per questo ci rifacciamo qui all’articolo di Marco Rogari (Il Sole, 17/11/23, pag.5) che scrive testualmente: “…viene RIMODULATO il meccanismo di indicizzazione delle pensioni all’inflazione attualmente in vigore, che :

  • assicurerà RIVALUTAZIONE PIENA (100%) ai trattamenti fino a 4 volte il minimo INPS (2.101,52 euro);
  • farà salire dall’85 al 90% quelle tra 4 e 5 volte il minimo INPS ( 2.102 – 2.626,69);
  • vedrà scendere ulteriormente (sotto il 30%) la perequazione dei trattamenti superiori a 10 volte il minimo INPS (5.253,8)”

Sulla base dell’attuale schema invece scatterà, con il decreto fiscale approvato ieri, l’anticipo (dal 1° gennaio 2024 al 1° Novembre 2023) del conguaglio dell’indicizzazione 2022: lo 0,8% necessario per recuperare l’inflazione effettiva 2022 (8,1% e non 7,3%).

PRIME CONSIDERAZIONI APS-LEONIDA

Siamo troppo scafati per pensare che le norme attuali della legge di bilancio resteranno invariate durante i passaggi parlamentari, nonostante la maggioranza schiacciante del governo Meloni.

Qualche mal di pancia c’è, anche nel governo… anche se il messaggio di ieri è stato “. ..non saranno presentati emendamenti governativi…(!).

  1. Oggi possiamo ribadire che le NOSTRE AZIONI LEGALI 2023 contro i TAGLI RIVALUTATIVI SONO STATE GIUSTE e DOVEROSE….
  2. Solo il TESTO del DDL in Gazzetta Ufficiale ci dirà esattamente quanto sarà l’ulteriore taglio: dal 32% del 2023 al …28-20% del 2024?
  3. Ci saranno ipotesi di tagli anche per il 2025?

Comunque sia, ANCORA UNA VOLTA I PENSIONATI della DIRIGENZA PUBBLICA e PRIVATA continuano ad essere il BANCOMAT di QUESTO PAESE.

Su di loro TASSE OBBLIGATE e TAGLI PERMANENTI ALLE PENSIONI IN ESSERE (effetto inflattivo…).

La Meloni non ha speso, ieri, una parola per Noi pensionati, ancora una volta taglieggiati. Larga parte del Parlamento pensa che:

“SIAMO NOI i RESPONSABILI dei BUCHI PENSIONISTICI …..”

Dicono, pensano, agendo di conseguenza.

Invece NOI SIAMO QUELLI che GARANTISCONO IL WELFARE di FIGLI e NIPOTI e gli UNICI ad  ESSERSI PAGATI (in decenni di lavoro) gli ASSEGNI PENSIONISTICI, oggi via via taglieggiati e quindi calanti.

A cura di Stefano Biasioli, 17/10/2023 ore 10:34

Da Sussidiario.net – articolo su Sanità più Nostro commento

Di Carlo Zocchetti – 11/10/2023

Sanità, imparare a fare i conti della serva

C’è stata una polemica sulle cifre destinate alla sanità nella Nadef. Carta e penna e un po’ di aritmetica possono aiutare a fare chiarezza… continua a leggere ⇒ Sussidiario_11.10.23_Sanità imparare a fare i conti della serva

….Nostro commento:

Il problema è che:

  1. la sanità è sotto-finanziata dal 2011;
  2. la %: 6,1% del PIL è inferiore nettamente alla media europea;
  3. le previsioni del PIL Italico sono sovrastimate per gli anni dal 2023 al 2026, soprattutto alla luce delle guerre in atto e della nuova crisi energetica;
  4. se il PIL NON CRESCE o CRESCE MENO del PREVISTO, IL FINANZIAMENTO della SANITÀ, già insufficiente oggi, sarà ancora inferiore all’attuale;
  5. in ogni caso continuerà ad essere inferiore alle necessità sanitarie di una popolazione che invecchia e che si trova carente di medici, infermieri, farmaci-tecnologie, strutture territoriali e non solo.

Firmato, i Leonida

LA RISOLUZIONE DELL’INPS

a cura del Ns. Presidente Dott. Roberto Mencarelli

Mattina afosa a Roma, uno stretto manipolo di funzionari INPS si riunisce non so dove, forse al Ministero dell’Economia o forse in qualche scantinato segreto di Palazzo Chigi.

Sono quindici o sedici, determinati a trovare finalmente la soluzione allo storno di parte dei fondi pensionistici da chi ha pagato a chi non ha mai pagato durante l’intera vita lavorativa, dato che, quest’ultimi, poverini, hanno pensione inadeguata e umiliante rispetto al loro usuale stile di vita.

Si ragiona e si discute molto ma la soluzione appare assai lontana, fino a quando un occhialuto membro dice: …“Però il Covid è stato una benedizione per le nostre casse, vi ricordo Infatti, che la riduzione della spesa pensionistica da premorienza,  per il 2020, è stata pari a 1,11 miliardi di euro. Vi ricordo anche che, stimata la sopravvivenza statistica dei coniugi superstiti, l’entità della minore spesa pensionistica complessiva nel decennio 2020-2029, al netto delle nuove reversibilità, può alleggerire il bilancio INPS di circa 11,9 miliardi di euro”…*.

Un grande subbuglio ha così agitato l’anima dei presenti.

Alla fine, per menti sopraffine e intelligenti come le loro, la risoluzione finale non poteva essere che una sola:  “…per risparmiare bisogna accorciare la vita media dei pensionati, la longevità è troppo costosa…”

Tutto ciò che ne seguì e ne seguirà, appartiene alle cronache disumane: “…tagliamo la pensione ai troppo vecchi…”

*Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali
*Antonietta Mundo, Già Coordinatore generale statistico-attuariale INPS
*Articolo pubblicato sul Corriere della Sera del 31/3/2021

SANITÀ e DEF

Dalla “Rassegna Stampa” del CNEL del 03/10/2023

Torino ieri (3/10/23) al centro del Paese per il Festival delle Regioni, dove è intervenuta anche la Premier Giorgia Meloni, e a tenere banco è stata in particolare la sanità, dopo il rapporto della Fondazione Gimbe che ha analizzato i numeri della Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza con i relativi stanziamenti esplicati nelle Tabelle del MEF che fotografano l’andamento della spesa per ospedali e medici.

Leggiamo la cronaca di Antonio Loise per il Quotidiano Nazionale: Due cifre che per la Fondazione Gimbe, portano il sistema sanitario “…«sull’orlo del baratro» perché nascondono un netto ridimensionamento delle risorse”

Di altro avviso Giorgia Meloni, che davanti ai governatori riuniti a Torino spiega per che per costruire «un sistema sanitario efficiente ed efficace sarebbe miope perseguire questo obiettivo esclusivamente pensando all’aumento o meno delle risorse. Dobbiamo avere un approccio più profondo per vedere come le risorse vengono spese».

Mentre il ministro della Salute, Orazio Schillaci, annuncia lo stop ai medici gettonisti entro l’anno, la lotta alle liste di attesa anche attraverso una nuova organizzazione dei centri unici di prenotazione e più risorse da destinare al personale, anche con il taglio delle tasse su tredicesime e straordinari dei camici bianchi.

Impegni che però, secondo la Fondazione Gimbe, sono contraddetti dalle cifre della Nadef.  Infatti, dall’esame del conto della pubblica amministrazione a legislazione vigente (senza, cioè, ulteriori interventi in manovra) la spesa sanitaria fra il 2023 e il 2024 si riduce dal 6,7 al 6,6% del Pil, per poi calare al 6,2% nei due anni successivi e attestarsi sul 6,1% nel 2026. Un quadro che, di fatto, contraddice gli annunci di nuovi stanziamenti da destinare al personale sanitario e i due disegni di legge collegati alla manovra sulla riorganizzazione e il potenziamento del sistema sanitario e sul riordino delle professioni. Con queste cifre, insomma, il margine per nuovi investimenti si riduce al lumicino, confermando che «la sanità resta la cenerentola dell’agenda politica», anche perché la spesa fa un salto indietro non raggiungendo neanche i valori «pre-pandemia».

SANITÀ, 2 miliardi in meno: “Addio a cure Nord-Sud”

Autore: Natascia Ronchetti, 02.10.2023

FORBICE SELVAGGIA OSPEDALI IN RIVOLTA
Sanità, 2 miliardi in meno: “Addio a cure Nord-Sud”

NADEF Previsti due miliardi in meno rispetto alle richieste di Schillaci.

Fedriga: “Non è abbastanza”, Bonaccini: “Deluso”. E i privati incassano.
Destra e sinistra un’unica voce: Regioni contro i tagli alla sanità

MOBILITÀ CRESCONO I CITTADINI CHE VANNO A CURARSI ALTROVE

Avevano chiesto al governo 4 miliardi in più. Si ritrovano con due miliardi in meno. Taglio che – se la prossima manovra di bilancio confermerà la Nadef, nota di aggiornamento al Def – potrebbe essere il colpo di grazia perla disastrata sanità pubblica. E su questo i governatori sono tutti d’accordo, anche se con sfumature diverse. Dal leghista Massimiliano Fedriga (Friuli Venezia Giulia, presidente della Conferenza delle Regioni) a Stefano Bonaccini, Pd, ai vertici dell’Emilia-Romagna…

… continua a leggere  SANITA_2miliardi in meno_2.10.23