I Pensionati e la Manovra

Giuseppe Pennisi, 28 novembre 2022 – Formiche.net

I pensionati sono oltre 18 milioni. Infatti le pensioni Inps vigenti al 1° gennaio 2022 e liquidate dall’Istituto erano 17.749.278 di cui: 13.766.604, ovvero pari al 77,6%, classificate dall’Inps come di natura previdenziale (vecchiaia, invalidità e superstiti), anche se –come spesso sottolineato dal Centro Studi e Ricerche – Itinerari Previdenziali e riferito su questa testata – frammischiate con elementi assistenziali, e 3.982.674, ovvero il 22,4%, che lo stesso Inps riconosce di essere puramente di natura assistenziale (invalidità civili, indennità di accompagnamento, pensioni e assegni sociali). Nel 2022 – affermano le analisi del voto – sono stati determinanti nel risultato elettorale, soprattutto perché stanchi quelli che, a torto o a ragione, considerano “tagli” alle loro pensioni quali “contributi di solidarietà” e “raffreddamenti” dell’aggancio all’andamento del costo della vita. Misure su cui la stessa Corte Costituzionale ha espresso, in più di un’occasione, perplessità. Data l’evoluzione demografica dell’Italia, il loro peso elettorale aumenterà in futuro…

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pubblicazione su Formiche.net il 29.11.2022

Le amare verità del DDL Bilancio 2023

Michele Poerio, Stefano Biasioli, Pietro Gonella (Direttivo FEDER.S.P.eV.) – 28/11/2022

Abbiamo capito tutto. Abbiamo capito che il 95% della legge di bilancio 2023 è stata scritta dal governo Draghi. Abbiamo capito che si tratta di un decreto emergenziale che –su 35 miliardi complessivi di manovra- ne destina 21 a imprese e famiglie e 14 per una serie di interventi a pioggia, che dovrebbero favorire la crescita del PIL.
Abbiamo capito che i costi energetici saranno coperti solo fino alla fine di marzo 2023 e che i 14 mld di cui sopra sono “ a rischio di copertura” e sono comunque indirizzati a favore del lavoro autonomo (flat tax) e dei dipendenti (vantaggi per i redditi fino a 20.000 euro/anno), con poco spazio per i pensionati (rivalutazione al 100% per redditi fino a 3,99 volte il minimo INPS). Per tutti gli altri pensionati, ci sarà una rivalutazione parziale o ridicola. Con un danno permanente sulla pensione futura, come già avvenuto (dal 2011 al Dicembre 2021) quando le pensioni sono state tagliate per 9 anni su 12.

DANNO PERMANENTE
Ma c’è di più.
DISTONIA GOVERNATIVA
QUESTO GOVERNO È EVIDENTEMENTE “DISTONICO”. Usiamo questo termine e non un altro, per evitare querele. DISTONICO, PERCHÈ?
Pochi si sono accorti di una grossa “presa in giro”. Il Governo prima (19/11/2023) pubblica in G.U. (n° 271/2022) un decreto del MEF che – ex legge 448/1998 (art.34,c.1) – ripristina dall’1/1/2023 la normale rivalutazione automatica delle pensioni da applicarsi in 3 fasce(100%,90%,75%) sul dato inflattivo del 7,3%… salvo conguaglio.
A distanza di pochi gg (25/11/2022) il Governo poi invia in Europa e diffonde in Italia il testo (peraltro finora incompleto, per Noi mortali) del DDL BILANCIO 2023, che INVECE – CONTIENE TAGLI PESANTI sulla RIVALUTAZIONE delle PENSIONI, alla faccia della legge 448/1998 e della GU 271/2022.
Infatti, articolo 56 dello stesso (“ Revisione del meccanismo di indicizzazione”, pag. 36-37) sono previsti NUOVI TAGLI SULLE PENSIONI OVER 2100 euro lordi/mese, PER IL BIENNIO 2023-2024.

I tagli sono così quantificabili:

  • Circa 36 euro/mese, sulle pensioni over 2100 euro/lordi
  • circa 89 euro/mese, sulle pensioni di 3.100 euro lordi
  • circa 110 euro/mese, sulle pensioni di 3.600 euro lordi
  • circa 207 euro/mese, sulle pensioni di 5.600 euro lordi

…. continua a leggere ⇒ LeAmareVerita-DDL-2023_28.11.22

Commenti al DDL di Bilancio da ⇒ Libero_28.11.22_pag_16

A Tutti gli ADERENTI a APS-LEONIDA

A tutti i pensionati  (di qualunque tipo…e natura…)

Il Governo Meloni ha deciso di falcidiare la rivalutazione alle nostre pensioni, trasformandola in mancetta (comunque da tassare). È l‘articolo 56 del DDL bilancio 2023, che è stato inviato alla UE.

Ma non finisce qui.

Lo stesso DDL contiene anche un articolo (il 27) che – per ora – ha solo un TITOLO “Contributo di solidarietà”.  Il titolo è seguito da tanti puntini………. Il contenuto, ovviamente, sarà riempito dal Parlamento, e così il Governo potrà dire che non è stata scelta sua…

ESTOTE PARATI !

Qualunque cosa deciderà  il Parlamento, non potrà che essere a nostro danno.

Dovremo difenderci, ancora una volta. “Ci sarà pure un giudice, in questo Paese !”.

Roberto Mencarelli
Stefano Biasioli
Arturo Orsini  e Tutto il Direttivo Aps-Leonida

NB)
Notizie dettagliate sulle fasce, sui numeri e sui tagli sono reperibili in questo sito sia nelle “News” quotidiane che nei “Documenti”

TAGLI PEREQUAZIONE

I risparmi sul  TAGLIO delle PEREQUAZIONI PENSIONISTICHE dipende dalle soluzioni scelte:

A) TAGLIO NETTO sull’INTERO ASSEGNO:

1)  vale 1,5 mld  se si riducesse dal 75 al 50% il recupero inflattivo (la perequazione)  per le pensioni superiori a 5 volte il minimo INPS ( 2.621 euro lordi/mese);

2)  ⇒ vale 3 mld se si riducesse al 50% anche la perequazione delle pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS (tra 2.097 e 2.621 euro lordi/mese);

B) TAGLIO SOLO sulla PARTE di PENSIONE ECCEDENTE i 2.097 euro:

3)  ⇒ vale circa 1,45 mld (ossia esentando dai tagli solo le pensioni fino a 4 volte il minimo INPS (2.097 euro);

4)  ⇒ vale circa 1,41 mld ( esentando invece dai tagli le pensioni fino a 5 volte il minimo INPS (2.621 euro).

Nel caso della soglia più alta, sarebbe salvaguardato l’84% dei pensionati (3 pensionati su 4); nel caso della soglia più  bassa, sarebbe salvo il 74% dei pensionati. In ogni caso, quelli che saranno colpiti dalla misura avranno una penalizzazione consistente a fronte di una perequazione calcolata dal MEF per il 2023, che – al 100%- vale il 7,3%.

Nel caso di pensioni tra 4 e 5 volte il minimo INPS (2.097-2.621) con l’IPOTESI A,  una pensione di circa 2400 euro lordi/mese recupererebbe 87 euro/mese invece di 157 teorici, con una perdita di 70 euro/mese (910/anno).

Detta perdita si ridurrebbe invece a 4,24 euro con l’IPOTESI B.

Per una pensione sui 5000 euro (per la quale la perequazione teorica era al 75%), con l’IPOTESI A il recupero sarebbe di 182 euro/mese invece che 273, con una perdita di 90 euro/mese = 1.170 euro/anno !

Commentino

Qualunque fosse la scelta finale del Parlamento, su queste proposte governative, in ogni caso, per l’ennesima volta, si dimostra che – anche questo governo – gioca con i numeri. Per eliminare i danni fatti dalla Fornero ai pensionati futuri, si penalizzano i PENSIONATI ATTUALI, con una partita di giro.

Alla faccia delle sentenze della Consulta e delle tasse pagate dai pensionati over 2.621 euro/lordi/mese, si penalizzano sempre i SOLITI NOTI, quelli che – in vita – hanno pagato  fior di contributi pensionistici e pagano fior di tasse. Senza eludere mai.

Per LORO NON VALGONO I DIRITTI ACQUISITI. Non sono valsi dal 2011 al 2021 e non varranno dal 2023 in poi!

Non ce ne staremo zitti e buoni!

NB) I dati numerici sono stati recuperati dall’ANSA (Arena, 22/11/22, pag. 4 – che potrete leggere nella Sez. “Documenti” di oggi 22.11.22).

Il Commentino è di Stefano Biasioli

Esempio sui dettagli della riforma (estratto da l’Arena, 22-11.22 pagina 4):

Rivalutazioni PENSIONI – Pensioni alte, aumenti a metà per finanziare quota 103

Cari Tutti,

nell’ultima ASSEMBLEA LEONIDA eravamo stati – PURTROPPO- cattivi profeti.

“Per recuperare denari per tamponare i danni della Fornero taglieranno le rivalutazioni alle pensioni superiori a 5 volte il minimo INPS… per questo dovremo rifare un’altra Assemblea, dopo il varo della legge di bilancio, per ipotizzare un’ennesima azione legale contro questi possibili tagli…”

L’assemblea padovana è stata, su questo, unanime.

Ed ecco che oggi cominciano a comparire notizie sui possibili tagli alle cifre (calcolate con minuzia da Gonella) alle rivalutazioni 2023 delle nostre pensioni.

Insomma, anche Meloni+Giorgetti vogliono “tagliarci il pelo”, esattamente come fatto dai governi precedenti, dal 2011 fino al 31/12/2021. E, ciò, alla faccia delle varie sentenze della Consulta.

Leonida come siamo, QUALCOSA FAREMO. O NO ? ESTOTE PARATI!

Roberto Mencarelli
Stefano Biasioli

Le decisioniPENSIONI ALTE, AUMENTI A METÀ per FINANZIARE QUOTA 103… articolo di L. Ci. su ⇒ Messaggero_21.11.22_pag_3

SANITÀ : più Stato o meno Stato?

Da il sussidiario.net di Carlo Zocchetti

Il sottosegretario alla Salute Gemmato ha detto che il primo male della nostra sanità è la riforma del Titolo V della Costituzione effettuata nel 2001

Il buon giorno si vede dal mattino, dice il proverbio; e siccome la saggezza popolare spesso ci azzecca proviamo a vedere a partire dal mattino che ci sta presentando il Governo se la sanità farà rima con sussidiarietà.

L’occasione ci viene dalle dichiarazioni che l’onorevole Marcello Gemmato (Fratelli d’Italia), farmacista, sottosegretario di Stato alla Salute (cioè vice-ministro) nel nuovo Governo uscito dalle recenti elezioni, ha rilasciato in questi giorni a proposito del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), nel quale riconosce come principali difetti i tre seguenti: a) il primo male della nostra sanità è la riforma del Titolo V della Costituzione effettuata nel 2001; b) il secondo male sono gli scarsi investimenti in sanità; c) la terza grande criticità è l’assistenza territoriale. Tutti e tre gli argomenti meritano di essere approfonditi, ma in questo breve contributo ci fermiamo sul primo punto critico perché ha direttamente a che fare con il titolo di questo giornale e della Fondazione per la Sussidiarietà…

… continua a leggere ⇒ Sussidiario_17.11.22_SanitapiuStatoomenoStato