DI MAIO VUOLE TAGLIARE LE NOSTRE PENSIONI !

CI RISIAMO ! DI MAIO VUOLE TAGLIARE le NOSTRE PENSIONI !

Il ” Fatto Quotidiano ” di oggi riporta a pag.6 (Articolo di Carlo Di Foggia) un fatterello “piccolo piccolo”. Di Maio, ieri, ha ANNUNCIATO una MISURA ECONOMICA: la creazione di un fondo per alzare le pensioni minime, alimentato dal TAGLIO di QUELLE D’ORO e dei VITALIZI, con il RICALCOLO CONTRIBUTIVO.

” Ne ho parlato con Tito Boeri…spero di portare questo piano al primo Consiglio dei Ministri utile”.

Questa affermazione di Di Maio dimostra alcune cose, note da tempo:

a) che i 5S non hanno un proprio “esperto pensionistico”, se debbono ricorrere alle idee di Tito Boeri, Presidente INPS in cerca di ricollocazione….;

b) che le IDEE PAZZE di BOERI e PATRIARCA (Primavera del 2015) non sono morte ma vengono sponsorizzate dall’attuale ministro del lavoro.

Per gli smemorati, ricordiamo che “l’ipotesi Boeri-Patriarca” prevedeva il RICALCOLO FORFETTARIO della FASE RETRIBUTIVA, colpendo le pensioni da 2000 euro in su, con il taglio variabile (dal 20 al 50%) del delta tra l’attuale montante pensionistico ed il nuovo montante, ricalcolato come sopra. 

Il tutto, per arrivare ad un taglio di circa 4,2 miliardi complessivi, cifra che farebbe gola a Di Maio, per alzare le pensioni minime….!;

c) che DI MAIO NON CAPISCE NULLA di PENSIONI e di CONTABILITA’ INPS;

d) che DI MAIO non ha mai letto le relazioni di Alberto Brambilla sui bilanci INPS; 

e) che DI MAIO NON HA MAI LETTO la RELAZIONE SANGALETTI sui TAGLI PENSIONISTICI 2012-2019 (30,44 miliardi tolti ai pensionati INPS !!!);

f) che DI MAIO NON HA MAI LETTO la RECENTE (Gennaio 2018) ANALISI DETTAGLIATA del BILANCIO INPS, analisi che testimonia la parità del BILANCIO PREVIDENZIALE INPS e il netto deficit del BILANCIO ASSISTENZIALE INPS;

g) che DI MAIO VUOLE PERDERE le PROSSIME ELEZIONI (politiche ed europee) perché perderà il voto di 1.873.262 pensionati, da Lui ulteriormente massacrati (dopo i tagli di Monti, Letta, Renzi, Gentiloni), in modo becero ed anticostituzionale.

Vuole la guerra? L’avrà…Noi dell’APS Leonida e del Forum pensionati non ce ne staremo zitti e buoni.

RIFORMA PENSIONI 2018, Salvini, “priorità superare Legge Fornero con la Quota 100” (ultime notizie)

Riforma Pensioni 2018: le regole per la Quota 100 e tutte le ultime notizie. – Il “caso-Quota 37” e i lavoratori gravosi con benefici di uscita dal lavoro aon Ape Sociale.

18 Giugno 2018 – agg. 18 giugno 2018 – 20:22 Niccolò Magnani

SALVINI, “PRIORITÀ SUPERARE LEGGE FORNERO CON LA QUOTA 100”

Nel giorno in cui il Ministro degli Interni ha rilanciato, con polemica scoppiata immediata, sul tema immigrazione e “censimento rom” non sono mancate le indicazioni di priorità per Salvini sul fronte pensioni: non è il Ministro del Lavoro ma da vicepremier (e leader della Lega) prova a puntellare il programma di priorità per il governo dei prossimi mesi. In una intervista a TeleLombardia, il segretario del Carroccio ha spiegato come assieme al Ministro Bonafede (Giustizia, ndr) «faremo di tutto per rendere concreti entro quest’anno le novità sulla legittima difesa, per eliminare gli sconti di pena per reati gravi come stupro e omicidio e per un intervento fiscale, a partire dalle partite Iva. La flat tax per i cittadini probabilmente partirà dall’anno fiscale successivo». Ma la vera priorità economica viene spiegata da Salvini sul lato previdenziale: «bisogna iniziare fin da subito a smontare la legge Fornero con la Quota 100, già entro il 2018». Le polemiche delle opposizioni sugli altri fronti faranno passare in secondo piano le affermazioni sulle pensioni ma sotto il profilo politico è assai importante notare come Salvini tenga ancora – come del resto anche Di Maio su altri temi – le briglie salde all’intera maggioranza, anche se direttamente non dovrebbe competergli. (agg. di Niccolò Magnani).

SONDAGGIO: 44% VUOLE QUOTA 100

In un sondaggio pubblicato da Swg per Confesercenti il 44% degli intervistati ha dichiarato di preferire la misura del governo Conte per superare la Legge Fornero che regola di fatto il sistema pensioni in Italia. Rilanciare il piano previdenziale dei prossimi decenni è una priorità non solo del Governo, di qualsiasi colore esso sia, ma dell’intero popolo italiano che teme di non arrivare ad un assegno previdenziale nei prossimi 20-30 anni. Quasi un italiano su due dunque vorrebbe il superamento della riforma messa in atto nel 2011 dall’ex ministro del Welfare del Governo Monti: «la revisione della riforma sulle pensioni rappresenta il punto più apprezzato dai lavoratori italiani, tra quelli indicati dal Governo Lega-Movimento 5 Stelle», recita il sondaggio condotto da Confesercenti. Di Maio ora dovrà cercare di “triangolare” con il ministro Tria e il Premier Conte per trovare una soluzione rapida, tempestiva ma che possa trovare coperture e fondi “solidi” e non si debba poi rimettere di nuovo tutto in discussione nella Finanziaria successiva.

CONFSAL-UNSA CHIEDE QUOTA 100

Secondo Massimo Battaglia, segretario generale della Federazione Confsal-Unsa (Unione Nazionale dei Sindacati Autonomi) la Quota 100 proposta dal Governo sul fronte pensioni non solo è la strada giusta ma è quella da prendere nel più breve tempo possibile. Il motivo è semplice, ovvero tutte le possibili conseguenze in termini economici e sociali che potrebbero portare la legge Fornero ancora a pessimi “ricavi” per i pensionati italiani. «Dal 1 gennaio 2019 le pensioni saranno penalizzate dell’1,5% in meno», annuncia l’Unsa, da sempre molto critica con i governi Monti prima, Letta-Renzi-Gentiloni poi. «È uno scandalo che rischia di passare sotto traccia», sottolinea ancora Battaglia mostrando il calcolo del coefficienti di trasformazione delle pensioni, effetto poco noto della legge Fornero. Di fatto, se nulla verrà variato nella legislazione corrente e vigente, i coefficienti vengono applicati al montante contributivo, ovvero a quanto versato durante la vita lavorativa, con le perdite mostrate qui sopra da Unsa. «Un lavoratore che andrà in pensione a 65 anni nel 2019 prenderà una pensione inferiore di oltre l’1% rispetto a chi ha avuto la fortuna di ritirarsi un anno prima, mentre 70enne che andrà in pensione il prossimo anno perderà quasi il 2% sul suo assegno: dai 2.943 euro del 2018 ai 2.887 del 2019», spiega Today, riportando l’invito di Unsa e Confsal al Governo Lega-M5s di “fare presto” per non perdere altro tempo utile a cambiare le norme vigenti.

QUATTORDICESIMA, CHI RIMANE ESCLUSO?

Tutti gli importi della Quattordicesima, in arrivo a luglio per diverse categorie di lavoratori italiani, aumentano di fatto per tutti coloro che hanno un reddito non superiore a 1,5 volte il trattamento minimo annuo del Fondo Pensioni. Nel dettaglio, si sta parlando di circa 9.894,69 euro: prendendo poi come riferimento le diverse precedenti fasce di anzianità contributiva per lavoratori autonomi e dipendenti, i vari importi dell’assegno pensionistico di luglio aumentano tra i 437, 546 e 655 euro. Ebbene, nei forum specifici del settore previdenziale da giorni ormai rimbalza la domanda su chi sia escluso dalla Quattordicesima pensionistica. Stando al decreto immesso nella scorsa legge di Bilancio, la misura della quattordicesima mensilità non è prevista per le pensioni che riguardano l’assegno sociale, le pensioni di guerra e l’invalidità civile.

RIFORMA PENSIONI, LE REGOLE PER ACCEDERE ALLA QUOTA 100

È tutto un parlare di Quota 100, non solo viste le parole del viceministro Garavaglia di due giorni fa, ma visti anche gli altri impegni che il Governo gialloverde ha messo in cantiere con relative coperture economiche tutte da impostare e decidere ancora. Il Ministro Di Maio avrà un bel da fare per provare a rendere effettiva la pratica del Contratto di Governo stipulato con Salvini e la Lega anche se dalle prime dichiarazioni di queste settimane iniziali di legislatura l’intenzione di insistere sulla Quota 100 sono tutte evidenti. Occorre a questo punto far capire ai lettori e ai “pensionabili” interessati cosa è dato sapere fino ad ora delle regole di accesso alla disposizione atta da Di Maio e Salvini per superare la legge Fornero. «Uscita dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva»: per ora la Quota 100 “resta” tutta qui, con regole, accordi, coperture, cifre e conseguenze ancora tutte da scrivere. Occorre ricordarlo e ricordarselo specie nel complesso mondo di annunci e slogan che tutti i partiti “adottano” nella propria comunicazione politica.

PENSIONI QUOTA 37: L’ETÀ DELLA PRECARIETÀ

Il Corriere della Sera nella sua edizione domenicale ha pubblicato un interessante studio condotto da Antonio Firinu, dell’Università di Cagliari, e Lara Maestripieri, dell’Università Autònoma di Barcelona sul problema della precarietà: la Quota citata, altro che 100 o 41 come si tratta sul fronte pensioni, è la “37” ovvero quando è stato stimato il limite tra chi si è salvato e chi no dal “mondo precario” di oggi. «Chi ha più di 37 anni sembra essersi salvato dalla crisi e dalla precarietà. Chi invece è sotto «quota 37» ha pagato a caro prezzo le conseguenze di un’economia in difficoltà e di un mercato del lavoro sempre più flessibile. È scivolato fuori dalla zona di sicurezza, quella del contratto pieno e a tempo indeterminato. Si è infilato in una selva, spesso oscura, fatta di part time involontario, cioè non chiesto ma subìto, contratti a termine, collaborazioni e lavoretti. Ed è finito nell’area del cosiddetto marginal work», spiega il collega del CorSera nel presentare lo studio dei due esperti accademici. A guardare nei documenti dello studio promosso dalla Fondazione Feltrinelli, nel 2009 i giovani tra i 25 e i 36 anni con un contratto a tempo pieno e indeterminato erano il 40,1%. Poi però nel 2016 sono precipitati al 32,3%, mentre nello stesso momento sono aumentati quelli che non hanno scelto ma dovuto accettare un contratto meno sicuro per poter entrare nel mondo del lavoro. «La deregulation ha portato a un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro che non è stato distribuito in maniera equa tra le generazioni», spiegano i due ricercatori concludendo il loro studio. Insomma, un problema sono le pensioni ma un altrettanto problema (collegato e ugualmente grave) è quello dell’ingresso in un mondo del lavoro tutt’altro che “sicuro”.

Da sito web www.ilsussidiario.net

Pensioni, la mossa di Matteo Salvini per cacciare Tito Boeri dall’Inps: quale fedelissimo vuole piazzare al suo posto

11 giugno 2018 – da sito web www.liberoquotidiano.it

Da quando è nato il governo Lega-M5s, la poltrona del presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha cominciato a vacillare pericolosamente. Certo il numero uno dell’istituto di previdenza non ha fatto nulla in passato per togliere motivi a Luigi Di Maio e Matteo Salvini di accompagnarlo gentilmente fuori dal suo ufficio. Boeri infatti è stato protagonista di accese polemiche sul costo secondo lui insostenibile del reddito di cittadinanza, senza trascurare la sua totale contrarietà alla riforma della legge Fornero sulle pensioni.

Leggi anche: Fornero, l’ultimo sanguinoso trabocchetto: “L’adeguamento automatico…”. Di quanto tagliano le pensioni. 

Sulla poltrona di Boeri avrebbe già allungato lo sguardo la Lega, che attraverso Giancarlo Giorgetti avrebbe già indicato un nome ideale in Alberto Brambilla. Il leghista è stato l’autore di una parte cruciale per i leghisti del contratto di governo, quella che vorrebbe modificare gli attuali meccanismi di pensionamento, la famosa “quota 100”. Lo stesso Brambilla al Fatto ha detto: “Se dovessi scegliere col cuore, andrei all’Inps”. Resta da capire come il governo riuscirà a spodestare Boeri, che ha il mandato in scadenza solo nel 2019. Il Pd ci aveva provato, non riuscendoci fino in fondo. La Lega però potrebbe avere tutte le carte necessarie per spingere fino in fondo la riforma sulla governance dell’Inps, portandola a una maggiore collegialità nell’indirizzo politico, oggi ben più concentrato nelle mani del presidente. Per Boeri insomma, cresce la schiera dei nemici.

Riforma Fornero…. “Quota 100 sì, ma con età minima per la pensione a 64 anni”

Le idee  del Prof. Brambilla  (da leggere la  Sua intervista  integrale su La Repubblica di oggi 04 giugno) per Quota 100 ed altri interventi nella materia previdenziale  di  grande attualità e vivacità con il nuovo Governo e con i pronunciamenti del  responsabile del Dicastero, Luigi DI MAIO.

L’esperto di previdenza che ha contribuito a scrivere il programma del Carroccio conferma di voler fissare una soglia: “Significa di fatto annullare lo scalone Fornero che ha portato l’età a 67 anni dal 2019”. Un’interpretazione obbligata dalla spesa prevista di soli 5 miliardi, contro i 20 ipotizzati dall’Inps per rivedere totalmente la legge del governo Monti 

di F. Q. | 4 giugno 2018 da www.ilfattoquotidiano.it 

“L’idea è di mandare in pensione chi ha almeno 64 anni con 36 di contributi, oppure 41 anni e mezzo di contributi”. Alberto Brambilla, esperto di previdenza e già sottosegretario al Welfare nei governi Berlusconi tra il 2001 e il 2005, ha scritto la parte del contratto di governo Lega-M5s sul “superamento della legge Fornero”. In cui si parla dell’introduzione della “quota 100” come somma di età e contributi necessari per andare a riposo. Ma ora, dopo l’insediamento del governo Conte, in un’intervista a Repubblica Brambilla spiega che ci saranno dei paletti: la quota 100 non potrà essere ottenuta sommando, per esempio, 60 anni di età e 40 di contribuzioni. Di anni occorrerà averne almeno 64. Come inevitabile visto con uno stanziamento previsto di soli 5 miliardi di euro, come aveva spiegato al fattoquotidiano.it  Stefano Patriarca ex consulente di Palazzo Chigi sulla previdenza. 

“Consentire di uscire a 64 anni significa di fatto annullare lo scalone Fornero che ha portato l’età a 67 anni dal 2019″, chiarisce ora Brambilla, che dice di essere stato contattato per un incarico a fianco di Luigi Di Maio al ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico. Domenica la questione era stata sollevata anche dal presidente dell’Inps Tito Boeri: “Se si parla di quota 100, vuol dire che un lavoratore che ha 60 anni di cui 40 di contributi potrà andare in pensione, stiamo creando questa aspettativa. Se invece si vuole porre una condizione anagrafica di 64 anni, questo è diverso, ed è bene essere chiari”, aveva detto Boeri. 

L’Inps aveva calcolato una spesa di 20 miliardi per attuare la ‘vera’ quota 100: “Non si conosce la proposta, ma guai a pensare che con quota 100 risolviamo ogni problema”, risponde Brambilla. “Bisogna puntare sui fondi esuberi o di solidarietà che esistono già per ogni categoria professionale”. Per l’esperto “intervenire in modo chirurgico sulla Fornero si può e in 3-4 mesi. Poi entro un anno il nuovo Testo unico delle pensioni. I costi sono sostenibili“. Brambilla ha poi difeso un altro ragionamento inserito nel programma di governo: “La spesa per pensioni, depurata dall’assistenza, pesa solo l’11% sul Pil, in linea con gli altri paesi europei e sotto il 18,5% comunicato da Istat a Eurostat“. 

Una posizione confutata da uno studio pubblicato prima della formazione del nuovo governo dall’Osservatorio dei Conti Pubblici, diretto dall’ex commissario alla spending review (e per pochi giorni premier incaricato) Carlo Cottarelli, secondo cui la spesa italiana per le pensioni rimarrebbe tra le più alte al mondo anche escludendo quelle sociali e per gli invalidi. 

POPOLO BUE

Comunque è evidente che i “Poteri Forti” hanno fatto la scelta politica  per noi. Il veto su SAVONA (non esattamente un economista furioso, inaffidabile e antieuro) ci ha portato, dopo quasi 3 mesi a un “GOVERNO TECNICO solo apparentemente NEUTRO”.

I milioni di voti dati democraticamente dagli elettori sono stati tramutati in “EURO ZERO”.Così il popolo bue verrà messo in riga con la UE e con i poteri della Commissione UE, in modo tale da tenere buoni i mercati, evviva COTTARELLI…”

Ma, attenzione PENSIONATI:

  1. questo governo predisporrà la LEGGE di BILANCIO e FARÀ 100 NOMINE (in 100 cariche pubbliche)
  2. questo governo DOVRÀ TAGLIARE a destra ed a manca, per sterilizzare l’aumento dell’IVA;
  3. questo governo POTREBBE TAGLIARE le PENSIONI e la spesa pensionistica. Perché ? Lo ha scritto lo stesso Cottarelli, pochi gg fa, ..”la spesa pensionistica italiana è troppo alta…..”. La SOLITA FAKE NEW, contro cui ci battiamo da anni .

L’ultimo studio di Cottarelli: in Italia la spesa per le pensioni tra le più alte al mondo

Una fake new, che soddisfa i Commissari UE……

PENSIONATI, ricordateVi delle scelte fatte in questo frangente quando tornerete a votare, sperando che alla fine ci lasceranno votare.

RicordateVi che:

– abbiamo incombenti sulle spalle i poteri forti europei;

– il nuovo voto sarà per salvaguardare il welfare;

contro una pseudo elite (avete sentito Mughini e Cazzola, con i loro delìri ?!) e contro una oligarchia che vorrà depauperarci dei nostri diritti di pensionati legittimamente acquisiti.

Infine, una domanda banale:

Se i 5S e la Lega/Centro Destra prenderanno dei voti per il 60% dei voti complessivi, cosa succederà? BELLA DOMANDA dalle MOLTE INCOGNITE….

PENSIONATI, attenti al vostro assegno pensionistico…..attenti…..!

Per questo, anche per questo, NOI LEONIDA CONTINUEREMO A BATTERCI IMPUGNANDO OGNI PROVVEDIMENTO CHE CI DANNEGGI!

(Roberto Mencarelli e Stefano Biasioli)

Le pensioni d’oro alla resa dei conti del nuovo governo

Articolo di Lorenzo Stevanato  (Magistrato amministrativo in pensione)

Nel «contratto di governo» siglato da Di Maio e Salvini, compare tra i punti programmatici anche il taglio delle pensioni d’oro che superino la soglia di 5000 euro netti mensili.

Precisamente, si tratta del punto 26 (pag 48 del “contratto”), laddove si esprime l’intento di eliminare “eccessi e privilegi” e, “per una maggiore equità sociale”, di procedere al “taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati”.

La formulazione di una tale inaudita proposta programmatica di governo, oltre a lasciare sconcertati perché si tratterebbe di un’imposta straordinaria sul reddito del tutto incostituzionale, si presenta  ambigua.

Infatti, non è chiaro se:

a) si vuole tagliare solo le pensioni che non sono “giustificate” dai contributi versati, limitatamente alla misura in cui non vi sia corrispondenza tra contributi versati ed importo pensionistico liquidato. Per esempio, una pensione di 10.000 euro, sorretta da contributi che “giustificherebbero” invece un importo di 9000 euro, sarà decurtata di 1000 euro;

b) oppure, si vuol introdurre un taglio lineare per tutte le pensioni superiori a 5000 euro netti mensili, nel presupposto che queste, per definizione,  non sono mai giustificate dai contributi versati e vanno conseguentemente tutte abbassate alla soglia massima di 5000 euro, in una visione pauperistica ed etica del sistema previdenziale.

Nella prima ipotesi interpretativa, qual è il parametro che “giustifica” o non “giustifica” le pensioni sopra soglia 5000, in rapporto ai contributi versati?

Viene da rispondere che il parametro più plausibile è il sistema contributivo introdotto dalla legge 335 del 1995 (cd. “Riforma Dini”) e confermato dalla cd. “Legge Fornero”.

In tale ipotesi, si calcolerà di nuovo l’intero montante contributivo di ciascun “pensionato d’oro” secondo il più recente e meno vantaggioso (rispetto al sistema retributivo) sistema contributivo.

Sennonché, il ricalcolo dipende da una serie di variabili, l’età del pensionamento, la storia lavorativa e la retribuzione percepita nel tempo: dunque, si presenta tecnicamente non facile e produttivo di disparità di trattamento, oltre ad essere in ogni caso lesivo dei diritti quesiti.

La seconda interpretazione, seppure meno aderente al testo letterale che fa riferimento alla “non giustificazione” dei contributi versati, e ancor meno costituzionalmente accettabile, sembrerebbe però più in linea con la proposta del M5S diffusa in campagna elettorale, finalizzata a realizzare un fantasioso ed irrealistico risparmio di spesa di 12 miliardi di euro.

La proposta, come appare evidente, è demagogica, ispirata al populismo più deteriore e ad una visione (cui non importa calpestare i diritti delle persone) etica e pauperistica del sistema previdenziale.

Si tratterebbe a tutti gli effetti di un esproprio, in violazione dei diritti quesiti di alcuni pensionati (e non di altri) i quali ricevono un assegno pensionistico che non è affatto un “privilegio”, ma rappresenta la restituzione assicurativa dei contributi, versati durante una vita di lavoro, sui quali hanno fatto legittimo ed incondizionato affidamento, ritenendo – a torto – di essere cittadini di uno Stato di diritto.

Si deve infatti considerare che la misura dei contributi versati dagli attuali pensionati (d’oro o no) era stabilita durante la loro vita lavorativa dalla legge.

Dunque, le loro pensioni sono sempre, per definizione, giustificate dai contributi versati nella misura stabilita per legge.

Comunque dovesse essere realizzato il taglio, balza poi agli occhi un’evidente e macroscopica disparità di trattamento, nel fissare grossolanamente una soglia, uno spartiacque non graduale.

Né è prevista la restituzione della parte “sterilizzata” del montante individuale di contributi versati durante la vita lavorativa.

Ma forse ci si sta preoccupando di poco, a fronte dello scenario che si prospetta di default dell’intero sistema economico e finanziario italiano.

http://formiche.net/2018/05/pensioni-conti-governo/ 

Governo taroccato?

Siamo abituati a valutare le persone per quello che fanno, non sulla base di un istinto «a pelle» di simpatia o di antipatia.

Non sappiamo quanto Conte abbia taroccato il suo curriculum per accedere ad incarichi pubblici prestigiosi.
Di certo, se Noi avessimo taroccato il nostro, ne avremmo pagato le conseguenze soprattutto nei concorsi pubblici.

Comunque sia, valuteremo il governo gialloverde di Conte sulla base di quello che farà, soprattutto in tema di INPS, di pensioni medio-alte, di sforbiciate economiche nei confronti dei pensionati già massacrati da Letta, Renzi, Gentiloni, negli anni dal 2012 al 2018.

Al proposito, ciò che è scritto nel «contratto»  giallo-verde non ci lascia tranquilli.

“Taglio alle pensioni ricche non coperte da contributi….”.

Cosa significa?

Quali sono le pensioni ricche?

Quelle che la Consulta valuta superiori a 3 volte il minimo INPS?

“Non coperte da contributi…”

…sono tutte quelle retributive o miste…?

Come si taglierebbero?

Ricalcolandole ex-novo?

Sulla base di quali dati, vista la precarietà degli archivi Inps-Inpdap…?

Chi ha scritto questa parte del patto tra Di Maio e Salvini non conosce la questione pensionistica e pensa che l’articolo 38 della Costituzione sia stato abolito.
A costoro consigliamo di documentarsi bene, prima di fare scelte populiste in tema di pensioni.

Infine un pensierino.
Rivolto a tutti coloro che hanno votato Lega e il cui voto, di centro destra, è stato usato per mettere in piedi un governo che non può certamente l’essere definito di centro- destra.

Il loro voto, sì, è stato taroccato da Salvini…
Cui prodest?
( Lenin)

ANCORA UN “NO”: OK AL BLOCCO DELLE RIVALUTAZIONI

Pensionati soli doveri, niente diritti.

a cura di Marco Perelli Ercolini – IN BREVE n. 20-2018

È  infondata la questione di legittimità costituzionale al blocco della rivalutazione delle pensioni per il 2014, con riferimento alla fasce d’importo superiori a sei volte il minimo Inps (euro 2.972,50 euro lordi mensili).

Corte Costituzionale – Ordinanza 96/2918 depositata l’11 maggio 2018.  

Corte_Cost_Ord_96-2018

… il principio da preservare in materia di perequazione delle pensioni è quella del bilanciamento dell’interesse dei pensionati a preservare il potere di acquisto delle pensioni con le esigenze finanziarie e di equilibrio del bilancio dello Stato.

Insomma la ragion di Stato prevale sul diritto soggettivo.