Finalmente ci siamo arrivati.
Dove?
A riesumare, rinvigorendola, la “vecchia DC”. No, non mi riferisco a Tabacci, a Scotti, a Casini e agli allievi di Bisaglia. Mi riferisco a Di Maio, all’ex “capo” dei 5 stelle, a colui che – qualche anno fa – aveva orgogliosamente e trionfalmente annunciato di “aver sconfitto la povertà”
Bisogna ammettere che il soggetto in questione ha saputo costruire la sua immagine e la sua carriera (non solo politica ma anche relativa alla vita personale) con grande abilità e con grande astuzia. Facendo il populista è arrivato al parlamento, come fido scudiero del comico genovese. Conscio della sua modestia culturale ha per anni (2009-2018) mantenuto un basso profilo, imparando il congiuntivo e andando alla scuola di Scotti. Quando si è trattato di guidare un governo, si è messo da lato, scegliendo come capo dei 5 Stelle e del governo un avvocato abbastanza famoso a Roma, ma frenato dalla sua vanagloria e dal suo ego. Mentre Conte consumava piano piano il suo presunto carisma, con drammatiche sceneggiate televisive in tempi di Covid e con decine di DPCM più o meno illegittimi, l’ALTRO se ne stava buono buono, protetto da un ministero che gli consentiva una certa autonomia, pur se zoppicante in inglese….
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