di Stefano Biasioli, 31 maggio 2022
Ci voleva il COVID per far capire anche agli italiani più sprovveduti che il mito della Sanità italiana pubblica “universale, efficiente, efficace e a basso costo” era un mito fasullo, quanto meno dagli anni 2010 in poi.
Nella realtà – e nei documenti dei sanitari e degli analisti più attenti – dal 1996 in poi le cose sanitarie sono sempre peggiorate, lentamente ma inesorabilmente.
Dal 1996, ossia dal “fasullo teorema bocconiano” che sosteneva che la sanità pubblica doveva essere retta da prevalenti concetti economici, quali il budget delle unità operative e delle strutture ospedaliere (le “aziende sanitarie” o ASL), quali la dirigenza diffusa (medica o infermieristica) con abolizione delle carriere ospedaliere (assistente, aiuto, primario), con obbligo di contenimento dei costi ospedalieri, arbitrariamente considerati (dai bocconiani) come eccessivi. Per non citare i DRG, su cui chi scrive questo articolo ha scritto decine di articoli e pubblicato alcuni libri, dimostrandone l’assurdità.
Dai contratti (CCNL) ospedalieri del 1998 in poi l’ennesima squalificazione economica per i medici ospedalieri e per il personale sanitario ospedaliero, tutto. Contratti in ritardo, finanziamenti inferiori alle necessità (tecnologiche e di personale) insufficienti, progressiva contrazione dei letti ospedalieri, assoluta inadeguatezza delle strutture per gli acuti (pronto soccorso, rianimazioni, infettivi, nefrologia-dialisi, trapianti, neurochirurgie, cardiologie interventistiche, su tutti).
IlCrollodellaSanitàItaliana_Biasioli_31.5.22
più articolo pubblicato su StartMag.it il 4 giugno 2022