18/01/2022
La vera novità della riunione dell’Eurogruppo è che il welfare, non solo pensioni ma anche il così detto “reddito di cittadinanza”, potranno entrare nel “grande negoziato”. L’analisi di Giuseppe Pennisi
La riunione (in presenza) dell’Eurogruppo (i 19 ministri dell’Economia e delle Finanze degli Stati che fanno parte dell’unione monetaria europea) potrà essere ricordata come particolarmente importante perché segna l’inizio di quelli che possono essere chiamati, con un arcaismo, i “prolegomeni” del negoziato per rivedere (o mantenere come redatte e stipulate circa trent’anni fa) le regole per il funzionamento e la vigilanza delle politiche di finanza pubblica per il funzionamento dell’eurozona.
Si tratta di “prolegomeni” e non di inizio di trattativa per varie ragioni. In primo luogo, come già scritto su questa testata (che ne ha delineato i profili), quattro dei 19 ministri (quelli di Germania, Olanda, Austria e Lussemburgo) sono esordienti; quindi, è quasi d’obbligo che questi quattro volessero annusare il clima e che i loro colleghi volessero, invece, conoscerli al fine di avere un’idea delle loro posizioni quando si tratterà di negoziare. In secondo luogo, sul tavolo ci sono temi e problemi più pressanti: quali politiche economiche e finanziarie di fronte alla nuova ondata dell’infezione e la ripresa di un’inflazione che molti di loro non considerano tanto “temporanea”. Si è, dunque, in una fase preliminare ed interlocutoria per predisporre un negoziato che dovrebbe iniziare verso giugno: allora, si tratterà di se e come modificare la regole del Trattato di Maastricht (e degli accordi ad esso successivi, primo tra tutti il Patto di Crescita e di Stabilità) per ora “sospese” a ragione della pandemia…
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