FORMICHE Economia – Di Giuseppe Pennisi, 05/01/2022
Negli anni Novanta, venne in gran parte risolto il problema del debito europeo. E allora, se il cavallo da corsa è stato già inventato, perché cercare di inventarle un altro? Il commento di Giuseppe Pennisi
Sul Corriere della Sera del 4 gennaio è stata presentata come “una proposta franco-italiana” sul debito da Covid un lavoro apparso sul sito dell’Università di Chicago e firmato da economisti che, in questo periodo, collaborano con il presidente francese Emmanuel Macron e con il premier Mario Draghi.
Il 4 gennaio sono stato letteralmente inondato da mail con commenti di economisti grandi e piccoli. Pensando che l’originale è sempre meglio della copia (anche se riassunta da un bravo giornalista), sono andato sul sito dell’università di Chicago e sul quello del mio abbonamento al Social Science Research Network ed ho letto l’integrale del paper.
Tralasciando alcuni aspetti tecnici (che soffrono dall’essere eccessivamente macchinosi e “con troppe parti in commedia”), il lavoro propone un’Agenzia Europea per il debito da Covid (che potrebbe nascere dal Meccanismo europeo di stabilità o rimpiazzarlo) ed essenzialmente sarebbe “un magazzino” a basso costo del debito degli Stati acquistato, in base a vari programmi, dalla Banca centrale europea (Bce) per alleggerire le finanze pubbliche durante il Covid.
Non è chiaro se tale debito verrebbe “parcheggiato a oltranza” nel “magazzino” o rivenduto (a chi? Dato che gran parte del mondo è alle prese con lo stesso problema) tramite il mercato secondario. Cosi come presentata, la proposta inciampa su tre difetti di fondo: …
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