Il parere di Franco Abruzzo sulla Sentenza nr.12/2018 della Corte Costituzionale (30.01.18)
LA CORTE COSTITUZIONALE ADESSO SMENTISCE LA SUA SENTENZA SUL BLOCCO DELLA PEREQUAZIONE
Pochi giorni fa, con la sentenza n. 12 del 30 gennaio 2018 (si veda nella Sezione “Documenti” di questo sito in data 22.02.18).
la Corte Costituzionale è di nuovo tornata sui suoi passi, questa volta dichiarando INCOSTITUZIONALE una legge retroattiva di interpretazione autentica che voleva far vincere all’INPS una causa che aveva già perso. La Corte questa volta ha detto che, secondo la Corte di Strasburgo, questo viola l’art. 6 della CEDU. Ma perché questa volta la Corte ha dato torto all’INPS? Perché stavolta costava poco. Infatti, si legge in questa sentenza che “È però da rilevare che i costi del contenzioso […], pari a circa 45 milioni di euro […] non risultano tali da incidere in modo significativo sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sugli equilibri della finanza pubblica”. CAPITO? Se da un lato questa vittoria è motivo di soddisfazione, resta la rabbia per questi ondeggiamenti della Corte che nulla hanno a che fare con il diritto, ma solo con la ragion di stato. Confidiamo a maggior ragione nella Corte di Strasburgo.
Il Governo può annullare con una legge una sentenza della Corte Costituzionale già emessa?
Nella divisione fra i poteri dello Stato spetta solo ai Giudici emanare le sentenze ed il Governo può interferire su di esse?
PENSIONI e MANCATA PEREQUAZIONE 2012/2013.
Depositata la sconcertante ed iniqua sentenza 250/2017 con la quale la Corte costituzionale spiega perché il “bonus Poletti” è bello: il legislatore ha destinato “le limitate risorse finanziarie disponibili in via prioritaria alle categorie di pensionati con i trattamenti pensionistici più bassi”, “limitando il blocco a quelli medio-alti (che hanno margini di resistenza maggiori contro gli effetti dell’inflazione)”. Dalla Consulta parte un messaggio devastante verso i giovani e l’intera comunità nazionale: è meglio non impegnarsi, tanto chi ha studiato, fatto carriera e assunto responsabilità ora e sempre da anziano viene e verrà punito. Tra i pensionati poveri, che incassano la rivalutazione dell’assegno, ci sono anche quelli che hanno lavorato poco, magari in nero, o che hanno evaso le tasse e i contributi all’Inps. La Consulta sorvola: i “ricchi” devono piangere in nome della “ragionevolezza” (una parola magica che giustifica tutto e il contrario di tutto).
PUBBLICHIAMO (IN ALLEGATO) IL TESTO INTEGRALE DELLA SENTENZA perché i cittadini capiscano che lo Stato di diritto in Italia va verso il tracollo, cedendo il passo alla ragion di Stato (l’articolo 81 Cost., con il pareggio di bilancio imposto dalla Ue, prevale sui diritti fondamentali delle persone).
TESTO IN https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=24121
La Legge Fornero (che aveva congelato l’aggiornamento delle pensioni negli anni 2012 e 2013), era stata dichiarata incostituzionale con la sentenza n. 70/15 della Corte, che aveva affermato che ai pensionati spettava la perequazione automatica). Subito dopo però il Governo aveva bloccato l’efficacia della sentenza emanando il Decreto Legge n. 65 del 2015, che aveva escluso in tutto od in parte gli aumenti già riconosciuti dalla Corte Costituzionale.
Numerosi Giudici avevano però affermato che il governo Renzi non poteva interferire sulla sentenza della Corte Costituzionale n. 70 del 2015, che aveva dichiarato illegittima la Legge Fornero.
Senonché la Corte Costituzionale (sent. 250 del 2017), ha purtroppo convalidato l’operato del Governo, giustificandosi con la situazione dei conti pubblici italiani.