di Stefano Biasioli – 22 settembre 2020
Per mia fortuna, non ho fatto il politico ne’ ho vissuto di politica. Ho fatto e faccio il medico, con tante gratificazioni (anche morali), anche in questi tempi bui. Ho fatto il sindacalista medico autonomo, a livello regionale e nazionale – per circa 30 anni, con poche soddisfazioni, più che altro personali. Sono stato segretario nazionale di una confederazione autonoma, con qualche riscontro positivo. Ora sono consigliere CNEL, la quarta istituzione dello stato italiano, quella che viene considerata il “cimitero degli elefanti”. Anche se, oggi, il CNEL è molto più vivo e propositivo di 10 anni fa.
Questa premessa mi porta al succo dell’articolo. Dai numeri e dalla sostanza di questo passaggio elettorale emergono poche certezze:
– ha vinto il SI, perché il sentimento anticasta ha prevalso sulla realtà delle cose (pochi risparmi dai tagli, molta incertezza sulle future regole elettorali; minor “peso” dei territori);
– hanno vinto i governatori uscenti, che hanno dimostrato di gestire bene il bubbone COVID;
– ha stravinto Luca Zaia, che si è impegnato allo spasimo, in prima persona, con una scelta difficilissima iniziale (blindare Vo’ Euganeo) e con conferenze quotidiane, in cui ha concretamente raccontato i fatti e i misfatti della pandemia, in Veneto. Molti fatti concreti e pochi errori. Oggi lo possiamo dire, a distanza di 8 mesi dall’inizio “ reale” della virosi in Italia;
– ha vinto la Meloni, conquistando le Marche.
Allora chi ha perso ?
Innanzitutto Matteo Salvini che, per l’ennesima volta, ha sbagliato strategia, tempi-modi-toni.
Ha sbagliato strategia, come quando ha messo in piedi il governo giallo-verde. Come quando non ha ottimizzato, subito, il risultato irripetibile delle europee. Come quando ha chiesto per se’ “pieni poteri”. Come quando ha rotto in ritardo con i 5 stelle, nella convinzione che Mattarella gli desse una mano. In questi mesi ha continuato a parlare di “spallata al governo”, di vittoria 5-1; 4-2. E ha portato a casa un pareggio, 3-3, per merito di Zaia, di Toti e della Meloni. Perdendo, ancora una volta, in Puglia, Campania e Toscana.
Risultato ? Ha rafforzato questo governo malaticcio, che – adesso- resisterà fino al 2023 e potrà nominare il nuovo Presidente della Repubblica. Un Mattarella bis o un altro sinistrorso qualunque.
Salvini ha dei grossi limiti. Non è uno stratega ma un Don Chisciotte, che lotta – fuori tempo – contro i mulini a vento, che hanno ancora il vento favorevole.
Troppi errori, che non gli hanno insegnato nulla. E, per sua fortuna, Luca Zaia non vuole avere un ruolo nazionale. Ma, nei fatti, la lega di Zaia è ben diversa da quella di Salvini. Nei fatti, la concretezza di Zaia è ben diversa dalla fantapolitica di Salvini. Che , se non cambierà, affosserà la “sua” Lega, durante i prossimi, lunghissimi, 30 mesi prima delle nuove elezioni politiche.