La Gazzetta del Mezzogiorno, pag. 16 – 15.11.2017
LETTERE ALLA GAZZETTA
Pensionandi contro pensionati una curiosa lotta per la vita
Come noto la L. 102/2009 stabilisce che i requisiti di età anagrafica per andare in pensione siano adeguati all’incremento della speranza di vita accertato dall’ISTAT, con riferimento al quinquennio precedente.
In questi giorni si è acceso il dibattito in ordine al contenuto del decreto direttoriale del Ministero dell’economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da adottarsi entro il 31 dicembre 2017, con cui deve essere aggiornato il predetto requisito anagrafico.
Sulla base dei numeri forniti dall’ISTAT, che certifica un’aumentata aspettativa di vita nel 2016, la nuova soglia di età, dal 2009, salirebbe a 67 anni (ora è di 66,7 anni).
La pressoché esclusiva preoccupazione dei sindacati è stata quella delle conseguenze per il mercato del lavoro, caratterizzato, purtroppo, da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50.
Questo tema è stato abilmente aggirato dall’ex Ministro Fornero che, in una recente intervista, l’ha considerato un falso problema che muoverebbe dal presupposto – errato, secondo lei – che ci sia una quantità fissa di posti di lavoro. Evidentemente l’ex Ministro non crede allo slogan “lavorare meno, lavorare tutti”.
Invece, un altro tema che – a mio avviso – non ha avuto particolare risalto sui media è il punto di vista dei pensionati e dei pensionandi.
La maggiore speranza di vita porta paradossalmente a trovarci di fronte, quasi in una lotta virtuale di sopravvivenza, due categorie di lavoratori: da una parte i pensionati e dall’altra i pensionandi.
Infatti, i primi aspireranno ovviamente, dopo i tanti anni di lavoro, a godere serenamente la loro vita sperando così che il giorno del… giudizio accada il più tardi possibile; e, tuttavia, questo indurrà l’ISTAT a portare sempre più in là – per via dell’adeguamento di vita – il termine del pensionamento.
Per contro, invece, i lavoratori ancora in servizio si augureranno che la vita media non si allunghi, talché essi possano essere collocati in pensione il prima possibile.
In realtà, però, anch’essi desiderano vivere più a lungo… con la pensione già acquisita anche se le due cose, almeno al momento, appaiano inconciliabili; il cane si morde la coda!
Questa situazione psicologica contrastante, quasi un conflitto di interessi, appare incredibile e paradossale ma purtroppo verosimilmente veritiera. Senza dimenticare che, se è vero che la realizzazione di se stessi, come cittadini, si ha attraverso il lavoro (art. 1 Cost.) è anche vero che passare dal “lavorare per vivere” al “vivere per lavorare” finirebbe per rappresentare un ostacolo al pieno sviluppo della persona umana (art. 3 Cost.)
Che dire allora: che vivano tutti, pensionati e pensionandi, guardando ai prossimi anni con la massima serenità sperando quanto meno che il maggior periodo lavorativo cui saranno sottoposte le generazioni attuali e future possa portare loro benefici per loro oltre che per la nazione intera sì da non rimpiangere i sacrifici fatti per giungere alla tanto agognata pensione: insomma, che possano vivere tutti felici e contenti!
Giovanni Lopez – Bari