Ci sono Paesi, come il Portogallo, dove chi trasferisce la residenza viene esentato da qualunque imposta sulla pensione per 10 anni.
Queste agevolazioni fiscali, studiate per incentivare l’accoglienza di nuovi residenti affinché rechino un aumento della domanda interna, a beneficio dell’economia del Paese, sono possibili in virtù d quanto prevedono le convenzioni bilaterali contro le doppie imposizioni, in vigore tra gli Stati.
Queste convenzioni seguono lo schema-tipo dell’OCSE che, all’art. 18, prevede che la tassazione sulla pensione avvenga da parte dello Stato di residenza (dove il pensionato ha o trasferisce la residenza) e non di quello che eroga la pensione.
C’è un’eccezione: resta salvo il caso dei pensionati “pubblici”, cioè delle pensioni pagate da pubbliche amministrazioni, nel qual caso la tassazione avviene, in ogni caso, da parte dello Stato che eroga la pensione.
Circa questo discrimine, il commentario Ocse al modello-tipo spiega che si tratta di una previsione risalente e condivisa, parte integrante del diritto internazionale pattizio, che ha come ratio quella della “cortesia internazionali” tra gli Stati… insomma ogni Stato mantiene il diritto di tassare i propri funzionari pubblici.
Ciò spiega il diverso trattamento fiscalmente riservato ai pensionati “INPS privati” ed ai pensionati “ex INPDAP” (come, ad esempio, gli ex insegnanti) che decidano di trasferire la residenza all’estero.
Se questi ultimi non assumono anche la cittadinanza estera, non hanno convenienza, dal punto fiscale, a trasferire la residenza in Portogallo, oppure alle isole Canarie o in qualche altro “paradiso fiscale”.
Eccezione all’eccezione, peraltro, è costituita dalla Tunisia, in quanto la convenzione bilaterale tra lo Stato italiano e quello tunisino non prevede questo discrimine.
Evidente è la ragione che spinge i nostri concittadini pensionati a far le valigie.
Su di essi grava un’IRPEF del 23% nel caso in cui il reddito medio annuo lordo superi gli 8.174 euro, che salgono al 27%, poi al 38%, poi al 41% ed infine al 43%, secondo scaglioni di reddito crescenti.
E poi ci sono le imposte indirette, le tasse comunali, i ticket sanitari, etc.
Si spiega, allora, il fenomeno dell’esodo verso l’estero da parte dei numerosi pensionati italiani titolari di trattamenti modesti, verso paesi come Portogallo, Spagna, Tunisia, Bulgaria e Romania, tanto per citarne alcuni, dove pur con pensioni di circa 1000 euro – a differenza che qui – si riesce a vivere dignitosamente, perché la tassazione è inferiore (salvo il caso, come si è detto, dei pensionati pubblici, con l’eccezione della Tunisia) e naturalmente perché il costo della vita è anch’esso inferiore.