…lettera aperta…
In questi giorni il Consiglio di Stato, con apprezzata tempestività, ha fornito alla Presidente del Senato Elisabetta Casellati il richiesto parere circa la riforma dei cosiddetti vitalizi spettanti ai parlamentari cessati dal mandato.
E’ da constatare, innanzitutto, la coraggiosa coerenza della Presidenza del Senato che, di fronte alla richiesta di applicare una “giustizia sommaria” contro gli ex-parlamentari, ha saputo e voluto affrontare l’argomento nel rispetto delle leggi in vigore (siamo cioè arrivati al punto che bisogna avere coraggio per dire la verità e agire rispettando le regole). Oggi, infatti, si è orgogliosi di essere ignoranti, perchè non solo non si sa (normale e logico per i nuovi arrivati), ma si desidera non sapere (l’arroganza ha sostituito la ricerca del sapere, la voglia di conoscere, l’umiltà dei capaci) per timore di legarsi al passato e soprattutto poter risolvere (?) i problemi con assoluta discrezionalità e senza vincoli.
Il Consiglio di Stato ha chiarito, risolvendo alcuni dubbi interpretativi, che i “vitalizi” si possono, nel rispetto di alcune regole e principi, tagliare e ridurre e che gli Organi interni di Camera e Senato possono decidere sull’argomento (non è indispensabile, cioè, una legge).
Il Consiglio di Stato, però, ha detto anche molte altre cose. In particolare che: -le decisioni degli Organi interni del Parlamento sono equiparabili a leggi ordinarie e quindi sottoposte al giudizio di legittimità della Corte Costituzionale (ultimo baluardo ad ogni tipo di abuso o arbitrio); -i tagli devono essere temporanei, collegabili a situazioni dimostrabili di contingenza e eccezionalità, basati su criteri di ragionevolezza e proporzionalità, non arbitrari o variamente discrezionali ( non, cioè, “punitivi” per un servizio svolto). I “vitalizi” (quelli vecchi, perché dal 2012 sono stati aboliti) si possono, perciò, ridurre bilanciando sia il rispetto delle regole in vigore al momento della loro maturazione sia ogni altro rilevante principio costituzionale (solidarietà, equità, ecc.). Il Consiglio di Stato, quindi, da una parte ha dato il “via libera” ai tagli, fissando principi e paletti da rispettare, dall’altra ha reso evidente l’arbitrarietà della decisione già presa dalla Camera.
Ma questo non è tutto, perché se passasse il principio (finora mai applicato) che si possono ricalcolare col sistema contributivo (sulla base, cioè, dei contributi effettivamente versati) le pensioni già in erogazione (calcolate come percentuale degli ultimi stipendi percepiti) nessuno degli attuali pensionati potrebbe essere tranquillo. Dopo le prime ore di grande allegria per i tagli dei “vitalizi” dei parlamentari, infatti, tutte le pensioni in erogazione sarebbero modificabili, perché sono tutte “vitalizi”(calcolate, cioè, sulla base degli ultimi stipendi percepiti). I dipendenti pubblici (infermieri e insegnanti in particolare) andati in pensione dopo 19 anni di contributi e percependo subito la pensione, gli artigiani, i commercianti, i coltivatori diretti, i dipendenti privati non godono certamente della pensione sulla base dei contributi versati. Risulta che per pareggiare entrate e uscite (contributi e pensioni) servirebbe come aliquota contributiva: il 36% per i dipendenti privati, il 60% per i pubblici, il 33% per gli artigiani, il 21% per i commercianti, l’80% per gli agricoltori, il 10% per i professionisti. Rischiamo, perciò, per prendersi una bella soddisfazione (fare, cioè, un dispetto agli ex parlamentari), farsi molto male. Senza contare, infine, che in futuro il parlamentare lo potrà fare o il disoccupato (non ha niente da perdere, ma tutto da guadagnare) o chi se lo potrà permettere per propri e rilevanti redditi o patrimoni (un’altra categoria sarà quella che in vari modi dovrà arrangiarsi, pensando anche al proprio futuro). Proprio come prevedeva lo Statuto Albertino del 1848 che fissava gratuito il mandato parlamentare , a completamento del fatto che votava solo chi aveva un certo reddito (il 2% della popolazione). Se è questo che si desidera, saremo accontentati, ritornando a prima del 1911. Quell’anno, infatti, permettendo a tutti di votare ed essere eletti furono previste le indennità anche differite (i “famigerati” vitalizi).
Vogliamo o no, finalmente, accorgersi che è in corso un feroce attacco alla politica, anche a quella Buona, che tutela i più deboli, la qualità dei servizi pubblici, contro abusi e soprusi. Quando saremo consapevoli, sarà, però, forse troppo tardi.
Luciano Falcier ex parlamentare